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Rock in Roma 2018: intervista all’organizzatore Maximiliano Bucci

Dieci anni di Rock in Roma: un festival trasversale tra le bellezze della capitale e non solo. Ne parliamo con l’organizzatore Maximiliano Bucci

Autore Tommaso Toma
  • Il15 Luglio 2018
Rock in Roma 2018: intervista all’organizzatore Maximiliano Bucci

Rock in Roma _Bruce Springsteen_Circo Massimo_2016_Foto di Luigi Orrù_2

Rock in Roma: un festival nato negli anni ’00 grazie ai due fondatori Sergio Giuliani e Maximiliano Bucci che in assoluta indipendenza hanno voluto fortemente realizzare un connubio tra le bellezze di Caput Mundi e il fascino dei concerti pop rock. Un desiderio che si è concretizzato e anzi amplificato negli effetti e nelle location, grazie a scelte intelligenti e strategiche come far suonare Rolling Stones, Bruce Springsteen e David Gilmour (quest’anno tocca al suo ex compagno di band, Roger Waters) in luoghi dal grande fascino come il Circo Massimo.

Rock in Roma 2018_Sergio Giuliani_Maxmiliano Bucci_Foto di Stefano Micchia
Sergio Giuliani e Maxmiliano Bucci, fondatori del Rock in Roma (foto di Stefano Micchia)

Ormai il Rock in Roma è “l’evento pop” dell’estate in città. Non a caso scegliamo questa denominazione, vista l’apertura a realtà musicali lontane dal rock ma vicinissime alle nuove generazioni come la presenza all’Ippodromo delle Capannelle di Coez, Macklemore, della doppietta italo-statunitense Post Malone / Dark Polo Gang, oltre a Sfera Ebbasta e al gran finale con Fabri Fibra il 26 luglio. Nomi e generi “inediti” in un calendario ricchissimo che vede in cartellone assi del rock come il terzetto di superstar degli Hollywood Vampires nella cavea dell’Auditorium Parco della Musica e il già citato Waters il 14 luglio.

Nel 2018 sono dieci anni: un bell’anniversario che festeggerete con un calendario davvero ricco e trasversale.

Già. Abbiamo iniziato quando c’erano in Italia solo l’Heineken e il Lucca come veri e propri festival rock di grande respiro. La nostra prima esigenza fu di dare a Roma un evento come quelli, di richiamo e con una line up importante. Tuttavia noi non pensavamo di arrivare a tanto con un cartellone odierno di rilievo internazionale. E poi non era nostra intenzione realizzare un festival tradizionale multi act che durasse i canonici tre, quattro giorni.

La nostra idea è di offrire ai promoter la chance di portare qui a Roma artisti che durante l’estate sono in tour, e offrirli a un prezzo contenuto al pubblico. Dagli ampi spazi dell’Ippodromo delle Capannelle ci siamo poi “allargati” al Circo Massimo, grazie alla proposta di nomi iconici della musica rock come i Rolling Stones nel 2014 per arrivare oggi ad avere uno spin off con Roger Waters, sempre al Circo Massimo. Ma non solo: quest’anno siamo anche nella Cavea dell’Auditorium di Parco della Musica e al teatro di Ostia Antica. Questa nostra espansione era uno degli obiettivi più importanti da quando abbiamo iniziato. Anche perché il legame tra le bellezze della capitale e le proposte musicali si sta realizzando per noi in maniera molto soddisfacente. Ci riempie di orgoglio.

E sempre a proposito di Italia, all’inizio non avevamo artisti nostrani. Tuttavia nel 2014 avevamo creato appositamente il white stage che ci ha portato fortuna. Ora tutti stanno parlando di un’onda indie e pop italiana che ovviamente è anche protagonista di questa edizione del Rock in Roma. Pensate che Coez riempirà uno spazio da 30mila persone. E quello di portare più “italianità” e i nuovi fenomeni musicali nel festival era e rimane uno dei nostri obiettivi.

Non vi preoccupa dunque il fatto che il vostro nome sia Rock in Roma.

L’eterogeneità è un segno della nostra libertà d’azione. Io per esempio mi sono ispirato al Rock in Rio e al Coachella, che partivano come festival tradizionalmente rock ma si sono evoluti grazie a una trasversalità di proposte. Anche se si chiama Rock in Rio, quel festival ha adesso una connotazione totalmente modificata rispetto al nome. Così anche noi ci stiamo evolvendo, emancipandoci dalla specificità di un genere musicale per andare oltre. Come potete notare lo spettro sonoro è amplissimo: c’è dall’elettronica dei Chemical Brothers al rap di Post Malone fino al classic rock di Jeff Beck. In questo momento per me sono più rock Caparezza, Mannarino o Post Malone se intendiamo la potenza empatica di questi artisti che una volta era solo ad appannaggio delle band di chitarra, basso e batteria.

Voi siete indipendenti. In quanti siete di base?

Sì, siamo indipendenti ma per fortuna abbiamo avuto sempre l’appoggio delle diverse giunte. Partiamo da un’azienda che ha 11 dipendenti e arriviamo in outsourcing fino a 60 persone.

rolling stones live in rome 2014
I Rolling Stones al Rock in Roma 2014

Regalaci una Polaroid di un Rock in Roma che idealmente porti con te.

Mick Jagger che sale sul palco in quella cornice fantastica del Circo Massimo ed io che salgo prima dell’entrata. Ma immagini per me indelebili sono Springsteen all’Ippodromo delle Capannelle nel 2013 e poi un istantanea dove c’è il Boss nel palco grandissimo e gli altri due grandi stage pienissimi di gente.

Racconta a un nostro lettore una giornata ideale al Rock in Roma.

Quando arrivi da fuori hai l’opportunità di fermarti a Roma Termini e arrivare alla fermata Capannelle totalmente brandizzata Rock in Roma. Si entra poi direttamente nei nostri spazi e ci si può godere durante tutto il pomeriggio e nel pre-serata i nostri stand enogastronomici, dal classico “panino rock” con la salamella a pietanze vegane e per celiaci. Si può partecipare ad attività collaterali ai concerti come i DJ set, e soprattutto vivere nel verde perché ce n’è molto. E finito lo show hai la possibilità di tornare a Termini con lo stesso biglietto che hai usato all’andata.

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