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È uscito il primo videoclip italiano realizzato con l’intelligenza artificiale

Il video di “Cold Moon In Deep Water” nasce dalla collaborazione tra il gruppo Underdog e l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie

Autore Billboard IT
  • Il21 Marzo 2023
È uscito il primo videoclip italiano realizzato con l’intelligenza artificiale

Un frame di "Cold Moon In Deep Water", il primo videoclip italiano realizzato grazie all'intelligenza artificiale

A distanza di dieci anni dall’ultimo disco, Keep Calm, gli Underdog tornano con un nuovo singolo accompagnato da un particolare videoclip. Quello di Cold Moon In Deep Water è infatti il primo video musicale italiano interamente realizzato grazie all’intelligenza artificiale. Il progetto nasce dalla collaborazione tra gli Underdog e l’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie di Roma ideata da Davide Cardea. Nel laboratorio, un gruppo selezionato di giovanissimi studenti dei dipartimenti di Graphic Design, Design e Videomaking, esplorano innovativi percorsi di comunicazione.

Il videoclip di Cold Moon In Deep Water

«Il videoclip di Cold Moon In Deep Water nasce come un soggetto scritto, ispirato al testo della canzone, che è stato tradotto prima in sceneggiatura e poi in uno storyboard», ha spiegato Davide Cardea. «Questa è stata la nostra griglia di partenza, la nostra comfort zone per iniziare a sperimentare con l’intelligenza articiale. In questo caso Stable Diffusion, che abbiamo utilizzato per disegnare le scene. Per rimanere aderenti a come avevamo immaginato il video, abbiamo dovuto operare profonde personalizzazioni del software e delle sue librerie. Passando per script a riga di comando e interfacce ai limiti dell’usabilità».

Rossana Quarta: «Abbiamo cercato di fare un uso più professionale possibile dell’intelligenza artificiale»

A commentare il progetto, anche la direttrice dell’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie, Rossana Quarta. «Il nostro approccio è stato, fin dall’inizio del percorso progettuale, quello di collocare l’intelligenza artificiale nella sfera dei tool, degli strumenti disponibili. Cercando di farne un uso più professionale possibile, andando oltre risultati facilmente ottenibili e comprendendone, proprio usandola, quali fossero le potenzialità e i limiti».

«Il contributo di AANT – ha proseguito Quarta – vuole consistere proprio nella presa di coscienza della potenza del mezzo e delle implicazioni che l’utilizzo dell’intelligenza artificiale comporta, anche in senso etico e morale. Ma, soprattutto, è stata la natura pionieristica dell’Accademia a guidare l’indagine, l’occhio orientato al piacere della scoperta a dettare il tipo di approccio. Ponendo delle domande nate in itinere alla base di un percorso che prima di tutto è culturale e orientato a definire in che direzione si evolveranno le figure creative del futuro».        

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