Chrysalis Records, la farfalla blu torna a volare
Le alterne vicende della storica label britannica che lanciò i Jethro Tull e che oggi rivive grazie a tanta nuova musica
Chi è un grande appassionato di rock conosce benissimo l’importanza e il fascino che evoca Chrysalis Records, che ha come segno grafico distintivo una farfalla blu. Il suo nome è un’azzardata crasi tra il nome di Chris Wright e il cognome di Terry Ellis, che furono i fondatori della label e vissero da protagonisti l’esplosione della scena rock psichedelica/prog/hard rock della terra d’Albione alla fine degli anni ’60.
Chrysalis Records seppe anche cogliere al volo la possibilità di far esprimere tante band che esplosero nel periodo post punk. In un certo senso c’è una singolare affinità elettiva con la Virgin di Richard Branson.
Dopo un periodo buio, grazie all’intraprendenza imprenditoriale di Jeremy Lascelles e con il nuovo coinvolgimento del fondatore Wright, la “farfalla blu” ha ricominciato a volare. Proprio dalle parole di Jeremy conosciamo passato presente e futuro di Chrysalis Records.
Una storia gloriosa
Gli inizi di Chrysalis Records risalgono al 1968, quando i manager Chris Wright e Terry Ellis decisero di creare la propria etichetta discografica, dal momento che non riuscivano a ottenere un contratto per una band che seguivano. Quella band si chiamava Jethro Tull, e il fatto che poi avrebbe venduto milioni di dischi in tutto il mondo e che continui tuttora a fare tour è eloquente circa la dedizione e la visione di Chris e Terry.
Negli anni ’70 Chrysalis Records continuò a pubblicare album di grande successo di artisti come Ten Years After, UFO, Robin Trower e Procol Harum. Si distinse così come una delle più importanti label indipendenti del Regno Unito.
Negli anni ’80 l’etichetta si diversificò e ottenne nuovi successi con artisti come Sinéad O’Connor, The Waterboys, Ultravox, Generation X, Spandau Ballet e ovviamente la label Two Tone che pubblicava The Specials e The Selecter. Insieme Island Records e Virgin Records, il posizionamento di Chrysalis in quanto una delle tre grandi indipendenti britanniche era assicurato.
Ne seguì un’espansione negli Stati Uniti. Benché artisti come Blondie, Pat Benatar, Billy Idol, Huey Lewis and the News avessero raggiunto un grande successo, le pressioni economico-finanziarie risultarono in una vendita parziale della label a EMI nel 1989, seguita da una piena acquisizione nel 1991. Chrysalis divenne a tutti gli effetti parte di EMI e lo spirito indipendente delle origini si perse.
Il periodo buio
Nel corso del tempo la label fu di fatto dismessa e sfruttata solo a livello di catalogo. A metà degli anni ’90 smise completamente di pubblicare nuove release. Rimase a prendere polvere finché una svolta del destino vide la EMI venire inglobata nel 2012 da Universal Music. Quest’ultima per ragioni di antitrust dovette scorporare parti dell’acquisizione.
Chrysalis Records fu allora venduta a Warner Music, ma la storia non si fermò lì. In un ulteriore accordo con Impala (l’associazione europea di etichette indipendenti), Warner acconsentì a vendere una percentuale dei cataloghi acquisiti al settore indipendente. Proprio qui la nostra storia conosce una svolta positiva.
La rinascita e il presente di Chrysalis Records
Nel 2016 Blue Raincoat Music, co-fondata da Jeremy Lascelles e Robin Millar, invitò il fondatore di Chrysalis Chris Wright a unirsi alla società. Divenne così il principale offerente per l’acquisto della label e la riportò a far parte del settore indipendente.
Il catalogo di Chrysalis era rimasto poco valorizzato negli ultimi tempi. Così il primo compito del team di Blue Raincoat consistette semplicemente nel fare ordine negli archivi. Benché il catalogo americano non fosse parte dell’accordo (così come alcuni artisti britannici), Blue Raincoat fu in grado di aggiungere al portfolio le registrazioni di Steve Harley & Cockney Rebel, Suzi Quatro, Fun Lovin’ Criminals, Athlete, Dario G, Grant Lee. Ne seguirono ristampe di molti artisti chiave della label: quelli della Two Tone, ma anche The Waterboys, Ultravox, UFO e tanti altri.
Nel 2020 Chrysalis Records fu rilanciata come label di frontline, pubblicando nuovi artisti e nuovi album per la prima volta in 25 anni. La prima fu Laura Marling con Song for Our Daughter. La seguirono dischi di Liz Phair, Lump, Simone Felice, William The Conqueror, Emeli Sandé, Ben Harper.
Il 2023 vede nuove uscite per questi ultimi tre artisti. Più The Endless Coloured Ways – The Songs of Nick Drake, un doppio album contenente 23 canzoni scritte dal leggendario cantautore britannico e reinterpretate da artisti come Fontaines DC, David Gray, John Grant, Bombay Bicycle Club, Aldous Harding, Let’s Eat Grandma, Feist, Self Esteem, Phil Selway dei Radiohead.
Per il 2024 ci sono in cantiere album di nuovi artisti come Marika Hackman, The Wandering Hearts, Bodega, Gia Ford. È bello che Chrysalis Records sia tornata a diffondere nel mondo grande musica!