Pop

La poetessa con la chitarra: intervista a Suzanne Vega

Con due suoi brani, “Tom’s Diner” e “Luka”, ha segnato gli anni ’80. Costantemente in tour, Suzanne Vega si esibirà in Italia a luglio. La prima data la vedrà protagonista a Milano, poi Cagliari e Corigliano d’Otranto

Autore Francesca Binfarè
  • Il5 Luglio 2018
La poetessa con la chitarra: intervista a Suzanne Vega

Suzanne Vega

Donna volitiva, antidiva, cantautrice dalle venature pop-folk con la capacità di cambiare strada e innovare, intellettuale eclettica dalla spiccata sensibilità poetica: Suzanne Vega è un’icona della musica. Basta pensare a due suoi brani che hanno segnato gli anni ’80, Tom’s Diner e Luka. Costantemente in tour, Suzanne Vega si esibirà in Italia a luglio. La prima data la vedrà protagonista a Milano per la rassegna Freak & Chic at Auditorium (altri suoi concerti sono in calendario il 12 luglio al Waves Festival di Cagliari e il 14 luglio al Sud Est Indipendente Festival presso il Castello di Corigliano d’Otranto).



Suzanne, non si contano i concerti che hai tenuto nel nostro paese.

Sono più di quanti possa ricordare. Ci ho suonato la prima volta nel 1983 o nel 1984, quando addirittura non avevo ancora firmato il mio primo contratto discografico, e da allora sono sempre tornata. Sono trentacinque anni che non manco dai vostri palchi perché per me è una grande gioia esserci.

Il rapporto con il pubblico italiano come lo gestisci?

Restituisco la passione che ricevo – e da voi ne ricevo moltissima. Cerco di comunicare il più possibile con il pubblico, di creare empatia. In Italia è tutto agevolato dal fatto che alcuni miei libri sono stati tradotti nella vostra lingua (Suzanne Vega è anche scrittrice, ndr).

Che tipo di concerto vedremo all’Auditorium di Milano?

Saremo io e la mia chitarra, e ci sarà anche Gerry Leonard con la sua chitarra (musicista e produttore noto soprattutto per la collaborazione con David Bowie, che da tempo lavora con Suzanne Vega, ndr). Gerry è anche il mio direttore musicale, oltre a essere un grande musicista. Proporremo le canzoni che il pubblico ama e che vorrà sentire, e sarà così in tutte le date che faremo in Italia.

Quindi la scaletta cambierà in ogni live?

Potrebbe cambiare, dipende da quali canzoni ci verranno chieste e se mi ricorderò come si suonano (ride, ndr). Questa cosa di seguire le indicazioni del pubblico la facciamo abitualmente, anche se teniamo fissa una serie di brani che non mancano mai, compresi Luka e Tom’s Diner.

Che rapporto hai con queste due canzoni? Odio o amore?

Odio o amore? (ride, ndr) Le amo. Le canto in ogni show perché le sento dentro. Luka in particolare è molto importante per tante persone e anche per me, come lo era quando l’ho scritta (la canzone parla di un bambino vittima di violenza domestica, ndr). Ci tengo anche a cantare Tom’s Diner perché rappresenta un momento di gioia, la gente balla, siamo tutti felici. Gerry ne ha curato la produzione e ci divertiamo moltissimo a suonarla.

C’è una canzone che non ci aspettiamo ma che ti piace molto fare dal vivo?

La prima che mi viene in mente è Caramel. Ha una sorta di sensualità nelle sonorità che adoro. Ma ci sono diverse canzoni che mi piace moltissimo cantare, anche cose scatenate ed energiche. Confesso che con Gerry sul palco ci divertiamo un sacco.



Se potessi cambiare qualcosa del tuo passato artistico, cosa modificheresti?

Forse il mio terzo disco (Days of Open Hand, ndr). Sì, se potessi tornare indietro credo che cambierei la scelta che feci all’epoca. Avevo l’opportunità di avere come produttore Brian Eno, ma a quell’offerta ho risposto che l’album lo avrei prodotto io con il mio fidanzato. Peccato, il mio momento con Eno ormai è andato.

Puoi sempre cercarlo adesso.

No, l’attimo era quello e non l’ho colto: oggi le condizioni sono diverse da allora.

A parte questo episodio, pare di capire che tu sia contenta di tutti i produttori con cui hai lavorato in passato.

Sì, sono tutti grandi talenti e naturalmente sono più che felice di aver collaborato con ognuno di loro.

Stai lavorando su nuove canzoni? (Il suo ultimo album è Lover, Beloved: Songs from an Evening with Carson McCullers, del 2016, ndr)

Ci sto lavorando, sì. Ci sono le idee, ho i titoli e le melodie ma procedo lentamente perché mi sto occupando anche di tante altre cose, tra cui il tour. L’anno prossimo mi prenderò un periodo per lavorare al disco. Poi vorrei dedicarmi a un nuovo libro e alla poesia.

Il prossimo album lo produrrà Gerry Leonard (che con Suzanne Vega collabora da anni, in particolare ha prodotto gli album più recenti della cantautrice, Tales from the Realm of the Queen of Pentacles e Lover, Beloved, ndr)?

Non lo so ancora. Sono le canzoni che mi fanno capire chi deve lavorarle, quindi quando mi ci metterò d’impegno saprò cosa fare e con chi.

Il tuo metodo di lavoro è cambiato negli anni?

Totalmente. Da teenager scrivevo solo il sabato sera, in casa, per due o tre ore. Poi andavo a dormire e la domenica mattina riprendevo a scrivere, ispirandomi alle idee anche un po’ strambe che mi venivano di notte. Era una specie di formula, ma oggi ovviamente è cambiato tutto, probabilmente perché scrivo da tanti anni.

Scorriamo la playlist dei brani che ascolti in questo momento: cosa troviamo?

R&B, rock & roll, Mary J. Blige, Elvis Costello. Bruno Mars è molto bravo, e mi piace moltissimo lo stile compositivo di Taylor Swift.

Parlando dei tuoi impegni come scrittrice, sei al lavoro su nuovi progetti?

Immagino si sappia che mi affascina molto il lavoro e la figura della scrittrice Carson McCullers e che ho scritto e recitato in una pièce teatrale su di lei. A lei si ispira il mio album Lover, Beloved: Songs from an Evening with Carson McCullers. Sto lavorando ancora sulla pièce teatrale, continuo a lavorarci, è un impegno che mi ha preso e mi prende ancora molto tempo.

Pensi che il pubblico ti percepisca come un’artista seria e impegnativa?

Credo di sì, ma in effetti lo sono. Ritengo che il mio lavoro sia serio. Anche se ho scritto Tom’s Diner nelle mie canzoni ci sono metafore e poesia.

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