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Margherita Vicario è molto più una rapper di quanto non sembri. L’intervista

Lo dice anche il suo produttore Dade: dice quello che pensa, a volte anche in maniera cruda. Oggi è uscito Bingo, l’album di Margherita

Autore Silvia Danielli
  • Il14 Maggio 2021
Margherita Vicario è molto più una rapper di quanto non sembri. L’intervista

Margherita Vicario, foto di Mattia Guolo

Margherita Vicario è molto più una rapper di quanto lei stessa non ammetta. Con l’album Bingo in uscita oggi ce lo dimostra ancora di più. «Dade, il mio produttore, me lo dice sempre: tu sei una rapper ma non vuoi mettertelo in testa! Dici le cose come stanno, a volte anche in maniera un po’ volgare ma sempre per fare capire una situazione», ci racconta lei, anche cantautrice e attrice, in collegamento via Zoom. Sorridente e luminosa.

Da Bingo esplode una moltitudine di suoni e di generi, e si nota ancora di più la bravura di Margherita con le parole giocate con un ottimo flow. «Mi piace il rap, mi è sempre piaciuto. Ne ascolto un sacco. E poi sarà anche per il fatto che quando ero più piccola mi chiudevo per ore in cameretta a giocare con le rime che io chiamavo filastrocche! Che poi non è quello che fanno i rapper sui quadernini?».

Tanti i pezzi già usciti che abbiamo potuto apprezzare da più di un anno a questa parte. Da Giubbottino a Romeo (con Speranza), da Piña Colada con Izi (campione di stream su Spotify) a Mandela. Da Pincio (catartica colonna sonora durante il primo duro lockdown dell’anno scorso, con il video che riprendeva Margherita che ballava su un balcone) a Abauè (Morte di un Trapboy). E ancora da Orango Tango a Come va, ottimo sottofondo agro-dolce per questo specifico momento, invece. Eppure, Bingo riesce comunque a riservare altre piacevolissime sorprese. Dalla title-track al pezzo con Elodie, Xy fino a Come noi, un omaggio al teatro-canzone tipico degli spettacoli iniziali di Margherita.

Perché secondo te non ti annoverano tra le migliori rapper italiane? Forse perché non ne hai tanto il look?

Ma sai che a volte invece mi mettono nel gruppo delle rapper e poi sui social la gente si scatena a scrivere: ma chi lei una rapper? Ma stiamo scherzando? Dici che non ho il phisique du role? È vero, certo. A volte in qualche video forse sì!

Oltre alle collaborazioni con Izi e Speranza, Orango Tango mi è sembrato un omaggio a Quentin40?

Sì, lo è. Quentin si è inventato un modo di fare rap e a me piacerebbe collaborare con lui. Lo sa.

Margherita Vicario: «Il tema dei soldi lo sento in maniera pesante. Sarà che alla nostra generazione hanno sempre detto che non avremo la pensione»

Margherita, svelaci subito come hai fatto a vedere il Bingo con una connotazione positiva. Perché a me, te lo confesso, ha sempre fatto un’enorme tristezza!

La prima spiegazione del titolo è nel caso, nel senso che avevo creato una cartella sul computer per i nuovi brani e l’ho chiamata proprio così, “Bingo”, come dire “Daje”. Però poi mi sono chiesta come mai il mio inconscio avesse scelto proprio quella parola. Sono andata a vederne uno e mi è sembrato divertente, sicuramente non comune per gente della mia età. Certo, osservandolo bene mi è parso pure tragico. E anche questo era legato alle mie canzoni perché in ognuna c’è quasi un po’ di rabbia, qualcosa che non va come dovrebbe.

Un altro significato è legato all’esclamazione: Bingo! Quando ti capita qualcosa che non ti aspetti ma è positiva. Inoltre, ne ho pure uno sotto casa. È pure bello e teatrale.

In Bingo torna spesso il tema dei soldi…

È un tema che sento molto pesante, quasi tragico-comico per le persone della mia età. Sarà che ci rendiamo conto che avremo con difficoltà un sistema previdenziale. Poi ne sento parlare moltissimo nel rap di oggi dove vengono presentati come un valore per sé stessi, come un punto di arrivo. Mentre sono una conseguenza di quello che uno ha fatto.

«Alle ragazzine dico: guardate alla vostra unicità, sempre»

Oltre al tuo tour ufficiale  quest’estate sarai nei teatri italiani per Storie della buonanotte per bambine ribelli con l’Orchestra multietnica di Arezzo, tratto dal libro di enorme successo. Tu porti avanti la battaglia per l’affermazione della propria personalità, anche nel brano Giubbettino dove invitavi le donne a esprimere i loro desideri in materia sessuale. Quale è la prima cosa che dovrebbero ricordare le ragazzine?

Che ognuno ha la sua specificità e deve fare le cose a modo suo. Ti faccio un esempio: l’altro giorno su Instagram mi hanno scritto due sorelle napoletane di 13 e 15 anni e mi hanno raccontato che stavano vendendo dei cappellini di lana cuciti da loro durante la pandemia. Erano rimaste a casa da scuol e con la mamma avevano imparato una cosa nuova! Sono state molto intraprendenti e sono riuscite a trovare la loro bravura specifica. Questo dovremmo fare tutte! Sprechiamo troppo tempo a inseguire gli stereotipi mentre dovremmo capire cosa vogliamo veramente che sia scrivere una canzone o cucinare una torta.

Mi sembra che si colleghi anche al testo di DNA.

È forse un po’ cupa come canzone, perché mi chiedo tante cose a cui non so dare risposta. Una su tutte: ognuno nasce con un patrimonio genetico e quindi la mia domanda è: quanto ti devi impegnare per migliorare ma senza impazzire? Quando devi capire che alcune cose non sono appropriate per te? Per esempio, se avessi voluto diventare una ballerina classica sarei dovuta nascere più esile, non c’era storia. Le donne hanno sempre questo aspetto fisico di cui tenere conto a seconda del lavoro che fanno. Anche se sono scienziate e troppo belle, qualcuno può obiettare che non siano adatte.

Sembra che anche tu ti sia stancata di questo mito della forza di volontà.

Eh sì, finché una vuole migliorarsi per piacere di più a sé stessa e vuole perdere 10 chili va bene, ma se lo fa per adeguarsi a questa immagine perfetta imperante, allora no. Però è un confine veramente difficile.

In questo album anche tu hai detto che spesso affronti il tema della religione ma in Troppi preti, troppe suore a chi ti rivolgi veramente?

A tutti coloro che esprimono giudizi morali pur senza conoscere veramente le questioni. Come quelli che vanno contro il DDL Zan o promuovono solo la famiglia tradizionale.

Sempre in quel pezzo fai dire a un coro di bambini che non hanno ancora “il senso di colpa”: nemmeno tu ce l’hai?

No, certo che ce l’ho. Essendo cresciuta in un Paese cattolico lo sento eccome. Sarei ipocrita a dire il contrario ma dipende dal luogo in cui siamo nati, secondo me. Lo faccio dire per questo a dei bambini! E poi il pezzo continua “che palle sta storia del peccato originale e poi mia madre la trattate sempre male”.

Religione e questione femminile sono temi che si legano…

Sì, ci portiamo sempre dietro il tema della donna peccatrice che ha rovinato tutto. E poi deve star calma se no mette in pericolo la libertà altrui. Tutte queste cose lavorano su di noi ed è per questo che ho voluto parlarne. Poi in realtà Troppi preti, troppe suore è nata mentre guardavo un video con Margherita Hack e ho pensato a quanto condividessi il suo pensiero sulla scienza.

Ascolta Bingo

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