Young Marble Giants: «Facile fare bella figura con le convenzioni del rock»
Intervista doppia alla voce e alla chitarra dei Young Marble Giants, che potrete leggere per intero sul prossimo numero di Billboard Italia
Compie 40 anni l’unico album dei Young Marble Giants Colossal Youth, davvero un unicum nella storia del post punk, amato da Kurt Cobain e The XX.
La Domino Records lo celebra con una edizione speciale, e noi abbiamo intervistato due terzi della band, Alison Statton (voce) e Stuart Moxham (chitarra) che assieme al fratello Philip al basso formavano la storica la line up.
La versione integrale la potrete leggere nel numero di dicembre/gennaio di Billboard Italia.
Questa è la versione in doppio vinile, gatefold sleeve con DVD (Live at Hurrah, New York, November 1980) e booklet di 4 pagine. Esiste anche una versione deluxe con i vinili trasparenti e booklet di 28 pagine.
Vero e proprio oggetto di culto, questo unico album per gli Young Marble Giants, rappresentò nel 1980 un album atipico nel contesto della scena del post punk anglosassone, dove dominava l’attitudine DIY alla quale il trio gallese apparteneva, ma non contemplava quel desiderio di compiutezza stilistica e di “perfezione” che invece emana in ogni solco Colossal Youth.
Una seducente granitica integrità estetica, raggiunta sotto il segno della semplicità da Alison Statton e dai fratelli Moxham, Stuart e Philip che li emancipa in definitiva da quella cornice storica (non nominate mai il post punk a Stuart), rendendo la loro scarna produzione un caso a parte.
L’intervista
Che reazioni vi suscita riascoltarvi oggi?
Stuart: Sarebbe una domanda semplice… ma la risposta deve considerare diverse sfumature. Ascolto molto di rado il nostro materiale. A essere sincero ho reazioni ambivalenti al riguardo perché lo associo a molte cose, non solo ai deliziosi ricordi di quando è stato scritto, suonato dal vivo e, alla fine, registrato nel 1978 / ’79. La band poi finì sotto i riflettori solo per pochi mesi, dopo che Rough Trade pubblicò le nostre produzioni, ed eravamo totalmente impreparati al successo e alla visibilità che ne comportò. Accaddero tutte le solite cose che succedono in tour: l’essere sempre a stretto contatto e andare in giro per paesi stranieri. E in più le a nostre relazioni a livello personale erano già piuttosto delicate, si stavano spezzando, come anche tutte quelle intorno alla band.
Implodemmo. Poi era arrivata la reunion che durò fino al 2015 e fallimmo nella nostra intenzione di fare nuova musica e anche di non cadere nella sindrome di essere la solita “altra band degli anni ’80”… Tutto questo peggiorò l’atmosfera all’interno del gruppo fino al definitivo scioglimento. Quindi la musica è stata contaminata da un bel fardello emotivo. Inoltre, come persona creativa, ho desiderato, sin dal novembre 1980, di allontanarmi da quel materiale. Fu meraviglioso nei primi giorni. Ne sono ancor orgoglioso, e profondamente grato per ciò che ottenni, ma ho anche avuto bisogno di fare cose nuove.
Ho letto che agli esordi avevate creato un synth dentro una ventiquattrore.
Alison: La nostra band aveva una strumentazione molto limitata e per lo più di seconda mano. Questo significava che non fosse particolarmente affidabile. Il cugino di Stuart e Phil, Peter Joyce costruì da zero la nostra drum machine – certo, non era una TR 808 che all’epoca non era disponibile – ma era facile da programmare e così divenne un segno distintivo nel nostro sound. Piuttosto che causare inconvenienti per la band, una strumentazione così essenziale e basica giocò un ruolo cruciale nella creazione del suono di Colossal Youth. Anche lo stile di Phil al basso elettrico fu molto caratteristico.
La scorciatoia delle convenzioni
Stuart, il tuo stile di suonare la chitarra richiama quello di alcune band della vostra epoca, dai pere Ubu ai Devo ma la cosa che stupisce è il tuo suonare in maniera minimale, anche nel volume, senza distorsioni. I tuoi riff se suonati ad alto volume non sfigurerebbero in una rock band.
Stuart: La distorsione e la musica ad alto volume sono due delle convenzioni del rock che seguimmo timidamente, ma poi le abbandonammo di proposito. Qualsiasi sciocco può far bella figura imitandole ma noi volevamo che la gente sentisse lo “scheletro” sonoro delle nostre composizioni perché reggeva su delle belle ossa! Ovviamente puoi anche sostenere che la nostra musica fosse il “suono della repressione” e potresti avresti ragione.
A proposito di chitarre distorte, non ti sei mai chiesto come mai Kurt Cobain fosse un vostro appassionato fan e come mai Courtney Love fece una cover con le Hole di Credit in the Straight World?
Stuart: Immagino che Kurt avesse buon gusto. Sentii una storia mentre ero negli States tra il 1992 e il ’94, si diceva che Kurt avesse registrato una versione demo di Credit in the Straight World, ed è da qui che Courtney ebbe l’idea, ma chi lo sa se sia vero…