Rock

Le cinque cover più belle delle canzoni dei Radiohead

Thom Yorke compie oggi 51 anni. Noi lo celebriamo attraverso le cinque cover più belle di alcuni tra i brani più famosi dei Radiohead

Autore Benedetta Minoliti
  • Il7 Ottobre 2019
Le cinque cover più belle delle canzoni dei Radiohead

Radiohead, Kevin Winter/Getty Images for Coachella

Thom Yorke – che oggi, 7 ottobre, compie 51 anni – è sicuramente tra i cantanti e compositori più influenti del panorama musicale mondiale. Tre le personalità più forti del mondo del rock, Yorke si è distinto per la sua voce incredibile e per una capacità di scrittura difficile da emulare.

Dalla nascita della sua storica band, i Radiohead, nel 1985, a oggi, Thom Yorke è riuscito a scrivere un pezzo di storia della musica. Con il suo gruppo, grazie ad album come The Bends, Ok Computer e In Rainbows, e con le sue grandi prove da solista, dal suo album d’esordio The Eraser, uscito nel 2006, al recente Anima, disco che è diventato anche un cortometraggio targato Netflix.

Oggi abbiamo scelto di celebrare la sua carriera attraverso le cinque cover più belle di alcuni dei brani più famosi dei Radiohead.

No Surprises – Regina Spektor

Regina Spektor, in questa versione voce e pianoforte, rende omaggio a uno dei brani più celebri della band. Leggendo il testo di No Surprises potremmo pensare al monologo finale di Renton in Trainspotting, film cult della fine degli anni ’90 di Danny Boyle. «Allora perché l’ho fatto? Potrei dare un milione di risposte tutte false. La verità è che sono cattivo, ma questo cambierà, io cambierò, è l’ultima volta che faccio cose come questa, metto la testa a posto, vado avanti, rigo dritto, scelgo la vita. Già adesso non vedo l’ora, diventerò esattamente come voi: il lavoro, la famiglia…».

Questo brano, tratto da Ok Computer, è uno dei più intensi ed emotivamente difficili da digerire tra quelli scritti da Yorke. No Surprises porta chi ascolta a riflettere su quanto anche i desideri più semplici di ognuno di noi forse potrebbero portarci ad una vita ripetitiva, asettica, addirittura noiosa. Ed è davvero questa la vita che ci auguriamo di avere?



Paranoid Android – Brad Mehldau

Il pianista jazz Brad Mehldau riarrangia al pianoforte il celebre brano della band, primo singolo estratto da Ok Computer. Il titolo si riferisce a Marvin l’androide paranoico, personaggio della serie di romanzi Guida Galattica per Autostoppisti dello scrittore inglese Douglas Adams. Il brano racconta la storia di un ragazzino, emotivo ed empatico, soffocato dal mondo che lo circonda.

Un mondo che non lo capisce, dove ciò che prova è sbagliato e dove tutto ciò che prova deve essere nascosto. Il brano è un’accusa nei confronti della monotonia e dello stile di vita materialistico. Paranoid Android racconta così di una continua lotta contro un modo privo di empatia, troppo concentrato sulle frivolezze.



Karma Police – Manuel Agnelli

In questa canzone, incentrata sul concetto di karma, troviamo molti riferimenti al libro 1984 di George Orwell. Nel videoclip realizzato per Karma Police, ogni volta che un membro della band commette un fatto scorretto, arriva la polizia del karma a sistemare tutto. Un atto che spesso non è davvero scorretto, ma è frutto di una convinzione, spesso sbagliata, di chi sta in divisa.

Le reinterpretazioni in circolazione di questo brano sono tantissime: dai Panic! at the Disco ai Marlene Kuntz, la versione più coraggiosa e di carattere è sicuramente quella di Manuel Agnelli, inconfondibile voce degli Afterhours.



Reckoner – Gnarls Barkley

Il duo, che abbina musica elettronica e soul, propone una reinterpretazione del brano Reckoner, tratto da In Rainbows. Qui non troviamo più l’arrangiamento di archi composto da Jonny Greenwood o il falsetto di Yorke, ma la voce calda e avvolgente del rapper Cee Lo Green. La canzone tratta del giorno del giudizio, conosciuto anche, come indicato dalla Bibbia, come “Day of Reckoning”.

Nel brano si fa inoltre riferimento al cambiamento, costante e inevitabile, che come esseri umani siamo destinati ad affrontare durante la nostra vita, senza comprendere appieno tutto ciò che succede.



Creep – Prince

L’artista, scomparso nel 2016, ha proposto la sua emozionante versione di Creep, probabilmente il brano più coverizzato dei Radiohead, durante la sua esibizione al festival Coachella nel 2008. Questa versione del brano, dopo vari blocchi imposti dall’eutourage del cantante, è stata caricata su YouTube nel 2015, a sette anni dall’esibizione live dell’artista.

«I’m a Creep, I’m a Weirdo» è una frase nella quale tutti potrebbero rispecchiarsi. Creep racconta la dualità dell’uomo, sempre combattutto tra luce e ombra, tra buono e cattivo. Ci sono lati di noi che non vorremmo far mai emergere o conoscere a nessuno. Sono gli aspetti del nostro carattere contro cui combattiamo tutti i giorni. In questo caso ci troviamo di fronte un “io” viscido, inquietante, qualcuno che non vorremmo mai avere attorno, o affianco.



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