Billboard Hot 100: la storia della classifica nelle parole di uno dei fondatori
Sessantacinque anni fa, il 4 agosto 1958, veniva lanciata la celebre chart. Con il contributo decisivo di uno studente liceale che avrebbe poi lavorato con Madonna
“I miei primi anni a Billboard sono stati, in parte, la mia formazione professionale”. Fu così che nel 2015 il compianto co-fondatore della Sire Records (e membro della Rock and Roll Hall of Fame) Seymour Stein ricordava la sua crescita professionale nel settore musicale.
Quella formazione includeva il lancio della classifica Billboard Hot 100 nel numero della rivista del 4 agosto 1958. A quel tempo, Seymour Stein era uno studente di liceo desideroso di imparare e aiutare a plasmare il mondo della musica, assorbendo informazioni in prima persona dagli uffici di Billboard.
L’inizio della storia della Billboard Hot 100 non fu una notizia da prima pagina, ma in compenso apparve sulla seconda, in un editoriale intitolato sinteticamente The Billboard Hot 100: “Alle pagine 36 e 37 di questo numero siamo orgogliosi di presentare la Billboard Hot 100, l’indice più veloce e completo della musica registrata in America. Questa nuova classifica, che ogni settimana elencherà i cento singoli più popolari, è una guida ai successi presenti e futuri”.
Quando fu lanciata la classifica (dominata da Poor Little Fool di Ricky Nelson), essa comprendeva “fattori come airplay radiofonico, attività sui jukebox e vendite di dischi”. Oggi l’airplay è ancora tra i dati considerati dalla Billboard Hot 100, mentre i download digitali sono i successori delle vendite di singoli in formato fisico. Lo streaming è essenzialmente un jukebox digitale dell’era moderna, con i clic di un mouse che hanno sostituito i clic di un braccio meccanico che seleziona e posiziona un 45 giri.
Al centro del lancio della Billboard Hot 100 c’era l’allora capo delle classifiche Tom Noonan, insieme al redattore Paul Ackerman e a Seymour Stein. “Tom e Paul sono stati grandi mentori per me”, disse Seymour Stein. “È stato un grande onore quando Tom mi chiese di aiutarlo a dare vita alla Billboard Hot 100”.
In modo analogo a oggi, come scrisse Billboard nel suo articolo di lancio della prima Hot 100, “i dati vengono ottenuti e tabulati fino alla deadline” (dal 1991 le chart si basano sui dati di Luminate; negli ultimi anni sono stati aggiunti svariati servizi di streaming). “I fattori ponderati nella formula attentamente progettata danno corpo alla guida più rapida e completa alla successo nazionale dei dischi”.
La Billboard Hot 100 ha fatto la storia e da oltre sei decenni è l’almanacco delle hit in America, ma anche l’operato di Seymour Stein è diventato ugualmente leggendario. Sapete quale fu il primo artista messo a contratto dalla Sire Records? Steven Tallarico. Allora membro di una band chiamata Chain Reaction, cambiò poi il suo nome in Steven Tyler come frontman degli Aerosmith.
Nel 1975, Sire Records firmò i Ramones e i Talking Heads. Arrivarono poi i Pretenders nel 1980 e Madonna nel 1982. “Mi dissi: ‘Questa donna è più intelligente di tutti noi. Toglietevi di mezzo tutti’”, disse Stein a proposito di Madonna nel 2012. Fra gli altri artisti che Sire firmò in quegli anni: Depeche Mode, The Cure, The Smiths e Ice-T.
Nel 2005 Stein fu inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella categoria “Lifetime Achievement”. Nel 2012 divenne il primo vincitore dell’Icon Award di Billboard, conferitogli al Midem di Cannes.
Qui di seguito, con le parole di Stein (da un’intervista pubblicata per la prima volta nel 2015), il suo ricordo di come ebbe origine la Billboard Hot 100, come ha contribuito ad accelerare la misurazione dei successi grazie all’inclusione del monitoraggio dell’airplay radiofonico e la storia di come (forse) fu scelto il nome della classifica.
La storia della Billboard Hot 100
“Prima della Hot 100 su Billboard c’erano molte classifiche diverse che riflettevano il successo dei singoli sul mercato, come la Best-Selling Pop Singles in Stores, la Jukebox Favorites, la Most-Heard on the Radio e la Sheet Music”.
“C’era una classifica generale chiamata Honor Roll of Hits. Era una classifica basata sulle composizioni, non sui singoli in sé, perché a quei tempi quasi tutte le canzoni avevano diverse versioni. A volte tre o quattro o più versioni di uno stesso brano hanno avuto successo, come nel caso di Unchained Melody. La posizione di una canzone in quella classifica era determinata dai punti di tutte le sue versioni”.
“Allora, le vendite di jukebox erano enormi. Se un artista di successo (come Perry Como, Patti Page o Nat ‘King’ Cole), con una storia di successi alle spalle, pubblicava un nuovo singolo, i negozi di dischi sapevano come ordinare in base alle loro vendite recenti. Invece nel caso di nuovi artisti – e ce n’erano molti in quei primi giorni del rock and roll – i negozi non avevano modo di essere guidati. Gli operatori di jukebox dovevano saperlo ancora più rapidamente, per decidere che dischi mettere nelle loro macchine.
“Sono stati i jukebox, in particolare, i primi a determinare il bisogno di un modo più veloce di fare le classifiche. Fortunatamente era più o meno lo stesso periodo degli inizi della top 40 radiofonica. La Billboard Hot 100 teneva conto delle playlist radiofoniche di tutto il paese, ponderate in base alle dimensioni sul mercato, per compilare questa nuova classifica”.
“Non era del tutto priva di errori o accurata al 100%. Era pur sempre il 1958. Avevo solo 16 anni e lavoravo a Billboard dopo la scuola. Da quando avevo 9 anni sapevo di voler entrare nel mondo della musica”.
L’impatto editoriale di Billboard
“Per quanto importanti fossero le classifiche, le sessioni di recensione che sceglievano gli highlights della settimana erano ancora più importanti. Se a un disco veniva concessa una recensione in evidenza, nella prima settimana le vendite sarebbero aumentate di 75mila copie da parte dei soli operatori di jukebox. Prima della Billboard Hot 100, le classifiche erano molto lente. Gli operatori di jukebox non potevano aspettare il riscontro di questi dischi, così dovevano seguire le recensioni di Billboard”.
“Paul Ackerman mi invitò a partecipare a queste sessioni di recensione il mercoledì sera. Mi pagò persino l’hotel per soggiornare vicino agli uffici di Billboard. Così potevo alzarmi e prendere la metropolitana per la Lafayette High School a Brooklyn. Fu in queste sessioni che incontrai persone come Syd Nathan della King Records, Leonard Chess, George Goldner, Lew Chudd della Imperial, Herman Lubinksy della Savoy, Don Pierce della Starday ed editori come Freddy Bienstock e Al Gallico, solo per citarne alcuni”.
Il nome “Hot 100”
“L’industria musicale cercava un modo più efficace e rapido (“hotter, quicker way” nell’originale, ndt) per ottenere informazioni sulle classifiche. Potrebbe essere stato Tom Noonan ad inventare il nome. Di certo non io. Potrebbe essere stato uno dei giornalisti, o Paul Ackerman. Non ricordo bene”.
“La reazione fu ovviamente positiva da ogni angolo del music business. Erano ancora gli albori del rock and roll. Mitch Miller e Hugo Winterhalter erano ancora a capo dell’A&R di Columbia e RCA Victor, le due principali major. Pensavano che il rock and roll non sarebbe durato. Milt Gabler della Decca invece fu il primo delle major a sposare in pieno il rock and roll e fu Steve Sholes della RCA ad organizzare l’acquisto del contratto di Elvis Presley dalla Sun Records. Ma non senza consultarsi prima con Paul Ackerman”.
“Anche i negozi di dischi e le stazioni radiofoniche reagirono favorevolmente. Grazie al successo della classifica, sempre più discografici si presentavano agli uffici di Billboard. Spesso venivano con i loro artisti al seguito, che fosse per ottenere un articolo dedicato o anche solo per ringraziare di aver riconosciuto la loro #1 in classifica”.