Rock

Bob Dylan e le indimenticabili foto di Schatzberg

Un’esclusiva gallery e una storica intervista con il fotografo americano, in occasione della pubblicazione del volume “Dylan/Schatzberg” edito da Skira

Autore Tommaso Toma
  • Il30 Novembre 2018
Bob Dylan e le indimenticabili foto di Schatzberg

Bob Dylan. 2018 Jerry Schatzberg

Jerry Schatzberg, nato nel Bronx nel 1927, salì rapidamente nell’Olimpo della Grande Mela grazie al suo immenso talento nel ritrarre le più grandi star della musica, del cinema e della moda. I suoi scatti erano contesi da Vogue, Esquire, McCall. Nel 1970 partì anche la sua carriera cinematografica con una tripletta di film memorabili e ahimè abbandonati dalla distribuzione USA: Mannequin – Frammenti di una donna, il toccante Panico a Needle Park (1971, con un esordiente Al Pacino) e Lo Spaventapasseri (1973) Palma d’Oro a Cannes.

In questi giorni è uscito un preziosissimo volume con le fotografie di Schatzberg che catturano Dylan durante uno dei momenti più cruciali della storia della musica, quel fervido periodo creativo tra il 1965 e il ’67, quando Bob registrò i due capolavori Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde. Ecco per voi un’esclusiva gallery e una storica intervista che feci a Jerry Schatzberg nel 2006 in occasione dell’Alba Film Festival.

Partiamo dalla fotografia, come pensi siano cambiate le cose da quando tue eri un fotografo di successo…

Ora la maggior parte dei fotografi si fa accompagnare da un equipe che si occupa di tutto, fin nei minimi dettagli. Sta svanendo il “tocco artigianale” nelle foto di oggi, soprattutto se parliamo di immagini fashion. Inoltre i giovani, con le dovute ma rare eccezioni, sono refrattari a lavorare sodo, alzarsi alle 4 della mattina, passare ore a cercare location originali… Io ho  insegnato e la prima cosa che mi chiedevano gli apprendisti era “come posso diventare un fotografo di successo?”. L’egocentrismo nato negli anni 80, miete ancora vittime.

E invece dal punto di vista tecnico ed estetico cosa è cambiato?

Il digitale ha cambiato molto l’aspetto tecnico. Parlando di estetica ti faccio un esempio concreto: ho osservato il lavoro di David LaChapelle, lui non fotografa le persone, ma le sue idee e direi che questo mi fa ricordare gli ultimi film di uno Stanley Kubrick sempre più dipendente dalle idee e meno concentrato sul suo rapporto con gli attori.

A proposito di cinema, cosa pensi delle produzioni di oggi?

In USA oggi la maggior parte delle persone che stanno dietro l’approvazione di un film sono ragionieri e avvocati. Direi che è abbastanza no?

Passiamo alle cose belle… nel tuo indimenticabile film Panico A Needle Park c’era un esordiente Al Pacino. Ci racconti qualcosa di quell’esperienza?

Ho avuto spesso la sensazione di sentirmi più un reporter che un regista. Per questo film e nel successivo Lo Spaventapasseri ho girato molte scene da una grande distanza, utilizzando numerose lenti focali. Volevo riprendere in modo che gli attori quasi non si accorgessero di essere su un set e nel tempo stesso desideravo catturare la loro anima. Per questo motivo ho sempre cercato gli attori scovandoli dal mondo del teatro.

Qualche anno prima di iniziare Panico a Needle Park avevo visto in un piccolo teatro Al Pacino, mi impressionò la sua forza. Faceva uno spettacolo chiamato Indians Wants The Bronx, pareva in trance. Ma anche Gene Hackman è un attore potente, straordinario, anche grazie a lui sono riuscito a ricevere la Palma d’Oro per Lo Spaventapasseri. Con enorme dispiacere del vostro grande regista Marco Ferreri oramai sicuro di vincere con La Grande Abbuffata.

Quali registi di oggi ammiri?

George Clooney. Lui conosce il cinema ed è una delle poche persone che vengono da Hollywood con cui puoi veramente parlare. Mi piace il fatto che corra tanti rischi come regista.

Hai lavorato per numerose star della musica rock pop, chi ricordi con maggior intensità?

Bob Dylan e Rolling Stones. Non conoscevo niente di Dylan. Nico dei Velvet Underground mi parlava sempre di lui alla fine mi ha portato a suo un concerto che mi folgorò. Pochi giorni dopo la moglie di Dylan, Sara, mi domandò se volevo incontrare Bob. La prima volta che l’ho fotografato era in uno studio mentre stava registrando Desolation Row. Ma sentivo la necessità di portare Bob nel mio territorio, nel mio studio e lui accettò.

Vennero fuori foto stupende, usate poi per il disco Blonde on Blonde. Con i Rolling Stones tutto è nato da una idea del loro manager che voleva una campagna promozionale per il singolo Have you seen your Mother Baby? e l’idea era di vestirli come le loro mamme, ma io ho voluto vestirli come se fossero donne americane arruolate nella II Guerra Mondiale, con la stella nella finestra che mi ricordava il posto dove vivevo da bambino. In realtà ho tutta una collezione di fotografie che diventeranno prossimamente dei libri.

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