Un ricordo molto personale di David Roback, co-fondatore dei Mazzy Star
La prima bella immagine che ho pensando a David Roback è del 1988, noi due seduti sulla scalinata del backstage del Bloom di Mezzago (sì, proprio quello del primo concerto lombardo dei Nirvana…) durante il soundcheck degli Opal, la sua creatura musicale che visse solo per due album. Pochi mesi prima di questa data era […]
La prima bella immagine che ho pensando a David Roback è del 1988, noi due seduti sulla scalinata del backstage del Bloom di Mezzago (sì, proprio quello del primo concerto lombardo dei Nirvana…) durante il soundcheck degli Opal, la sua creatura musicale che visse solo per due album. Pochi mesi prima di questa data era uscito il notevole Happy Nightmare Baby.
David era un tipo timido ma ironico, gli chiesi il perché della mancanza sul palco di Kendra Smith, l’ex bassista dei Dream Syndicate che era stata scelta da Roback come cantante degli Opal. Lui con il ciuffo ondulato, nero corvino che ciondolava e un paio di Chelsea boots sdrucite, mi rispose: «Ma stasera conoscerai Hope, lei è un’ammaliatrice e ti assicuro che tutti i ragazzi che saranno presenti non se la dimenticheranno tanto facilmente, rovinerà il sonno di molti di loro!».
Minuta e sexy, in effetti, Hope Sandoval turbò le coscienze di molti in quella serata brianzola. Loro due insieme sembravano la versione psichedelica e californiana di Serge Gainsbourg e Jane Birkin. Ricordo affermati giornalisti – oggi molto agé e certamente in pensione – fare dei commenti da stadio alle curve di Hope. Oggi, con il #metoo e i social, rischierebbero grosso.
David Roback possedeva un sound chitarristico davvero speciale, la sua Telecaster con una sublime pedaliera mescolava e gettava in pasto agli amplificatori suoni ipnotici e d’altri tempi. Lo si era capito che era un fenomeno quando era ancora giovanissimo nei Rain Parade, la band che lo vide protagonista nel loro album di debutto del 1983: Emergency Third Rail Power Trip (Enigma Records) era un album particolarissimo. David distorceva le sei corde e si avvitava su cadenze indiane che non si sentivano dai tempi dei Jefferson Airplane, aggiungendoci quel tocco narcolettico, tipico del bedroom pop, di quella generazione che vedeva nella propria cameretta il centro dell’universo o il punto di partenza di una rivoluzione come avrebbe cantato Noel Gallagher lustri dopo.
I Rain Parade non furono più gli stessi senza David Roback che iniziò quel nuovo progetto, gli Opal, proprio con Kendra Smith. I due erano “fuggiti” da due band di assoluto culto e la stampa si aspettava tanto da loro. La sorpresa fu tanta ascoltando l’album d’esordio Northen Line il suono era diventato austero, emergeva forte la personalità di Kendra, la sua voce ricordava Nico e il sound sembrava la colonna sonora di un western spettrale.
La grinta persa riemerse con Happy Nightmare Baby dove addirittura ci sono un pezzo alla T Rex, Rocket Machine, e gli echi dei Pink Floyd dell’epoca della scena di Canterbury, nella jam session Magick Power. Tutti gridarono al capolavoro. Potete immaginarvi che attesa ci fu per quel concerto, peraltro fuori Milano in un club nuovo, appena nato.
Molti di voi conoscono la storia dei Mazzy Star. Hanno inciso tra il 1990 e il 2013 quattro ottimi album e il singolo Fade into You rimarrà una delle ballate più belle della musica alternativa degli anni ’90.
L’ultima volta che vidi David Roback fu quasi per caso sulla Croisette di Cannes, era un dolce maggio in occasione del festival cinematografico del 2004. Olivier Assayas lo aveva chiamato per interpretare sé stesso nel film Clean, quello di un musicista in uno studio di registrazione che consola i timori di una cantante piena di problemi. Lo fermai e gli dissi che era molto figo sullo schermo: «Grazie ma mi sento molto più a mio agio sul palco di un concerto con la mia chitarra in mano», mi disse scivolando via rapidamente tra la folla di cinefili.
Mi mancherà tanto la tua chitarra, David. E speriamo che qualcuno si decida a ristampare i dischi degli Opal.