Propaganda: il ritorno di “A Secret Wish”, gioiello pop made in Germany
La BMG pubblica una versione rimasterizzata di “A Secret Wish”, il memorabile album di debutto dei Propaganda che conteneva successi come “Dr. Mabuse” e “P-Machinery”. Ne parliamo con Susanne Freytag
Chi è cresciuto negli anni ’80 e va matto per il pop di quel decennio non si sarà completamente dimenticato dei Propaganda, band tedesca con, alle voci, due ragazze cresciute negli ambienti bohémien e post punk di Düsseldorf: Claudia Brücken e Susanne Freytag. “Dietro” alla loro immagine c’erano però due personaggi chiave della scena inglese del pop: il giornalista Paul Morley – che aveva appena fondato l’etichetta ZZT – e l’allora nuovo elemento negli Yes, Trevor Horn, nonché autore della mega hit Video Killed the Radio Stars con i Buggles. Insieme colsero lo Zeitgeist, creando con la ZZT, in un arco temporale brevissimo, la migliore, folle e coraggiosa pop music grazie agli Art of Noise (con Paul Morley alla regia), gli eccentrici ed “erotomani” Frankie Goes to Hollwood e per l’appunto i Propaganda. Adesso la BMG – per l’elegante serie The Art of The Album – pubblica una versione rimasterizzata di A Secret Wish, il memorabile album di debutto dei Propaganda che conteneva successi come Dr. Mabuse e P-Machinery. Abbiamo contattato Susanne Freytag che presto si riunirà con Claudia per risuonare integralmente A Secret Wish dal vivo a Londra il 24 marzo.
Pensandoci è incredibile come possa avere avuto successo un album così particolare che, a partire dalla copertina, citava i terroristi politici Baader-Meinhof, Edgar Allan Poe e mescolava musica pop, industrial e dance. Non pensi?
A Secret Wish andò incontro alle persone giuste nel giusto momento. E peraltro eravamo motivatissimi senza l’ambizione di dover per forza avere successo: lo facevamo giusto perché amavamo quello che scrivevamo. Questa è stata per me un’importante lezione di vita, io e Claudia anche prima dei Propaganda facevamo musica per pura gioia. Poi tutti noi agiamo facendo parte di un contesto storico e politico, spesso senza essere troppo consapevoli di come questo possa davvero influenzare il proprio lavoro… E devo riconoscere che Paul Morley è stato per noi un grande catalizzatore di input culturali.
Dimmi due canzoni che adori dell’album.
Dr. Mabuse e Murder For Love, la prima per l’atmosfera cinematica che evoca e la seconda per la sua sezione ritmica e la cupezza delle liriche.
Per P-Machinery fu scelto come regista del clip uno dei più grandi video artisti dell’epoca: Zbigniew Rybczynski (vincitore di un Oscar nel 1983 e di diversi premi per MTV), lui vi fece appendere su dei fili come dei burattini! Qualche lustro dopo vi copiarono i Backstreet Boys…
Vero! Eravamo andati apposta a New York, era anche la nostra prima volta laggiù e tutto fu assolutamente eccitante! Lui è di origini polacche ma prima di andare a vivere negli USA era stato un periodo a Düsseldorf, così lui ci parlava in tedesco e tutto sembrava più familiare. Comunque stare appesi su dei fili non fu tanto piacevole… ma alla fine il risultato era divertente.
C’è oggi un gruppo che propone video coraggiosi come quello?
Mi piacciono i video dei Die Antwoord, sono eccitanti e inquietanti.
Chi ti piace tra le nuovissime cose musicali?
King Krule e il collettivo berlinese Modular Gang mi hanno davvero sorpreso.