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Il primo album dei Suede compie 30 anni: 5 curiosità sul disco che ha inventato il Britpop

Undici canzoni che parlano dell’essere giovani e irresponsabili, del sesso senza tabù, degli amori perduti e di tutte le altre possibili separazioni dell’esistenza, rese meno dolorose dal pensiero fantastico dell’ultimo brano: rivedersi in una prossima vita (“see you in your next life”)

Autore Billboard IT
  • Il29 Marzo 2023
Il primo album dei Suede compie 30 anni: 5 curiosità sul disco che ha inventato il Britpop

Dettaglio della copertina dell'album "Suede"

Il 29 marzo 1993 usciva il primo disco omonimo dei Suede, unanimemente considerato il gruppo che ha “inventato” il Britpop, o meglio, quello che ha dato il via a quell’ultimo fenomeno musicale globale (in realtà, in larga misura montato ad arte dalla stampa, inglese prima e internazionale poi).

Il fenomeno verrà successivamente cavalcato in maniera molto più proficua da altri gruppi arrivati subito dopo. Due nomi su tutti: Blur e Oasis. Genererà un’onda lunga di decine di altri gruppi, tutti più o meno simili: Bluetones, Longpigs, Shed Seven, Cast, Ocean Colour Scene. Ma ognuno di essi avrà al suo arco almeno un singolo stratosferico da lanciare in classifica. 

Prima di tutto questo c’era stato un momento di crisi della musica inglese che non sapeva più come fronteggiare lo strapotere del fenomeno “grunge” made in Seattle. Esauritasi la botta acid-house rock della scena di Mad-chester, capitanata da Happy Mondays e Stone Roses, quella dei gruppi shoegaze non aveva le forze di andare oltre i confini della sua nicchia. Per questo la stampa inglese si mise alla spasmodica ricerca della “next big thing”. E alla fine la trovò nei Suede.

Rispetto alle altre, la band londinese poteva contare su due assi nella manica: i testi belli e dannati di Brett Anderson, già pronti per essere tatuati sui corpi dei “kids”, e la vena compositiva di un chitarrista in stato di grazia, Bernard Butler, autore di tutte le musiche dell’album. Vista l’influenza dichiarata degli Smiths, in molti li hanno spesso paragonati alla coppia Morrissey-Marr.

Ecco allora cinque curiosità sul loro disco di esordio eponimo. All’epoca fu l’album di debutto più venduto del Regno Unito, nonché il vincitore del prestigioso Mercury Prize.

Cinque curiosità sull’album Suede

1. Le copertine delle riviste

Prima ancora che l’album uscisse si era già creato il mito. In un’epoca in cui le riviste musicali giocavano un ruolo decisivo, ci fu una notevole spinta da parte della stampa inglese in favore dei Suede.

Il 25 aprile 1992 il Melody Maker li piazzava in copertina, prima ancora che avessero pubblicato un singolo, proclamandoli “the best new band in Britain“.

A distanza di qualche mese (nel frattempo era uscito il primo singolo The Drowners) arrivò anche la copertina di NME. La rivista confermava “il genio divino dei Suede” (“the god-like genius of Suede”).

Infine, non si può non citare la copertina più famosa e controversa di tutte, ovvero quella di Select. Pubblicata nell’aprile del ’93, raffigurava Brett Anderson in posa plastica da fotomodello, petto e addome scoperti, la bandiera della Gran Bretagna sullo sfondo e la scritta antiamericana “Yanks Go Home!” in bella vista. La scelta editoriale fece molto arrabbiare il leader della band, che non avrebbe mai pronunciato una frase del genere, né – tantomeno – avrebbe posato davanti alla bandiera britannica, col rischio di essere associato all’area di estrema destra.

Tuttavia è innegabile che – volenti o nolenti – i Suede abbiano beneficiato di questo bombardamento mediatico e della conseguente retorica sulla “cool britannia”, che innescò un incontenibile effetto a catena. Tant’è che nel giro pochi anni la Union Jack apparirà dappertutto, dalla chitarra di Noel Gallagher al vestitino di Ginger Spice.

2. Dalle copertine delle riviste a quella del disco

Quando l’album viene dato alle stampe, i Suede hanno già avuto modo di far strabuzzare gli occhi dei benpensanti con i video particolarmente espliciti dei tre singoli The Drowners, Animal Nitrate e Metal Mickey. Ma la band troverà comunque il modo di stupire visivamente il pubblico, grazie a un’immagine di copertina tra le più belle mai pubblicate.

Si tratta di un’immagine estratta dal libro fotografico del 1991 Stolen Glances: Lesbians Take Photographs, curato da Tessa Boffin e Jean Fraser, raffigurante una coppia androgina che si bacia. L’immagine è stata scelta “per la sua ambiguità, ma soprattutto per la sua bellezza”, come ha commentato Anderson in seguito alle immancabili polemiche.

La foto anticipa in parte il contenuto dell’album. I testi giocano con un’ambiguità sessuale volutamente gay-friendly, che riattualizza il glam rock del Bowie androgino, versione Ziggy Stardust. Basti pensare al primo singolo, The Drowners,dove la metafora dell’annegamento viene usata per descrivere la passione di un rapporto sessuale tra due uomini.

Le allusioni si sprecano, come quella dei versi iniziali che rimandano al sesso anale tramite una frase (“scritta lungo la mia spina dorsale”) che dice: “Do you believe in love there?” (“Ci credi nell’amore lì?”), con quel “there” che nel video va a finire in prossimità delle natiche di Anderson.

Non a caso l’album è stato inserito nella Top 50 Gay Albums of All Time di Attitude. La sua peculiarità consisterà proprio nell’abilità di Anderson nel riuscire a giocare con i pronomi di genere, in modo da non farci mai capire se stia cantando di un uomo o di una donna o se la cosa abbia importanza. Del resto lui stesso si era dichiarato “a bisexual man who’d never had a homosexual experience”.

3. Suede contro il Britpop: disagio e povertà

Da una parte è inevitabile che una band venga inserita in un genere. Dall’altra è altrettanto comprensibile che nessun gruppo si senta a proprio agio nell’essere incasellato.

Tuttavia c’è una ragione ben più profonda per cui i Suede hanno sempre rifiutato l’etichetta Britpop. Anderson l’ha spiegato nel corso di varie interviste, sostanzialmente riassumibili nel fatto che la loro musica, a differenza degli altri gruppi, non voleva celebrare la grandezza della nazione. Al contrario, intendeva descrivere il lato più oscuro della vita londinese, mettendo in evidenza le situazioni di disagio e povertà.

«Non si trattava di un mondo idealizzato, ma di un documento della vita britannica nei primi anni ‘90», disse in un’intervista. «Eravamo noi che cercavamo di descrivere i marciapiedi trasandati e pieni di merda di cane su cui camminavamo ogni giorno. Quel tipo di mondo».

Per questo, oltre alle gioie del sesso, nell’album ci sono canzoni che parlano di abusi (Animal Nitrate), tossicodipendenza (So Young, Sleeping Pills) prostituzione (Metal Mickey) e suicidio (Breakdown). Un esempio per tutti è She’s Not Dead. Si ispirava al caso reale della zia di Anderson che si sarebbe suicidata insieme al suo amante segreto mentre facevano sesso in macchina, inalando i gas di scarico del motore acceso.

4. Giovani e drogati

Un altro elemento chiave del disagio giovanile cantato dai Suede è rappresentato dall’abuso di droghe, a cui vengono fatti innumerevoli riferimenti più o meno espliciti.

In So Young, che è sostanzialmente una versione musicale di Belli e Dannati di Gus Van Sant (“siamo così giovani e così perduti”), viene usata più volte l’espressione gergale “let’s chase the dragon” (cacciare il drago), che ovviamente non ha nulla a che vedere con l’animale mitologico, ma indica, invece, l’atto di inalare i fumi prodotti dal riscaldamento di sostanze allucinogene come morfina, eroina e oppio. Il “dare la caccia” è legato al fatto che si cerca sempre di riprovare la sensazione inarrivabile della prima volta, entrando così nella spirale della dipendenza.

All’interno del medesimo brano c’è anche la metafora “I fell for a servant who kept me on the boil” (“mi sono innamorato di un servitore che mi ha tenuto in fibrillazione sui carboni ardenti”), per riferirsi al gesto di scaldare l’eroina nel cucchiaio.

Non è un segreto poi che Animal Nitrate costituisca un gioco di parole per il nitrito di amile. Ovvero la sostanza che sta alla base del popper.

Infine Sleeping Pills parla esplicitamente dell’abuso di tranquillanti come il Valium e altre pillole per dormire. Un abuso che sembra essere al tempo stesso condiviso e combattuto da una coppia di amanti. “Tesoro, dammi quei sonniferi, non ne hai bisogno / Dammi il tempo che ti servono ad ammazzare”.

5. Il lato romantico

Ed ecco che entra così in gioco il carattere romantico della faccenda. Nonostante vengano trattati temi molto duri, Anderson riesce quasi sempre ad agganciarci una vena romantica decadente, a volte quasi da tragedia shakespeariana. Molti testi sono stati infatti ispirati dalla rottura della sua relazione con Justine Frischmann. Lo lascerà per fidanzarsi con Damon Albarn dei Blur e fondare la propria band con le Elastica.

Nell’album ci sono canzoni dalla disperazione romantica disarmante che sono cantate come se fossero cori da stadio. E poi ci sono le ballate in cui Anderson intona versi laceranti che ci sciolgono nello sdilinquimento più totale. Come quelli di Breakdown: “Oh, if you were the one, would I even notice now my mind has gone?”.

La naturale evoluzione di tutti questi elementi insieme (sesso, droga e romanticismo estremo) si compirà nell’album successivo (Dog Man Star) con il brano New Generation e i suoi versi-manifesto. “Like all the boys, in all the city / I take the poison, i take the pity / but she and I, we soon discover / we take the pills to find each other”.

Ma questi versi erano proiettati verso una generazione futura. Oggi, invece, siamo qui per celebrare la nostalgia di un passato glorioso, attraverso queste undici canzoni che parlano dell’essere giovani e irresponsabili, del sesso senza tabù, degli amori perduti e di tutte le altre possibili separazioni dell’esistenza, rese meno dolorose dal pensiero fantastico dell’ultimo brano: rivedersi in una prossima vita (“see you in your next life”). Come nel finale di Vanilla Sky, che infatti ha quasi lo stesso colore della copertina dei Suede. O se il colore non è proprio lo stesso, di sicuro almeno ha lo stesso sapore.

Articolo di Andrea Pazienza

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