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Perché ascoltare Dory Previn e Skip Spence nel mese della salute mentale

Maggio è il mese che riporta la nostra attenzione sulla salute mentale. La musica può darci una mano. E non solo per le canzoni che possiamo ascoltare

Autore Tommaso Toma
  • Il19 Maggio 2020
Perché ascoltare Dory Previn e Skip Spence nel mese della salute mentale

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Negli States maggio è il mese della salute mentale. E ormai da qualche anno anche nel resto del mondo si sta iniziando a parlare di questa tematica, sulla quale è importante confrontarsi.

Pochi giorni fa noi di Billboard Italia abbiamo voluto condividere con voi i brani che ascoltiamo quando siamo giù di morale. Il mondo della musica ha molto da dire su questa tematica. Oggi, per questo motivo, parliamo della storia di due artisti: Dory Previn e Skip Spence. E, chiaramente, delle loro canzoni.

Dory Previn – Lady With the Braid (1971)

La vita di Dory Previn andrebbe raccontata in un film. Scomparsa all’età di 86 anni nel 2012, Dorothy Veronica Lagan aveva vissuto una vita piena di luci e di bui immensi.

Era di origini irlandesi e cattolica e possedeva un talento straordinario nello scrivere piccole storie ironiche e cantarle. Putroppo il padre aveva un rapporto ambiguo con Dory: un giorno la sosteneva e un altro la prendeva in giro. Era infatti tornato traumatizzato dalla seconda guerra mondiale dove aveva anche subìto un attacco chimico. Le biografie ufficiali raccontano di un episodio dove lui tenne in ostaggio e sotto tiro di una pistola l’intera famiglia per una settimana.

Ma il talento di Dory doveva esprimersi, che fosse recitando, ballando… Dopo gli studi di arte drammatica, venne notata da un liricista della MGM che rimase colpito dalla espressività delle canzoni scritte da Dory. In poco tempo trovò sempre più spazio nelle produzioni hollywoodiane e appena compiuti i 30 anni cadde letteralmente nelle braccia del grande compositore di colonne sonore e non solo, André Previn. Sposò Dory nel 1959.

Fecero coppia anche nel lavoro: incisero canzoni collezionando tante nomination agli Oscar. I primi sintomi di malessere arrivarono però a metà degli anni ’60. La compositrice/liricista soffriva di quelli che oggi definiamo a volte anche troppo facilmente “attacchi di panico”. Non riusciva a salire su un aereo per raggiungere André in tour e nel 1965 Dory Previn finì in ospedale e cominciò da quel periodo a mostrare segni di instabilità.

Non si fermò però la sua creatività. Anzi, in quel periodo co-scrisse una magnifica canzone, You’re Gonna Hear from Me per Frank Sinatra, compose ben cinque canzoni per il cult movie Valley of The Dolls il cui tema portante, cantato da Dionne Warkick, scalò le vette delle Billboard charts e ricevette la nomination per il terzo Oscar.

Ma nel 1968 Dory scoprì che suo marito la tradiva per la bellissima e appena ventenne Mia Farrow. Anzi, Mia aspettava un figlio da suo marito. Fu l’evento deflagrante di una instabilità psichica che Dory Previn cercava di tenere sotto controllo. Dopo il divorzio venne spedita in una clinica e addirittura fu forzatamente sottomessa all’orribile terapia con l’elettroshock.

Ancora una volta Dory provò con l’arte a rialzarsi e proprio in quel periodo tra la fine degli anni ’60 e la prima metà degli anni ’70 Dory Previn scrisse delle canzoni meravigliose che finirono in questi album firmati da lei: Mythical Kings and Iguanas e Reflections in a Mud Puddle(1971), Mary C Brown and the Hollywood Sign (1972), Dory Previn (1974) e We’re Children of Coincidence and Harpo Marx (1976).

I testi sono introspettivi e denotano una raffinatezza incredibile nella descrizione della vita borghese, tra ipocrisie e slanci compassionevoli. In Esther’s First Communion racconta con passi ironici e sarcastici, il forzato indottrinamento al cattolicesimo da parte dei suoi genitori. In Yada Yada La Scala descrive la condizione delle donne nei reparti psichiatrici. Celebre è la sua espressione “beware of the young girls” che era ovviamente riferita a Mia Farrow ai tempi del divorzio.

Ma se dobbiamo scegliere una canzone per bellezza compositiva è di sicuro The Lady With the Braid, con quel testo che fa capire quel tipo di amorevole soggezione che ha una donna per il suo maschio appena tornato a casa. Riscoprite Dory.

Skip Spence – War in Peace (1969)  

Alcuni lo definirono il Syd Barrett statunitense. Di sicuro Skip non è tanto conosciuto come l’ex Pink Floyd ma i paragoni per certi versi sono comprensibili anche solo per il fatto che fu uno dei fondatori dei Jefferson Airplane (dove l’abile chitarrista canadese Alexander “Skip” Spence fu sacrificato alla batteria). Li abbandonò dopo il primo album per dare vita agli eccentrici Moby Grape. Memorabili rimangono l’inno hippie Omaha e il bonus album allegato nel secondo album in studio Wow (Columbia, 1968): Grape Jam con Mike Bloomfield e Al Kooper.

Proprio nel 1968 Skip passò cinque mesi nel reparto di psichiatria dove gli era stato diagnosticato una forma molto grave di schizofrenia. Incredibilmente Skip riuscì a convincere un produttore della CBC, David Rubinson, di farsi dare un mucchio di dollari “perché sentiva la necessità di registrare un gran disco”…

E così con in mano 10.000 dollari e una fiammante motociletta si lasciò alle spalle il sanatorio per farsi circa 1.000 km da New York fino a Nashville (immaginate la temperatura…) per registare quello che fu il suo unico disco solistaOar (1969 Columbia / CBS), registrato in un giorno solo, suonando tutti gli strumenti.

Quella raccolta di ballate psichedeliche fondò un genere di space blues e space country che aveva pochi precedenti  – basta ascoltare Diana e la magnifica War In Peace – e che culmina nella trance surreale di Grey/Afro..

L’album vendette all’epoca solo 700 copie, una nullità, nonstante il massiccio endorsement del giornalista di Rolling Stone, Grail Marcus. La sua vita dopo questa disfatta dal punto di vista commerciale fu una lenta e progressiva discesa verso gli inferi, tra notti passati a sniffare, fantomatici viaggi in monsteri mistici nel Big Sur, e session mal gestite con i suoi ex compagni dei Moby Grape.

L’unica grande soddisfazione arrivò putroppo sul letto di morte nel Domenican Hospital di Santa Cruz nel 1999. La label dedicata alle ristampe di oscure gemme del rock festeggiava i vent’anni di Oarcon una magnifica edizione espansa. E soprattutto Skip Spence era orgoglioso della notizia che molti grandi artisti della sua generazione e anche giovani stavano donando le loro versioni di alcune canzoni di Oar per un album tributo. 

C’erano convolti: Robert Plant, Tom Waits, Beck, Mark Lanegan, i Modhoney… Skip si spense per le complicazioni di una polmonite il 16 aprile. A dicembre sarebbe uscita la compilation More Oar A Tribute To The Skip Spence Album. Ne sarebbe stato orgoglioso.

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