Mercury Prize 2023, il trionfo del jazz degli Ezra Collective
Il quintetto inglese ha vinto il prestigioso premio di miglior album del Regno Unito e dell’Irlanda con il disco “Where I’m meant to Be”
Per capire che il jazz non fosse più un genere di nicchia, non serviva di certo aspettare i vincitori del Mercury Prize 2023. D’altronde da diversi anni nel rock, nel post-punk – si pensi ai Black Country, New Road o ai Viagra Boys – oltre che nell’hip-pop (Little Simsz, Stormzy e ovviamente Kendrick Lamar) sono tornati in auge il sax e le atmosfere avant-jazz. E dopo il trionfo proprio di Little Simz l’anno scorso, chi ha vinto il Mercury Prize? Gli Ezra Collective sono una conferma del genere e il loro secondo album Where I’m meant to Be è il miglior album del Regno Unito nell’annata 2022-2023.
Gli Ezra Collective hanno trionfato quasi a sorpresa a discapito, tra gli altri, dei favoriti della vigilia Young Fathers e Arctic Monkeys. La giuria del Mercury Prize, il premio musicale più prestigioso d’Oltremanica insieme ai BRIT Awards, lo ha descritto come “un disco edificante e puntuale“. Una definizione piuttosto fredda che potrebbe sviare chi non conoscesse il quintetto alternative jazz di Londra. Gli Ezra Collective sono ritmo e vitalità, un viaggio sonoro e sensoriale.
Gli Ezra Collective, chi sono i vincitori del Mercury Prize 2023
I cinque membri degli Ezra Collective si sono conosciuti al Tomorrow’s Warriors, un’organizzazione educativa londinese che attraverso il jazz si pone come obiettivo l’inclusività sociale e culturale. Anche per questo motivo, il leader della band Femi Koleoso ritirando il premio circondato dai coriandoli rossi dell’Eventim Apollo di Hammersmith (Londra) dove si svolgono i Mercury Prize, ha dedicato la vittoria alle comunità che li hanno supportati e che aiutano tuttora i giovani artisti.
Il loro percorso nella musica è iniziato con il primo EP Chapter 7 nel 2016, ma è con il brano strumentale Quest For Coin (2019) che hanno raggiunto la notorietà che li ha portati fino al Mercury Prize. Nel loro album di debutto figuravano collaborazioni importanti, su tutte quella con Jorja Smith nel brano Reason in Disguise, brano che mostrava l’abilità della band di fondere il jazz con l’R’n’B e il rap. Sì, perché tra le ispirazioni dicharate dagli Ezra Collective c’è anche Kendrick Lamar.
Il loro secondo disco Where I’m Meant to Be con il quale hanno vinto il Mercury Prize prosegue sulla strada della commistione di generi. Si passa dal jazz puro all’afrobeat, il tutto condito con una consistente dose di soul. Ascoltando la traccia d’apertura Life Goes On viene quasi da pensare che Damiene Chazelle e Justin Hurwitz abbiano tratto qui l’ispirazione per la colonna sonora di Babylon. Tra i feat. spiccano i nomi di Emeli Sandé e del regista premio Oscar Steve McQueen.