Dotan e il nuovo album: «Con “Satellites” ho imparato a perdonarmi»
Dopo il successo dei singoli Numb e Mercy, Dotan tornerà in Italia a ottobre e scherza sul fatto che non si lamenterà mai più dei tour lunghi
Perdonare sé stessi è probabilmente una delle cose più difficili da fare nella vita. Tutti, nessuno escluso, ci ritroviamo a dover combattere con i demoni del passato e del presente e dobbiamo, in qualche modo, provare a superarli. È quello che ha fatto Dotan attraverso il suo nuovo album, Satellites, pubblicato venerdì 28 maggio.
Il nuovo album di Dotan esce a 7 anni dal suo ultimo progetto, 7 Layers, e contiene 10 tracce, tra cui singoli già pubblicati, come Numb e Mercy, che hanno già ottenuto un grande successo anche nel nostro Paese.
Il cantante olandese, di origini israeliane, tra l’altro sarà in Italia il prossimo 29 ottobre, per il suo primo concerto come headliner nel nostro Paese ai Magazzini Generali di Milano. Abbiamo incontrato Dotan su Zoom per farci raccontare qualcosa di più su Satellites, sul significato di alcuni brani e sulla sua passione per un noto artista con cui crediamo abbia molto in comune.
Satellites è il tuo nuovo album e dalla copertina si percepisce subito che hai un forte legame con il cielo.
Parla proprio di connessioni, noi esseri umani siamo piccoli satelliti che attraversano il mondo cercando di connettersi tra loro. Ho sempre ritenuto il cielo un qualcosa di magico, lo osservo e lo sogno la notte. Mentre stavo scrivendo questo disco ho fatto riemergere molte ferite e molto dolore. Numb, ad esempio, parla di un momento davvero difficile per me. Ho condiviso la mia musica e ho trovato un bel riscontro da parte delle persone e mi sono reso conto che, alla fine, siamo tutti uguali.
Hai citato Numb, un brano che come hai detto hai scritto dopo un periodo veramente molto complicato della tua vita.
È stata la prima canzone che ho scritto per l’album. Mi sentivo molto intorpidito, stavo affrontando un momento difficile e sentivo di essere totalmente disconnesso dalle mie emozioni. A pensarci adesso mi sembra di aver passato un periodo di grande depressione in cui non sentivo assolutamente niente. La musica, però, è sempre stata la mia terapia e scrivere questo brano mi ha aiutato a rimettere tutto al posto giusto. Ho ricominciato a sentire qualcosa e soprattutto ho visto che le persone si riconoscevano in quello che raccontavo.
Dotan: «La mia musica ha viaggiato tantissimo, sono convinto che il concerto in Italia sarà il mio show preferito»
La musica è davvero una terapia per te e lo è stata soprattutto durante il lockdown. Come hai passato quel periodo?
L’anno scorso è stato davvero complicato, ma allo stesso tempo la mia musica è arrivata a persone di tutto il mondo, ha viaggiato tantissimo. Ho iniziato ad avere anche un bel seguito in Italia, dove ho sempre voluto fare un tour. Il mio primo concerto nel vostro Paese è stato nel 2017, a Roma, e c’erano circa 80 persone. Io amo stare sul palco, incontrare le persone e viaggiare, e non poterlo fare è stato frustrante. In passato, quando ero in tour, a volte mi dicevo: “come sono stanco”, mi sentivo affaticato da tutti i viaggi. Ma non mi lamenterò mai più della vita in tour (ride, ndr). Mi sono davvero reso conto di quanto tutto questo sia speciale.
A proposito di tour, sarai in Italia ad ottobre. Immagino tu sia molto felice di tornare qui e di ricominciare ad esibirti dal vivo. Tra l’altro, penso tu sappia che l’Italia ha vinto di nuovo l’Eurovision dopo 30 anni.
Sì, è una cosa incredibile, quest’anno tifavo per voi, devo dire che mi sento un po’ italiano (ride, ndr). Sono stato felice per la vostra vittoria e non vedo l’ora di venire in Italia, sarà il mio primo vero e proprio concerto da headliner, con la mia band. Credo che questa volta ci sia molta aspettativa, perché a differenza di due anni fa le persone oggi conoscono le mie canzoni. Sono abbastanza sicuro quando dico che questo sarà il mio show preferito.
Mercy è l’ultimo singolo estratto da Satellites, un brano molto malinconico. So che l’hai scritto durante il lockdown.
L’anno scorso durante abbiamo avuto tutti tantissimo tempo per riflettere sulla nostra vita, in particolari sui rimpianti e sulle cose che avremmo potuto fare diversamente, sugli errori che abbiamo fatto. Sentivo di portare in spalla un bagaglio molto pesante e avevo bisogno di liberarmene. Così, ho imparato a perdonarmi scrivendo questo brano. Tutto questo mi ha permesso di imparare dai miei errori e di dirmi “Ok, è tutto a posto, puoi andare avanti e lasciarti indietro certe cose”.
Un messaggio di speranza per tutti e la passione per Bon Iver
C’è un altro brano, There Will Be a Way, che sembra profondamente connesso con questo periodo. Tu pensi di aver trovato la tua strada?
Sì, anche se non mi aspettavo che ci sarebbe voluto così tanto. Mi sono spesso trovato a chiedermi cosa stessi facendo e dove sarei andato. Non riuscivo a motivarmi, ma allo stesso tempo volevo vedere la luce in fondo al tunnel. Ho scritto questo brano per dare un messaggio di speranza agli altri, ma anche a me stesso. L’unico modo per uscire da momento difficile è attraversarlo, senza scappare. Ho ricevuto tanti messaggi che mi hanno fatto capire che il senso del brano è arrivato. È quello che ho sempre sperato per la mia musica, che gli altri riuscissero a immedesimarsi nelle mie parole.
Ho letto che sei un grande fan di Bon Iver. Penso che abbiate una sensibilità artistica affine.
Penso che lui sia un genio e sarebbe un sogno poter lavorare insieme. È riuscito a creare un mondo magico ed è quello che vorrei fare anch’io con la mia musica. Vorrei che per gli altri Satellites fosse un modo per evadere, anche solo per un’ora, dalla vita che è tutto, tranne che facile. Questa cosa l’ho imparato proprio da lui.