Interviste

Boccioli rock dalla Greater Manchester: intervista ai Blossoms

La musica dei Blossoms è un rock ballabile che strizza l’occhio al dancefloor. «Vogliamo sempre far ballare il pubblico», confermano

Autore Billboard IT
  • Il2 Ottobre 2018
Boccioli rock dalla Greater Manchester: intervista ai Blossoms

Blossoms - 1

Intervistare i Blossoms è un piacevole incubo: i ragazzi sono dei gran chiacchieroni e hanno idee chiare sulla loro musica, ma parlano con un accento di Manchester così stretto da far sembrare i fratelli Gallagher degli esperti di dizione. Barriere linguistiche a parte, i cinque hanno dalla loro parte il pregio di una formula musicale che assimila i classici moderni (un nome su tutti, Oasis) e l’approccio “tastieristico” del rock britannico anni ’80: il risultato è un rock ballabile e malinconico che strizza l’occhio al dancefloor. «Vogliamo sempre far ballare il pubblico», confermano. Nel passato prossimo dei Blossoms troviamo un nuovo album, Cool Like You, e un tour di supporto a un loro mito, Noel Gallagher. Ne parliamo con il cantante Tom Ogden e il batterista Joe Donovan.

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Blossoms

Cool Like You è il vostro secondo album. Come pensate che si sia evoluto il vostro sound? E come vi siete evoluti voi in quanto musicisti?

[Tom] In quanto band ci si evolve costantemente. Quando siamo entrati in studio per il nostro primo album avevamo suoni da organo Hammond, un po’ alla Doors. Poi abbiamo cominciato a sperimentare con questi suoni da sintetizzatore anni ’80 che mi piacciono molto. È una cosa che è stata usata molto in film come Drive o serie TV come Stranger Things. Per Cool Like You ho scritto le canzoni alla tastiera: questo è stato un grosso fattore di evoluzione. Non ci siamo trovati in una stanza a jammare perché non ne avevamo il tempo: dopo il primo album siamo stati sempre in tour in paesi diversi. Finito ciascun concerto mi mettevo a scrivere le canzoni.

[Joe] Abbiamo dovuto “imparare” le nostre canzoni!

[T] Per il primo album abbiamo prima suonato le canzoni e poi le abbiamo registrate. In questo caso è stato l’opposto: io le ho scritte e sulla base di quello le abbiamo costruite.

Nell’album vi concentrate sul tema delle relazioni complesse. Che tipo di empatia volevate creare con l’ascoltatore?

[J] L’album segue una secie di storyline ma non era una cosa intenzionale. Le prime canzoni sono breakup songs mentre l’ultima è piuttosto diversa. Se lo ascolti per intero trovi un senso, una specie di storia.

[T] I testi sono stati ispirati da ciò che io ho vissuto. Scrivo pezzi in cui le persone si possano immedesimare. Il sound è senz’altro da colonna sonora: ci siamo immaginati i pezzi come se fossero delle soundtrack di film.

Siete stati in tour con Noel Gallagher, uno dei vostri miti. Com’è andata? Avete creato un legame personale con lui?

[T] Il tour è stato grandioso, uno dei migliori che abbiamo mai fatto.

[J] Lui è una delle ragioni per cui siamo una band. Probabilmente ognuno di noi fa quello che fa per via degli Oasis e dell’eredità che hanno lasciato.

[T] Abbiamo guardato molte partite di calcio perché anche noi siamo tifosi del Manchester. Da allora l’abbiamo visto ai festival, anche solo per salutarlo e bere qualcosa insieme. Siamo diventati amici…

[J] …cosa per noi ancora più strana da dire.

Cosa rappresenta una band come gli Oasis per Manchester? O Stockport, nel vostro caso.

[T] Diciamo che se il cielo è il limite puoi andare a prendertelo: girare il mondo, conoscere un sacco di gente, ispirare con le tue canzoni.

[J] Questa è la cosa più grande che gli Oasis abbiano fatto: grazie a loro noi siamo dove siamo grazie. Loro erano ovviamente su un altro livello, ma abbiamo suonato in posti dove hanno suonato loro e ci piacciono le stesse cose.

[T] E le loro canzoni hanno grossi ritornelli, che è qualcosa che cerchiamo di fare anche noi con i nostri pezzi.

Cosa trovate interessante nella scena rock britannica di oggi?

[T] Non molto. Ci sono persone che magari hanno 35 anni, fanno le loro cose e non gliene frega niente del giudizio altrui – e questo lo rispetto.

[J] Anche se questo momento è un po’ un periodo di magra…

[T] Già, non domina le radio e le classifiche. Ma non è solo il rock che ci ispira: lo fa la pop music in generale – che so, Dua Lipa o Drake. Per quanto riguarda la guitar music, gli Arctic Monkeys sono tornati con un grande disco: loro come band si evolvono costantemente e ci ispirano a farlo a nostra volta.



Avete detto che I Can’t Stand It si ispira al film Eternal Sunshine of the Spotless Mind. Ci sono altri film che hanno ispirato le vostre canzoni?

[T] C’è una canzone intitolata Madeleine (dell’album d’esordio, ndr) che si ispira a Vertigo di Hitchcock e ho voglia di scrivere un altro pezzo su quel film. In generale direi anche The Wedding Singer (in italiano Prima o poi me lo sposo, del 1998, ndr), che ha una grande colonna sonora in stile anni ’80! Ma anche Rocky, Quei Bravi Ragazzi… sto semplicemente dicendo i miei preferiti.

Come dicevate, oggi la maggior parte dei vostri pezzi sono scritti in prima battuta sulle tastiere. Che tipo di legame avete con gli anni ’80?

[T] Il legame con gli anni ’80 viene da diverse cose: per esempio dalle collezioni di dischi dei nostri genitori, loro avevano vent’anni in quel periodo; poi da GTA Vice City, il videogioco (la sua colonna sonora era piena di pezzi degli anni ’80); il già citato film The Wedding Singer e band come The Human League, The Smiths, The Cure.

Avete recentemente lanciato la vostra etichetta discografica, la Very Clever Records. Su quali progetti state lavorando?

[J] Stiamo producendo un nuovo singolo dei Fuzzy Sun (la prima band che hanno lanciato con l’etichetta, ndr).

[T] Sono amico di Kyle, il cantante. Loro ci hanno ispirato a fondare l’etichetta: volevamo aiutarli a registrare e pubblicare le loro canzoni.

[J] Vogliamo essere il “piede nella porta” per altri gruppi. Non ti puoi basare solo su Stockport o sul nord dell’Inghilterra: per ricevere attenzione e riconoscimento devi guardare un po’ a sud. Abbiamo voluto farlo perché noi abbiamo avuto l’opportunità di andare da qualche parte. L’intenzione è che queste band poi vadano avanti con etichette più grandi.

Neil Young disse: “Rock and roll will never die”. Ma purtroppo non ci sono molte canzoni rock nelle classifiche al giorno d’oggi. Che futuro vedete per il rock?

[J] Penso che Neil Young avesse ragione: il rock and roll non morirà mai. Piuttosto segue dei cicli.

[T] Anche se non è nelle classifiche non vuol dire che non sia importante: per esempio oggi la musica live è più vivace che mai. Gli artisti fanno concerti più grandi e sempre più persone ci vanno. Magari i nuovi singoli li ascolti solo su YouTube ma poi vai a comprarti il biglietto per il concerto: è tutto così costoso oggi che devi scegliere una cosa sola – fra l’album e lo show spendi i soldi per quest’ultimo. Il futuro è questo.

Ascolta Cool Like You dei Blossoms in streaming

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