Festival musicali e sostenibilità, uno sforzo collettivo
Sono il perfetto terreno di applicazione di buone pratiche legate ai temi della sostenibilità. Ma non basta: occorre lavorare per far sì che l’espressione “festival sostenibile” diventi una semplice tautologia
Festival musicale significa evento sostenibile. Questo è l’obiettivo che dovremmo porci noi organizzatori, promotori, lavoratori, artisti, frequentatori e amanti (da leggersi come termini neutri, rappresentativi di tutte le identità che compongono la filiera dei live) dei festival musicali: costruire un futuro, più vicino possibile al presente, in cui non ci sia la necessità di classifiche dei festival “più sostenibili” (come quella recentemente pubblicata dal Guardian), di liste di best practice di sostenibilità adottate dai promoter (come quelle raccontate da IQ nello European Festival Report) e neppure di articoli come questo.
Non ce ne sarà bisogno perché saremo riusciti a cambiare il paradigma e basterà dire “festival musicale” per riferirsi a una pratica intrinsecamente rispettosa, se non addirittura positiva e rigenerativa, per l’ecosistema in cui essa si inserisce. Perché, come sostiene la campagna lanciata nel 2021 da Music Declares Emergency, non c’è musica su un pianeta morto.
Fintanto che non raggiungeremo questo obiettivo, classifiche, best practice, campagne, conferenze, articoli e altre occasioni di informazione/guida/divulgazione/sensibilizzazione sono tappe necessarie, attraverso cui procedere con curiosità e senso critico.
Ma non solo. Su un piano più concreto, negli ultimi anni si sono sviluppate competenze, figure professionali, startup, iniziative di aziende e linee guida dedicate alla riduzione dell’impatto ambientale specifiche per il settore della musica live.
Un Protocollo per festival sostenibili
In Italia – in ritardo rispetto a molti altri paesi europei – nel 2022 nasce il Protocollo ESG per eventi sostenibili, grazie alla collaborazione dell’impresa sociale Music Innovation Hub, RP Legal & Tax e Triadi Società Benefit (spin-off del politecnico di Milano), con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità ambientale e la generazione di impatto sociale positivo nella filiera degli eventi live.
Il Protocollo per eventi sostenibili nasce con lo scopo di coinvolgere operatori e operatrici, artisti/e e amministrazioni pubbliche sul valore trasformativo e generativo di eventi musicali sostenibili, tramite l’individuazione di buone pratiche e aree di analisi che permettano una misurazione multidimensionale della sostenibilità degli eventi e un percorso di miglioramento continuo e – cosa più importante – facile.
Questo strumento, infatti, individua sette aree di analisi, riconoscibili anche come fasi diverse della realizzazione dell’evento, delineando una catena di azioni volte alla mitigazione degli effetti negativi e alla creazione di valore condiviso. Le aree prese in considerazione sono: direzione artistica, scelta di sponsor e partner, scelta della venue, marketing e distribuzione, ingaggio del pubblico, produzione operativa, monitoraggio e controllo.
Grazie a questo strumento, chi organizza eventi e/o festival può trovare supporto in ogni fase del progetto, valutando le diverse alternative che ha a disposizione e dando peso alle proprie scelte, in un’ottica omnicomprensiva della sostenibilità che mira a ridurre il proprio impatto ambientale e generare valore sociale, senza rinunciare alla spettacolarità del proprio evento.
Sostenibilità sostenibile
Uno dei principali temi di dibattito quando si parla di festival eco-sostenibili è quello della compatibilità con un altro tipo di sostenibilità, quella economica.
Seppure dal 2022 i festival musicali abbiano ripreso a fiorire in tutta Europa, le difficoltà legate al fantasma del Covid, all’aumento dei costi (di produzione e artistici) e alla dispersione delle figure professionali qualificate pone spesso l’equilibrio finanziario in cima alla lista delle preoccupazioni dei promoter, e ancora una volta prima della responsabilità verso l’ambiente.
Cambiando la lente con cui si osserva la relazione tra i due tipi di sostenibilità, emerge però come investire nella sostenibilità possa essere per i festival, oltre che necessario e giusto, anche conveniente. Qui i tre principali motivi.
Vincoli normativi e finanza sostenibile
In linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, il quadro normativo è in continua evoluzione, vincolando sempre di più i Paesi e gli operatori economici a una responsabilità sociale e ambientale. In Italia quasi quattro PMI su dieci investono già in sostenibilità come leva strategica competitiva e per rispondere ai vincoli normativi e reputazionali imposti dalle Istituzioni (Il Sole 24 Ore).
Le direttive imposte dal quadro normativo sono inoltre supportate dai piani finanziari, come evidenziato dal report di PwC 2022 – The growth opportunity of the century: “Gli asset ESG raggiungeranno un patrimonio compreso tra i 5.400 miliardi e i 7.600 miliardi di euro entro il 2025, rappresentando tra il 41% e il 57% del totale degli AuM dei fondi comuni domiciliati nell’UE”.
Sono fondi che escludono alcuni settori e aziende non sostenibili, premiando le realtà maggiormente responsabili dal punto di vista sociale e ambientale, a cui viene data la possibilità di accedere alle risorse messe a disposizione da parte delle istituzioni pubbliche internazionali, nazionali e locali su progetti di transizione economica e sociale (tra cui PNRR regionali e comunali, bandi di finanziamento promossi da fondazioni e compagnie private, progetti europei).
Contenimento dei costi
L’adozione di strategie sostenibili aiuta a individuare opportunità di contenimento dei costi, tra i quali quelli energetici, logistici e di allestimento (riutilizzo di materiali, con ammortizzamento della spesa nel tempo; ottimizzazione dell’uso degli spazi e delle necessità di strumentazioni, con conseguente riduzione dei bilici e delle motrici per il trasporto; utilizzo di alternative a basso impatto energetico e più sostenibili per l’ambiente, come le lampadine led).
Inoltre contribuisce a ridurre gli sprechi alimentari e le tasse sui rifiuti, anche grazie a campagne di sensibilizzazione che coinvolgano il pubblico, incoraggiandolo a un comportamento più responsabile (per esempio, campagna Music For The Planet e attivazione community sull’app AWorld; collaborazione con UberEats al Sonic Park).
Attrattività per il pubblico di riferimento
La sensibilità al problema ambientale da parte delle nuove generazioni – target principale della maggior parte degli eventi di musica live – è, per ovvie ragioni, fortissima.
Da una survey Deloitte del 2021, la questione ambientale risulta al primo posto tra gli interessi delle ultime generazioni (28%), a pari merito con la preoccupazione per la salute (dopo due anni di Covid). I ragazzi dai 25 ai 35 anni sentono forte l’esigenza di agire in prima persona contro il riscaldamento globale, attuando allo stesso tempo un cambiamento sociale.
Il successo di festival ed eventi che hanno puntato moltissimo su una comunicazione e un marketing legato principalmente al tema della sostenibilità (dal DGTL di Amsterdam al We Love Green in Francia fino a Terraforma in Italia) ha dimostrato come adottare determinate politiche sia una strategia vincente già da diversi anni.
Conclusioni
Avendo sforato il limite massimo in cui chiederci se e perchérealizzare o partecipare ad un festival sostenibile, non si tratta più di avere la possibilità di scegliere, ma di adattarsi alle esigenze dei nostri tempi.
Non mancano gli strumenti e non mancano, a differenza di quanto si possa pensare, le risorse. Manca, forse, un’idea organica di rivoluzione dell’esperienza socio-culturale, che non usi più la sostenibilità come strategia di marketing, ma crei un insieme di dinamiche, fatte da azioni e reazioni, in cui nessuno/a è escluso/a: dal promoter, all’artista, allo sponsor, all’istituzione, al/la partecipante stesso/a.
Passando per strumenti di divulgazione e concretizzazione, si può procedere verso l’obiettivo che la sostenibilità di un evento non sia più considerata solo un valore aggiunto, ma diventi un fondamento imprescindibile su cui costruire una nuova visione degli spettacoli dal vivo, fino a far diventare “festival sostenibile” una tautologia.
Articolo di Anna Zò e Sarah Parisio