Addio a Maurizio Costanzo: una vita dedicata anche alla musica
Giornalista, conduttore, sceneggiatore, autore di programmi TV e anche di canzoni, è scomparso a Roma a 84 anni segnando la fine di un’epoca
Il legame con la musica è sempre stato fortissimo per Maurizio Costanzo. C’era la sua passione per gli ottoni, il suo sassofono e soprattutto tanti di noi ricordano il suo capolavoro a livello di paroliere. Se Telefonando di Mina, con quel testo che scivola tra le note con una sinuosità assolutamente irresistibile. Ma tante altre piccole sorprendenti canzoncine del pop italiano sono sgorgate anche dalla sua penna. Dietro Front, brano del 1968 in coppia con Rocky Roberts, appena entrato nella notorietà con il roboante r&b di Stasera mi butto.
Non tutti sanno poi che Costanzo è presente nel primo album di Toto Cutugno come solista in Voglio l’anima (1979), disco che contiene tra l’altro le canzoni Soli (scritta originariamente per Celentano) e Solo noi, pezzo con cui partecipò nel 1980 al Festival di Sanremo, conquistando il primo posto. Oppure che è tra gli autori di un eccentrico brano cantato da Ombretta Colli, Luna quadrata. Fu la sigla di un varietà del sabato sera in Rai che Maurizio Costanzo curò con Enzo Trapani nel 1976, dal nome semplicissimo, Rete Tre. Un programma folle che anticipava la nascita proprio di Rai Tre e che aveva invece come sigla finale il tormentone Sei forte papà di Gianni Morandi.
E poi la televisione, il mezzo attraverso il quale noi tutti l’abbiamo conosciuto, per chi poi è della mia generazione. Il Maurizio Costanzo show, lanciato nel 1982, con il suo impianto scenico semplicissimo è stato luogo epifanico di tanti personaggi – talvolta sublimi, in altre occasioni dei veri “nuovi mostri” – che sarebbero diventati popolarissimi grazie a lui.
«Maurizio Costanzo ha inventato il palcoscenico su cui tutti vorrebbero recitare»
Vorrei chiudere ricordando Maurizio Costanzo con le parole che Rodolfo di Gianmarco scrisse nell’introduzione di un suo libro Teatro. Ovvero il fascino discreto della parola (edito da Gremese) del 1990 che conteneva due pièce teatrali firmate da proprio da Costanzo. Il teatro fu infatti un’altra sua grande passione con la TV e la musica. “Costanzo ha inventato un palcoscenico in cui tutti prima o poi vorrebbero recitare. Lo ha dotato di un pubblico notturno di alcuni milioni di unità. Sa gestire la sua maschera oramai proverbiale, un appeal da magnanimo e inquieto Don Marzio alle soglie del Duemila. Ha schedato, sceneggiato e a buon bisogno spettacolarizzato una fauna umana di ogni indole e specie”.