“Falling or Flying”, il manuale di Jorja Smith per i salti nel vuoto: l’intervista
Esce il 29 settembre il secondo album full-length della talentuosa artista britannica, che si è divertita come una matta a giocare con ritmi e sound quanto mai variegati
Al netto di singoli ed EP, sono passati ben cinque anni dall’album d’esordio di una delle nuove voci più eleganti del soul made in UK. Adesso finalmente Jorja Smith torna con il suo secondo lavoro full-length, il nuovo album Falling or Flying.
Il disco (disponibile via FAMM da venerdì 29 settembre) è un progetto multiforme e cangiante, in cui la talentuosa artista – complice il tocco del duo di produzione DAMEDAME* – si discosta dalle pose essenzialmente R&B dell’album d’esordio Lost & Found in favore di un’apertura di stili e soluzioni ritmico-armoniche mai scontate.
Ora timida ora esuberante, ma sempre con un sorriso contagioso, in questa intervista Jorja Smith ci ha raccontato il suo nuovo album Falling or Flying con quel suo accento cockney che è tanto ostico quanto irresistibile.
Ascolta Falling or Flying
L’intervista a Jorja Smith sul nuovo album
Sono passati cinque anni dalla pubblicazione del tuo album d’esordio Lost & Found. Nel frattempo sono cambiate molte cose: il mondo è un posto diverso, e immagino che tu sia una persona diversa. Cosa provi all’idea della pubblicazione di questo disco? Ansia, entusiasmo?
Sono davvero eccitata dall’uscita dell’album. Non vedo l’ora che la gente lo possa ascoltare e scegliere la propria canzone preferita. Così come non vedo l’ora di portare dal vivo in tour le nuove canzoni per capire come vanno “nel mondo reale”.
Dal punto di vista sonoro, trovo Falling or Flying un album più variegato rispetto a Lost & Found, che aveva un più uniforme sound soul/R&B. Da dove proviene tutta questa varietà?
Senz’altro sono diventata più matura. Gran parte di quest’album ha a che fare con le implicazioni del diventare donna, laddove invece Lost & Found conteneva perlopiù canzoni che avevo scritto fra i 16 e i 18 anni, più un paio scritte quando ne avevo 20.
Ora di anni ne ho 26, e ho lavorato su quest’album per gli ultimi due. Ho avuto modo di lavorarci con amiche mie, le DAMEDAME*, che hanno prodotto la maggior parte del disco. Sono in due e sono incredibili, hanno un mondo musicale tutto loro.
Così insieme abbiamo creato un mondo per quest’album. Non abbiamo pensato troppo, abbiamo solo suonato, improvvisato, chiacchierato, mangiato insieme… Tutto è venuto da sé così, in modo spontaneo.
In che modo l’album riflette queste due fasi diverse della tua vita?
Lost & Found era l’album di una giovane ragazza. Falling or Flying è quello di una giovane donna.
Di recente hai deciso di lasciare Londra e per tornare a vivere nella tua cittadina d’origine, Walsall. Cosa ti ha spinto a questa scelta?
È una decisione che avevo già preso da molto tempo. Buffo, perché la maggior parte dei miei amici si sono trasferiti a Londra. La mia carriera musicale ha fatto andare la mia vita così veloce… Prima della pandemia ho imparato a guidare, così cominciai a tornare più spesso a Walsall. Mi mancava tanto casa mia.
Qui mi sento davvero me stessa e riesco a bilanciare meglio il mio lavoro, perché riesco ad avere una vita normale. Adoro questo posto.
Greatest Gift è una sorta di lettera che dedichi a te stessa più giovane. Che insicurezze avevi allora?
È una lettera alla me stessa di allora e di oggi nel senso che sono davvero orgogliosa della strada che ho fatto. Mi dico che non avrei mai dovuto dubitare di me stessa.
In un’intervista hai detto di essere “la tua più critica più severa”. In che modo questa attitudine condiziona il modo in cui fai musica?
Dipende dal mio umore. Se sono di buon umore, la critica che è in me non viene fuori. Quando dubito di me stessa inizio a pensare che tutto ciò che sto facendo faccia schifo. Diciamo che sono una perfezionista quando si tratta di fare musica. Preferirei non esserlo!
Svisceri sempre molto le tue emozioni, sia nelle interviste che nelle tue canzoni. Il fatto di mettere a nudo la tua vulnerabilità in qualche modo ti fa sentire più sicura di te?
Penso di sì. Perché una volta che ho scritto, ho buttato fuori qualcosa, mi dico: “Beh, così ha senso. Ecco perché mi sento così”. Quindi sì, in questo senso penso che questo mi dia più sicurezza in me stessa. O perlomeno mi aiuta a capire meglio ciò che sto attraversando.
Se immagini i prossimi cinque, dieci, vent’anni della sua carriera musicale, a quali persone guardi come modelli?
Penso a donne come Alicia Keys, Rihanna, Adele. Tutto ciò che hanno fatto è incredibile. Ma vedremo!