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La Milano Music Week ci racconta il mondo dei compositori di colonne sonore

Il panel organizzato da SIAE “The soundtrack of our lives: scrivere colonne sonore per cinema e serie tv” ha fatto luce su una professione ancora troppo poco tutelata

Autore Billboard IT
  • Il21 Novembre 2023
La Milano Music Week ci racconta il mondo dei compositori di colonne sonore

Ci piace definirli con nomi poetici che ci illudono di aver loro reso il giusto omaggio, li chiamiamo acceleratori di emozioni o vestitori di immagini, quando invece basterebbe utilizzare il sostantivo più semplice di autori: la Milano Music Week, insieme a SIAE, ha scelto di dedicare un panel ai compositori di colonne sonore. Una figura professionale e artistica fondamentale, soprattutto in un periodo storico come il nostro in cui la fruizione di contenuti video è aumentata a dismisura. Eppure, è una professione che, nonostante la legge sul diritto d’autore, troppo spesso non è sufficientemente tutelata e si ritrova in balìa dei meccanismi del mercato.

Il compositore di colonne sonore raccontato dalla Milano Music Week

Il panel della Milano Music Week, The soundtrack of our lives, ha ospitato tre figure di spicco del settore: Bivio, celebre autore di colonne sonore insieme ad Aldo De Scalzi, Ginevra Nervi, giovane autrice di successo, e l’altrettando giovane Giacomo Mazzucato, in arte Yakamoto Kotzuga. Tutti e tre compositori, tutti e tre abituati a lavorare in un contesto che prevede una grande abilità nel saper gestire la relazioni interpersonali.

«Quella del compositore è una professione fluida che si basa sul rapporto di fiducia, in primis con il regista. Con lui si deve creare un match, altrimenti crolla tutto» spiega Ginevra Nervi. In effetti, anche se spesso l’autore di colonne sonore, come dimostra l’esperienza dei tre ospiti, porta avanti anche una carriera solista, quando lavora per i film deve entrare in relazione con un gruppo folto di collaboratori. Quando la produzione sceglie un compositore senza preoccuparsi di creare un legame, ma solo occupando una casella, il rischio di un lavoro privo di personalità e non stimolante è alto.

«La differenza tra lo scrivere musica per un disco e farlo per un film sta proprio nei rapporti interpersonali. Inoltre, diventa fondamentale il lavoro con le immagini» racconta Pivio. Non chiamatela quindi musica di sottofondo: quella che viene composta è una tessitura frame by frame. «Si incrementa la storia portata sullo schermo dalla sceneggiatura e dalle immagini» aggiunge Kotzuga.

Un autore troppo spesso non riconosciuto

Quando Pivio, durante il panel della Milano Music Week, legge i numeri relativi all’industria cinematografica e audiovisiva italiana, non ci si può non stupire davanti al paradosso. Secondo il MIC, nell’ultimo anno sono usciti 355 film, con un incremento del 15%, e 600 progetti televisivi, a fronte di una crescita produttiva del 50%. Eppure, troppo spesso, del compositore della colonna sonora non si viene a sapere neppure il nome.

«La domanda è sempre più alta e il lavoro c’è. Tuttavia, a questo non corrisponde una valorizzazione dell’autore» spiega Elisabetta Biganzoli. L’Executive Director di Sugar conosce molto bene il mondo lavorativo dei compositori di colonne sonore, in quanto gestisce il grande catalogo Karma. «In Italia non siamo mai stati abituati alla tipologia di talento degli autori di soundtrack originali, che è diversa dalle altre. Le logiche di mercato delle grandi produzioni non premettono la pubblicazione delle colonne sonore. Così impediscono quindi una loro valorizzazione al di fuori del prodotto filmico» spiega Biganzoli.

Tutto ciò non consente ai compositori di trarre profitto dalle loro opere, anzi spesso, vedono monetizzati i loro brani una volta caricati su YouTube. Il ruolo dell’editore in questo senso diventa fondamentale per permettere all’autore e alla sua opera di risaltare anche fuori dagli schermi. Anche con eventi dal vivo, basti pensare ai live di Hans Zimmer.

Ecco, proprio a proposito di nomi. L’Italia è forse il paese che più di ogni altro ha dato di più al mondo delle colonne sonore, grazie a nomi come Ennio Morricone e Nino Rota. La cosa che più lascia basiti, come spiega Bivio, è che molti addetti ai lavori, interni ai David di Donatello, ancora non reputino i compositori di colonne sonore anche autori del film. «Gli autori di un film sono, per legge, il soggettista, lo sceneggiatore, il regista e il compositore della colonna sonora. In Italia si concede tutto lo spazio alla parte scritta e ci si dimentica dell’altro lato della storia. Sì, perché anche la colonna sonora racconta una storia».

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