I 10 migliori album del 2019 secondo Billboard USA
Ecco quali sono, secondo Billboard USA, i dieci migliori album del 2019. Nelle prime tre posizioni troviamo Taylor Swift, Billie Eilish e…
Nel decennio che sta per concludersi non è passato un anno senza che qualcuno non prevedesse, o proclamasse, la sua scomparsa. Ma l’album in formato fisico si è invece evoluto.
Ogni anno si è trasformato in qualcosa di nuovo che lo ha reso sempre più convincente e rilevante. Sia che tu stia acquistando vinili e li stia ascoltando diligentemente nel tuo giradischi, sia che tu sia su Spotify, con i brani che si susseguono a seconda del modo con cui li hai salvati, gli LP trovano ancora spazio e, anzi, vengono pubblicati più velocemente e in forme e dimensioni più varie che mai.
Il nuovo decennio dovrà affrontare le stesse discussioni sulla morte dell’album? La risposta, probabilmente, è sì. Ma è probabile che faremo ancora la classifica dei migliori album dell’anno. Fino ad allora, ecco qui la top 10 dei migliori 10 album del 2019 realizzata da Billboard USA.
10. J Balvin e Bad Bunny, Oasis
Le voci su un possibile album collaborativo dei due si sono diffuse per due anni prima che i due amici pubblicassero Oasis senza alcun annuncio precedente. Il contenuto è stato sorprendente quanto il concetto stesso: Bad Bunny e J Balvin hanno collaborato su ogni singola traccia, come se fossero un vero e proprio duo reggaeton.
Una collaborazione senza precedenti, spesso brillante, con la voce baritonale di Bunny in contrasto con quella più fluida di Balvin. Non pensate che nel disco si parli di cambiamenti globali o di questioni sociali. Oasis parla di feste e ragazze. L’album, composto da otto brani, in gran parte prodotti da Sky e Tainy, è minuziosamente costruito su singoli beat e vamps, con pochissimi altri strumenti e qualche influenza di altri generi, sparsi un po’ per tutto il disco.
Oasis non è un album del tutto reggaeton, non è del tutto trap, ma le voci della coppia si fondono perfettamente.
9. DaBaby, Kirk
Sebbene DaBaby sia stato forse il rapper più in ascesa dell’anno, questa primavera – con il suo singolo da Hot 100 Suge – ha raggiunto il picco del suo 2019 con Kirk. Dedicato al padre defunto, Kirk è emozionante e divertente per tutti coloro che si sono persi il suo debutto esplosivo all’inizio del 2019, Baby on Baby.
Nonostante DaBaby abbia un grande talento per i brani festaioli (Bop e Vibez), questo non è l’unico talento che ha. Sia che stia mettendo la sua lirica furiosa (XXL), o parlando di oppressione (Intro e Gospel), con le tredici tracce di questo vivace successo riusciamo a vedere tutte le sfumature del rapper statunitense.
8. The Highwomen, The Highwomen
Due decenni dopo il supergruppo Highwaymen, le Highwomen hanno preso il potere con un album di debutto che ha decisamente superato le nostre aspettative. Il gruppo è l’unione delle forze stellari delle artiste Brandi Charlie, Maren Morris, Amanda Shires e Natalie Hemby.
Le donne sulla copertina dell’album sono sicuramente la forza di questo gruppo, ma va ricordato che il progetto sta avendo successo anche grazie a un cast di supporto che include il super produttore Dave Cobb, Sheryl Crow e Yola. Ma ci sono anche contribuiti di artisti come Jasom Isbell, Ray LaMontagne, Lori McKenna e Miranda Lambert.
In questo album le voci delle quattro donne si mescolano in alcune armonie davvero sublimi (Crowded Table, Wheels of Laredo) e in una scrittura davvero forte (If She Ever Leaves Me, My Only Child).
7. Tyler, The Creator, IGOR
«I hate wasted potential», afferma Tyler, The Creator verso la fine di IGOR, il suo quinto album in studio. Dopo un decennio trascorso a perfezionare il suo stile, l’artista e businessman ha raggiunto una nuova vetta – conquistando la #1 della Billboard 200 – con una strana storia d’amore che ha scritto, prodotto e arrangiato. E che si allontana dalla persona precedente per rivelare l’anima tenera, curiosa e umana di Tyler Okonma.
Attraverso un tumultuoso e brillante labirinto di suoni distorti, voci stratificate e soft jazz, il rapper analizza in quest’album il modo con cui le relazioni si intrecciano con autostima, fantasia e ansia. «How can I tell you?» chiede cautamente nella terza traccia I Think.
Alla fine, potrebbero essere i “bordi irregolari” dell’album a renderlo così inevitabilmente commovente: sulla frizzante Earfquake la voce di Tyler trema e si sforza, come se stesse lottando per portare il peso di un sentimento. Mentre l’amara Gone, Gone/Thank You, brano di sei minuti, è forse uno degli elogi alle relazioni più toccanti mai scritti.
6. Lana Del Rey, Norman Fucking Rockwell
Tutto è iniziato a settembre 2018, con Mariners Apartment Complex, una ballad rock, cupa e sognante. Quasi un anno dopo è arrivato Norman Fucking Rockwell, brulicante di quella combinazione di potere e grazia che Lana Del Rey ha costruito negli ultimi dieci anni.
La penultima traccia, Happiness is a Butterfly, presenta voci vellutate e riferimenti da Lana Del Lexicon (iconici monumenti americani, serial killer, danze). Poi c’è Venice Bitch, brano rock psichedelico, ma rilassante, di quasi dieci minuti, che ti fa pensare agli anni ’70. Anche se non eri ancora nato.
Improvvisamente, la cantante americana sembra amata dalla critica. Non che si trattasse di un punto fondamentale, per carità. Perché con Lana il punto non è mai stato se piaccia o no. Si tratta di come ti fa sentire, come sa bene ogni suo fan. Tra l’altro, Norman Fucking Rockwell le è valsa la nomination ai Grammy 2020 nella categoria Album of the Year.
5. Maggie Rogers, Heard It in a Past Life
Se Heard It in a Past Life non ispira tutte le fibre del tuo essere ad esplodere di gioia in maniera super spensierata, facendoti sfoggiare ogni passo di danza nel tuo arsenale, forse niente riuscirà a farlo. Questo non vuol dire che l’album di debutto della cantautrice pop Maggie Rogers esplori esclusivamente i momenti più dolci che la vita ha da offrire.
Questo perché spesso l’album vira nella direzione opposta. Come nel caso di Light On (“Would you hear me out if I told you I was terrified for days?/ Thought I was gonna break”). Ma questi casi di incertezza e disperazione sono piacevolmente umani: come accade quando si impara a ballare. I più grandi momenti di crescita non arrivano senza qualche scivolone lungo la strada.
La Rogers non si fa abbattere da nessuno di essi, rialzandosi ogni volta e liberandosene, sul finale dell’album, con i brani Burning e Back in My Body.
4. Lizzo, Cuz I Love You
Il presidente Obama ha pubblicato il singolo di Lizzo Juice nella sua playlist estiva ad agosto. Nello stesso mese, la cantante ha attirato una folla enorme per la serie di concerti estivi del Today Show, superando Jennifer Lopez e Jonas Brothers. Truth Hurts, invece, è stata virale per tutto il 2019. L’ultimo di tanti video pubblicati relativi al brano? Un’insegnante di danza di Pittsburg, in California, motiva i suoi alunni con l’ormai famosissima frase: «I just took an ELA test, turns out I’m 100 percent that smart».
Cuz I Love You vibra di autenticità e umorismo. Lizzo continua a diffondere messaggi sull’amor proprio e sull’empowerment che colpiscono anche se non hai problemi di peso e anche se non sei di colore. Altrettanto liberatoria e piacevole è la musica stessa, che spazia tra soul e gospel, rock e rap, fino al pop.
Ci sono voluti dieci anni perché Lizzo diventasse quella che è oggi: una sensazionale rivoluzione. Ma ne è valsa la pena aspettare, come dimostrano le otto nomination ai Grammy 2020. L’artista è infatti candidata, tra le altre, nelle categorie Best New Artist, Record e Song of the Year (Truth Hurts) e per Album of the Year.
3. Taylor Swift, Lover
Sia che GLAAD (organizzazione no profit di attivismo LGBT, ndr) passi con allegria You Need to Calm Down o che protesti contro il sessismo istituzionalizzato con l’incisiva The Man, Lover è finora l’album più socio-politico di Taylor Swift. Ma non solo. È anche un gradito ritorno anche al lato più sciocco della cantante, in gran parte assente nei precedenti lavori.
La sua effervescente presa di coscienza è in mostra in London Boy (dove celebra il suo fidanzato inglese mentre tenta goffamente di imitarne il gergo britannico) o nella title track, dove mescola con maestria autoironia e sincerità.
Dai synth-bops agli elementi acustici, nell’album ritroviamo il sound della Swift del passato. Nonostante questo, mai prima d’ora ci era sembrata così a suo agio, matura e decisamente felice nel consegnare al mondo la sua musica.
2. Billie Eilish, When We Are Fall Asleep, Where Do We Go?
È sia stupefacente che incredibilmente ovvio che l’album di Billie Eilish sia solo il suo album di debutto. Il suo impatto quest’anno è stato enorme. La presenza della cantante è stata così importante nella cultura pop che sembra che lei e il suo disco siano con noi da sempre.
Allo stesso tempo, il fatto che entrambi siano così nuovi è la parte davvero eccitante di tutta la questione. Mentre Billie ha trascorso quasi quattro anni a sviluppare le sue abilità artistiche e le sue strategie, ha affermato che nulla avrebbe potuto prepararla a questo anno esplosivo.
Da quando il suo album di debutto è uscito a marzo, è stata considerata come l’artista che ha reinventato il pop. La voce di una generazione, grazie al sound e alle prospettive uniche dei suoi successi, come Bad Guy e l’elettrizzante All the Good Girl Go to Hell. Sono passati nove mesi, ma il suo album è urgente e rivoluzionario come quando è stato pubblicato.
1. Ariana Grande, Thank U, Next
«Trovo interessante che questo sia stato uno dei migliori anni della mia carriera e il peggiore della mia vita» ha detto Ariana Grande quando ha accettato il premio come Woman of the Year di Billboard nel 2018.
Quell’anno la pop star si è fidanzata (e ha rotto) con la star del SNL Pete Davidson. Ha poi pubblicato Sweetener, album andato subito in cima alla Billboard 200. Ma non è finita qui. Sempre nel 2018 ha perso il suo fidanzato, il rapper Mac Miller, a causa di un’overdose.
Nonostante tutto, Ariana non si è data per vinta e ha trovato conforto in studio, sorseggiando champagne con amici e collaboratori (tra cui Tayla Parx e Victoria Monét), mentre scriveva e registrava il miglior album della sua carriera in sole due settimane. Quell’album è proprio Thank U, Next.
La descrizione della cantante stessa del suo quinto album («Life If First Wives Club were an album») è perfetta, dato che le dodici canzoni riguardano la liberazione (dalla colpa, dalla moderazione emotiva e dalle aspettative impossibili). Ma piuttosto che parlare di un’esperienza burrascosa di libertà, Ariana Grande ha mantenuto la maggior parte delle canzoni mid-tempo. «And I won’t say I’m feeling fine/ After what I’ve been through, I can’t lie» confessa in Fake Smile.
Ariana Grande è la regina del pop
In questo album nessuna delle sue parole passa inosservata. Dal suo desiderio di attenzioni in Needy, alla richiesta di spazio in NASA, passando per la title track o per il brano Break Up With Your’ Girlfriend, I’m Bored. Ma il momento più toccante arriva in Ghostin, probabilmente riferita a Mac Miller, dove canta «We’ll get through this, we’ll get past this, I’m a girl with/ A whole lot of baggage». Un messaggio inviato a coloro che la circondano tanto quanto a se stessa.
Quando Thank U, Next è stato pubblicato a febbraio, non solo ha debuttato alla #1 della Billboard 200, ma ha anche segnato la più grande settimana di streaming di sempre per un album pop. Questo ha portato Ariana Grande a diventare la prima artista, dai Beatles, a raggiungere le prime tre posizioni nella stessa Hot 100.
«Per quanto riguarda la mia vita personale, non ho idea di cosa stia facendo» ha ammesso durante Women in Music. Non si può dire lo stesso per la sua musica. Con questo album, la principessa del pop è diventata ufficialmente una regina.