Interviste

Noel Gallagher: «Alle case discografiche oggi interessa solo gente che suona i synth e beve tè»

“Council Skies” è un ottimo album ma uscirà solo il 2 giugno. Intanto l’ex leader degli Oasis si è fatto un bel giro promozionale a Milano, senza mancare di lanciare le sue battute ironiche sulla musica

Autore Tommaso Toma
  • Il22 Aprile 2023
Noel Gallagher: «Alle case discografiche oggi interessa solo gente che suona i synth e beve tè»

Noel Gallagher (foto di Matt Crockett)

È assolutamente di buon umore Noel Gallagher. Si presenta sorridente a una round table. L’ex Oasis – e adesso leader della band che lo accompagna, gli High Flying Birds – è sempre pronto alle battute ironiche.

«Ormai ho scelto questa formula. Non avrebbe più senso che uscissi artisticamente con il mio nome», dice. E fa un ottimo slalom quando parte l’ormai classica domanda che i colleghi fanno quando hanno davanti qualcuno che fa musica rock: “Noel, che ne pensi dei Måneskin?”.

Si capisce però sin da subito che Noel Gallagher è molto soddisfatto della suo quarto album in studio in dieci anni, Council Skies (Sour Mash Records / Virgin Records / Universal Music), che uscirà il 2 giugno.

E a ragione, perché davvero quello che fino ad adesso abbiamo sentito, dal singolo vagamente new wavePretty Boy alla più epica Easy Now, più vicina a una matrice Oasis, ma anche Think of a Number, è sorprendente.

Con la presenza – in tre brani – di Johnny Marr, si ha l’impressione che Noel Gallagher con Council Skies abbia lavorato quasi per sottrazione, senza troppe iper-produzioni, come era accaduto con il tocco in sala mixer forse eccessivo di David Holmes nel precedente Who Built the Moon.

In attesa di rivederlo dal vivo a novembre a Milano – ameno che non vogliate seguirlo in una delle date europee – godetevi per adesso le sue battute e presto il nuovo album di Noel Gallagher, Council Skies. Spoiler per chi davvero è un grande fan degli Oasis: sono state trovate inedite outtake da Definitely Maybe…

L’intervista a Noel Gallagher

Partiamo dalla copertina, la foto di Kevin Cummins che da sempre sa cogliere lo spirito della scena musicale di Manchester, dai giorni freddi della scena post punk all’euforia del Madchester movement. In questo scatto si coglie un particolare della città, ma senza persone. C’è qualche relazione con il fatto che il disco è stato parzialmente concepito durante il lockdown?

Sì, tutte le canzoni sono state scritte in isolamento. Non so com’era la situazione in Italia, ma in Inghilterra alla fine abbiamo contato nove mesi di lockdown più o meno duro. È stato un periodo piuttosto riflessivo per tutti e poiché nessuno di noi aveva mai vissuto una pandemia prima, nessuno di noi sapeva come ci saremmo entrati e come ne saremmo usciti.

Alla fine della stesura dell’album mi sono accorto che era un disco dai toni riflessivi. Kevin è un mio caro amico, andiamo spesso assieme a vedere il Manchester City. Ci sembrava il luogo giusto da scattare (dove una volta sorgeva il Maine Road Football Stadium, ndr).

Poi, sai, non mi piace particolarmente essere sulla copertina dei miei dischi. Non mi piacciono i servizi fotografici in generale. Quando ho visto lo scatto ho pensato a Ummagumma dei Pink Floyd.

Parlami di Easy Now, gran pezzo. Com’è venuto fuori? Fa pensare ai vecchi tempi con gli Oasis…

Quando scrivo canzoni, non so veramente di cosa parlino mentre le scrivo, perché solo dopo mi guardo indietro e comprendo meglio le parole nel loro insieme.

Easy Now è una canzone sull’amicizia ma anche, in un certo senso, su quella sensazione di estraneità. Pensa a quelle persone che vedi tutti i giorni ma non sai davvero chi siano. Sai cosa intendo? Le senti un poco familiari ma nello stesso tempo completamente estranee…

Easy Now è una grande canzone. Ma ne sarò ancor più convinto quando inizierò a suonarla davanti al pubblico. Capirò meglio se sa far commuovere le persone o cose del genere.

A proposito di amicizie, vorrei sapere come hai deciso di collaborare di nuovo con Johnny Marr.

Come Kevin, conosco Johnny da moltissimo tempo, quasi trent’anni ormai. Sono in una posizione privilegiata perché ho il suo numero di telefono, ovviamente (ride, ndr). Quando sto lavorando a qualcosa di nuovo, posso chiamarlo.

Chi non ha bisogno di Johnny Marr in un album? È una persona fantastica con cui stare in studio perché è sempre molto entusiasta e non prende mai il sopravvento sulle canzoni in fieri.

Ti faccio un esempio. In Pretty Boy la sua chitarra non entra molto prepotentemente nella canzone. Se chiami un chitarrista davvero famoso, lui farà di tutto per far sentire la sua presenza. Ma quando eravamo in studio e Pretty Boy stava prendendo forma, non ha suonato per i primi due minuti. Ho pensato: “Ma non suonerà per niente?”. E poi ha appena fatto quella cosa…. quel suo tocco.

Marr è sempre molto rispettoso delle canzoni altrui perché è lui stesso un compositore. Continuo a dirgli ogni volta che lo incontro: “Sai una cosa? Se continui a rispondere al telefono, continuerò a chiamarti”. E lui continua a rispondere. Quindi sarà anche nel prossimo, si spera. In questo album suona anche in Council Skies e Open the Door.

Noel Gallagher - Council Skies - 2 - nuovo album - intervista - foto di Matt Crockett
Noel Gallagher (foto di Matt Crockett)

Hai l’impressione che stia tornando un certo guitar rock anche tra i giovanissimi?

Penso che i ragazzi di oggi non suonino tanto le chitarre, piuttosto le indossano. Tutta la nuova grande musica contemporanea non vede in primo piano le chitarre soliste.

Ci sono molti fattori dietro a questo. Come il fatto che alle etichette discografiche le band con chitarre non interessano granché, tendono a non gradire… Preferiscono gente che suona i synth, che beve tè ed è… fottutamente noiosa.

Ora le classifiche sono tutte dominate da musica pop commerciale. La musica, come la maggior parte delle cose nella vita di oggi, è dettata dall’economia. Quindi ciò che rende è ciò che daranno alla gente. E con l’avvento del fottuto terribile Spotify, tutto è proprio lì. Nove milioni di canzoni di merda là dentro.

Torniamo agli anni ’90. C’eravamo noi, gli Oasis, i Primal Screen, i Verve… La maggior parte delle classifiche era dominata dalla musica per chitarra. Oggi non è più così. Le etichette discografiche non sono interessate. Ma forse è solo che siamo solo in un ciclo dove impera solo musica pop e se qualcuno suona una chitarra sembrano dei terribili cantautori (ride, ndr). Non lo so, forse un giorno un buon guitar rock’n’roll tornerà, si spera.

Peraltro tu non eccedi in sentimentalismi nei tuoi concerti. Certo, esegui qualcosa dal repertorio degli Oasis ma non esageri.

Sarebbe molto facile per me mettere insieme una band che suona come gli Oasis e fare quella cosa lì sempre: suonare solo quattro nuove canzoni e 25 fottute canzoni degli Oasis ogni notte. E sono sicuro che avrebbe molto successo. Ma è nel mio DNA scrivere nuova musica.

Non capisco gli artisti che vanno in pensione e non lo fanno più. C’è abbastanza merda nel mondo, ci si dovrebbe sforzare di metterci cose positive. Anche se è solo simbolico, dovresti farlo perché potrebbe rendere felice qualcuno, da qualche parte.

A proposito di repêchage del proprio catalogo, con magari variazioni, che ne pensi di Songs of Surrender degli U2?

Io mi limito a mettere nell’edizione speciale del mio nuovo album una versione di Live Forever. Faccio queste cose di tanto in tanto. Quando faccio concerti acustici, come sicuramente alcuni di voi avranno visto, rielaboro le canzoni del passato. Penso che sia interessante sia per i fan che per te stesso fare cose del genere.

Ma in generale preferisco registrare nuova musica perché penso che il tempo sia prezioso. Non ha molto senso tornare indietro e fare cose che facevi trent’anni fa.

Parlando di quel disco degli U2, ci sono alcune ottime versioni delle loro vecchie canzoni. So che è qualcosa che anche loro volevano fare da molto tempo. Ma soprattutto andate a Napoli a vedere lo spettacolo di Bono che porta sul palco la sua biografia Surrender, è uno show fantastico. Sono andato a vederlo a Londra e non sapevo cosa cazzo sarebbe successo. Sono andato con mio figlio maggiore, che ha 16 anni.

Io però non voglio scrivere un’autobiografia. Ci vogliono almeno più di cinque anni per scrivere un libro. Preferisco incidere un disco. Piuttosto, se decidi di scrivere un libro su di me, hai la mia benedizione.

Tornando alla tua città, conosci il lavoro di Ian Wilson, figlio del mitico Tony Wilson? Sta lavorando sodo per dare ancora lustro alla scena di Manchester. In fin dei conti è una città ancora vivissima, dal rock dei Blossoms al grime.

Non lo conosco di persona ma immagino che voglia di seguire il passo di un padre così importante per la storia della scena della mia città. Penso sia difficile provare a ricreare il passato se è tutto quello che stai cercando di fare. Di sicuro tu puoi imparare dal passato, ovviamente. Ma non sono sicuro che tu possa provare a ricreare queste cose, perché il mondo è diverso.

Negli anni ’80 e ’90 a Manchester non avevamo il web. Noi siamo stati costretti a inventarci il nostro mondo, però rimanendo dentro la musica, senza troppe distrazioni. Manchester ha ancora molto da dire. La scena musicale è ancora lì ed è ancora vibrante ed eclettica.

Ma un artista così iconico come te della scena inglese come mai non ha mai scritto un pezzo per un film di 007?

Vero, mai. Non me l’hanno mai chiesto e non mi dispiacerebbe. Negli anni ho scritto alcuni brani che avrebbero forse potuto essere adatti a film come quelli di 007.

Qual è il tuo film preferito di sempre? Che genere ti piace?

Non ho un genere di film in particolare che mi piace, ma una cosa è certa: odio i film horror. Sono solo fottutamente ridicoli. Il mio film preferito di tutti i tempi è Il Buono, il Brutto, il Cattivo di Sergio Leone con la colonna sonora di Ennio Morricone. Per me è il film perfetto ed è del 1967, l’anno in cui sono nato. È fantastico. L’ho visto migliaia di volte. Potrei anche guardarlo stasera, quando torno a casa.

Il tuo nuovo album, a mio parere personale, è il miglior lavoro da solista. Ma come mai questa melanconia che pervade un po’ alcune tracce?

Perché rispecchia il tempo in cui è stato scritto. Sì, stavo attraversando alcune cose particolari nella mia vita personale. Tutto viene fuori nella musica. Non mi piace particolarmente la musica eccessivamente cupa. Ma penso che anche nelle canzoni più malinconiche del disco ci sia speranza da qualche parte.

Però chiedimi tra un anno cosa ne penso di Council Skies. Ogni volta che faccio uscire un disco, nelle prime due settimane penso che sia incredibilmente buono. Tra un anno, potrei avere un’opinione diversa al riguardo. Reagisco così sin da Definitely Maybe. Ma i dischi buoni, come Definitely Maybe, resisteranno sempre alla prova del tempo.

Nel 2024 saranno 30 anni da quel disco.

Ti dico cosa succederà. Ho trovato nei caveau della Sony un sacco di nastri che pensavamo fossero scomparsi dalle sessioni di Definitely Maybe, e sono fottutamente fantastici. Non posso dirti esattamente cosa c’è lì dentro perché rovinerebbe la sorpresa, ma ci sono un sacco di cose che fanno esclamare: “Oh my God!”.

Noi pensavamo che quei nastri fossero andati perduti. All’interno di quegli archivi c’era una scatola con un’etichetta sbagliata. L’abbiamo aperta lo stesso e… sorpresa! C’erano tutti questi outtake. Sentirete.

La copertina di Council Skies

Il nuovo album di Noel Gallagher è disponibile ora per il pre-order e sarà reperibile in digitale (anche nella versione Dolby Atmos) e nei formati CD, LP 180 gr contenente un’esclusiva versione acustica di Pretty Boy e LP Picture Disc. Saranno inoltre pubblicate in edizione deluxe limitata i formati triplo LP e doppio CD contenente i remix di Robert Smith e dei Pet Shop Boys e una splendida versione di Live Forever.

Articolo scritto con il contributo di Giacomo Armonico

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