Dieci anni di crescita del vinile in Italia: quale futuro per il mercato?
Nel 2012 cominciò anche nel nostro paese la rinascita del formato. I dati FIMI sul mercato italiano nel 2022 ne confermano ancora una volta lo stato di grande salute
Nel 2011 nel mondo discografico ebbe inizio una piccola rivoluzione i cui effetti vediamo ancora oggi. Complice un certo feticismo per il vintage dovuto alla moda hipster allora in voga, per la prima volta da decenni l’agenzia Nielsen rilevò una crescita del formato vinile rispetto all’anno precedente: da 2.8 a 3.9 milioni di copie vendute.
L’anno successivo, nel 2012, FIMI registrò anche in Italia i primi segnali di crescita: +46% sul 2011, per un giro d’affari di 2 milioni di euro. Era solo l’inizio di una parabola inattesa che avrebbe lasciato tutti a bocca aperta: nel 2021, infatti, la quota di mercato del vinile ha superato quella del CD. Dopo ben 30 anni il “vecchio” LP è tornato ad essere il supporto fisico più venduto.
A fine marzo FIMI ha diffuso i dati riguardanti il mercato discografico italiano nel 2022, e ancora una volta salta all’occhio lo stato di grande salute del mercato del vinile, che ormai supera i 30 milioni di euro all’anno.
Un’occasione, dunque, per fare il punto sul periodo 2012-22, un decennio esatto di rinascita del vinile: quali dinamiche caratterizzano oggi il mercato rispetto a dieci anni fa? Quali sono le strategie messe in campo dalle case discografiche? Quali, invece, gli scenari che è lecito ipotizzare per il futuro prossimo, fermo restando che prima o poi il mercato raggiungerà un punto di saturazione?
Il mercato del vinile in Italia dal 2012 al 2022
Partiamo dagli ultimi dati disponibili. Stando a quanto comunicato da FIMI, il mercato del vinile vale oggi 30.1 milioni di euro, contro i 26.9 del 2021. La variazione annua è quindi dell’11.7%: un dato meno spettacolare di quel +79% registrato l’anno prima, ma si consideri che quello era il fisiologico rimbalzo dopo l’anno del Covid. Anzi: essendo comunque una crescita a due cifre percentuali, il dato sul 2022 conferma che non si trattava di un fuoco di paglia.
Impietosi i dati sul CD: -14.4% rispetto al 2021, da 27.2 a 23.2 milioni di fatturato. Il tonfo porta giù il mercato fisico nel suo complesso (-2.2%), che tuttavia rimane fra i più forti a livello internazionale, classificandosi ottavo nel mondo.
Analizzando i dati diffusi da FIMI dal 2012 ad oggi, si evidenziano due circostanze fondamentali. La prima è che nel giro di dieci anni il mercato del vinile in Italia è cresciuto di oltre quindici volte. La seconda è che la sua stessa incidenza sul totale del mercato fisico e digitale è in aumento. Negli ultimi due anni si aggira intorno al 10%.
I dati completi anno per anno
Anno | Valore assoluto | Variazione annua | % su totale fisico+digitale |
2012 | 2 mln | +46% | 1.7% (115 mln) |
2013 | 2.1 mln | +6% | 1.8% (117 mln) |
2014 | 3.9 mln | +84% | 3.2% (122 mln) |
2015 | 6.1 mln | +56% | 4.1% (148 mln) |
2016 | 10.6 mln | +52% | 7.1% (149.5 mln) |
2017 | 16 mln | +50.6% | 9.7% (165 mln) |
2018 | 13.6 mln | -15% | 8.1% (168 mln) |
2019 | 14.6 mln | +7.3% | 8% (183 mln) |
2020 | 15 mln | +2.5% | 7.1% (212 mln) |
2021 | 26.9 mln | +79% | 10% (269 mln) |
2022 | 30.1 mln | +11.9% | 9.8% (307 mln) |
Un mercato completamente diverso
«Negli anni il vinile in Italia ha mostrato un certo adattamento all’evoluzione dei generi», spiega Enzo Mazza, CEO di FIMI. «Se nei primi anni del ritrovato boom del supporto si parlava prevalentemente di catalogo, oggi a questo si affiancano delle novità, anche nei segmenti più vicini alla generazione Z, segno di una popolarità transgenerazionale del mezzo».
Del resto, il mercato stesso è oggi del tutto mutato. Come sottolinea Raffaele Razzini, VP Finance di Warner Music Italy: «Nel 2012 il mercato fisico rappresentava il 92% del mercato totale e in questa composizione i vinili rappresentavano circa l’1.5%. Nel 2022 il mercato fisico rappresenta circa il 20% del mercato totale e in questa composizione i vinili rappresentano oltre il 55%».
Oggi esiste una classifica settimanale di vendita dei vinili e – sottolinea Razzini – la release su supporto vinile è prevista praticamente per ogni nuova uscita ed è il supporto principale per ogni ristampa di catalogo.
Tendenze di oggi
La crescita del vinile sembra andare di pari passo con la crescita complessiva del mercato discografico italiano, anzi con una sempre maggiore incidenza sul totale. Se cresce uno cresce anche l’altro, insomma.
Quello del vinile è un mercato dal bacino di fruitori articolato. Da un lato ci sono certamente appassionati e collezionisti. Dall’altro, soprattutto, ci sono i giovani. «Sono i nuovi consumatori del vinile, spesso anche come un oggetto di merchandising legato all’arista stesso», dice Mazza. «In Italia la fascia d’età con i maggiori acquirenti di vinili si colloca tra i 24 e i 35 anni (con l’11%), mentre tra la generazione nata con questo supporto, tra i 55 e i 64 anni, è solo il 4%».
Per la maggior parte il mercato del vinile è rappresentato da un lato da ristampe e best seller senza tempo (alla Dark Side of the Moon, ormai prossimo alle cento settimane di permanenza in classifica, complice il cinquantenario dell’album caduto da poco), dall’altro dalle uscite dei grandi nomi del pop e del mondo urban.
Al di sotto di quelle fasce “top”, in quali casi una casa discografica ritiene redditizio pubblicare un nuovo album di inediti anche in vinile? «La scelta di pubblicare un nuovo album di inediti, anche in vinile, ormai rientra nel piano complessivo di sviluppo per ogni nuovo progetto», spiega Razzini. «Prima di tutto deve incontrare le richieste del pubblico. L’aspetto “reddituale” viene tenuto in considerazione, cercando di ottimizzare i costi di produzione e distribuzione per offrire il miglior prodotto al miglior prezzo».
Gli effetti del conflitto russo-ucraino
Allargando lo sguardo all’attualità geopolitica, è inevitabile che su prodotti fisici, legati a costi di produzione e trasporto, si riversino le conseguenze economiche del conflitto russo-ucraino. «Tutto il settore del fisico è stato impattato dai costi crescenti di produzione e distribuzione e dalla penuria di materiali, con un backlog produttivo che ha causato anche ritardi e difficoltà logistiche in tutto il mondo», conferma Mazza.
Gli fa eco Razzini: «La produzione dei vinili viveva già una fase di difficoltà legata a una capacità produttiva cresciuta a ritmi inferiori rispetto alla crescita della domanda e del consumo del supporto. In questa dinamica si sono aggiunti gli aumenti delle materie prime e soprattutto dei trasporti. Il vinile necessita di un confezionamento speciale per la spedizione rispetto al tradizionale CD: ha un peso e un volume maggiore».
Tuttavia, «come Warner la decisione al momento è di non riversare queste problematiche sui prezzi dei prodotti, continuando a monitorare gli andamenti economici».
Il futuro del vinile
Anche come effetto della guerra in Ucraina, il paradosso è che in questo momento la crescita del mercato del vinile è trainata da un aumento dei prezzi più che dei volumi, che nel 2022 secondo GfK sono stati sostanzialmente in linea con l’anno precedente.
«A fronte di un -0,8% di volume, i prezzi sono cresciuti in media dell’8%. La Top 10 dei vinili ha venduto al consumatore circa 85mila pezzi nel 2022, contro gli 86mila nel 2021», spiega Mazza. «Sarà interessante vedere se il segmento continuerà la sua corsa o si avvia a consolidare il suo ruolo di nicchia sofisticata in un mercato totalmente digitalizzato».
Allora vuol dire che è già stato raggiunto il “plateau” della curva di crescita? Quali prospettive ci sono per il futuro prossimo? Razzini: «Il mercato discografico nel suo complesso è direttamente influenzato dagli sviluppi tecnologici, con dinamiche molto variabili. Il mercato del vinile invece sembra avere un andamento di crescita costante e lineare. Penso che ci saranno ancora due o tre anni di crescita, magari a ritmi più bassi rispetto agli ultimi anni, per poi raggiungere una situazione dove gli andamenti saranno in relazione all’offerta e al successo delle nuove pubblicazioni».