Come MDLBEAST sta cambiando il volto della musica in Medio Oriente
Dall’Egitto all’Arabia Saudita, dalla Tunisia ad Abu Dhabi, una società sta cercando di aiutarne la crescita. Come? Con XP Music Futures: conferenze, workshop, panel, scambi culturali continui
Quello che sta accadendo adesso in Medio Oriente dal punto di vista musicale è sotto gli occhi di tutti. Il mercato è decisamente in crescita, anche per motivi oggettivi come l’apertura dell’Arabia Saudita al turismo e alla musica in generale dal 2019, ed è un’evoluzione condivisa anche dagli altri stati. Questa crescita va però anche gestita, organizzata, certamente incrementata.
Per questo è nata MDLBEAST, una fondazione culturale nata proprio in Arabia Saudita, che ha questo scopo: unire gli addetti ai lavori e gli artisti di tutta la regione MENA. Con diversi strumenti: XP Music Futures, ovvero panel, workshop, conferenze e poi con il Soundstorm Festival, un evento gigante di musica elettronica che si tiene a Riad.
Il conference festival XP Music Futures
Per capire meglio siamo andati a un appuntamento XP Music Futures al Cairo, a fine maggio, dove abbiamo parlato con la responsabile del programma culturale, Yasmine Rasool, e abbiamo assistito a workshop decisamente interessanti. Gli argomenti sono molto spesso simili a quelli affrontati anche nei panel qui in Europa, però lo scenario di riferimento chiaramente è molto diverso. Alcuni temi sensibili, come la creazione di luoghi sicuri per le donne nei luoghi di divertimento, diventano ancora più urgenti in Paesi dove – solo per fare un esempio riportato da alcune artiste – le donne non possono vestirsi come vogliono per paura di incorrere in pesanti insulti sessisti.
Il prossimo XP Music Futures si terrà a dicembre in Arabia Saudita, dal 7 al 9, mentre il prossimo gigantesco Soundstorm sarà dal 14 al 16 dicembre. La lineup della prossima edizione non è ancora stata annunciata ma la scorsa edizione ha visto salire sul palco, per esempio, Bruno Mars, DJ Khaled, Post Malone, David Guetta e Steve Aoki, con oltre di 700mila presenze per sette palchi.
L’intervista a Yasmine Rasool di MDLBEAST
Yasmine, come potresti farci capire la scena in questo momento? Quali sono i generi che vanno di più nei diversi Paesi della zona MENA?
Tutti. Dal reggae all’EDM, dall’R&B all’indie fino all’hip hop e al jazz. Per esempio in Bahrein va tantissimo il rock. Noi cerchiamo di organizzare le nostre conferenze e i nostri incontri proprio in base a quello che ci viene chiesto dal pubblico e anche dagli artisti. Vogliamo che quest’ultimi si trovino nelle condizioni giuste per potersi esibire, così cerchiamo per loro le migliori location.
Pensi che l’Arabia Saudita sia il Paese che sia cambiato di più in questi anni, dato che si è aperto al turismo nel 2019?
Certo. Prima la musica era completamente vietata, era considerata peccato, mentre ora si può ascoltare ovunque. Per questo noi con XP Music Futures vogliamo fornire gli strumenti per aiutare gli artisti a superare questo passaggio. Ma tu riesci a immaginare cosa voglia dire passare dall’essere chiusi nella propria cameretta a esibirsi davanti a centinaia o anche migliaia di persone? Vogliamo che gli artisti non vadano in burnout e trovino la via sostenibile per loro stessi.
Gli artisti erano pronti a questo cambiamento?
Molto più di quello che si potesse pensare. Noi siamo stati tanto in studio a parlare con loro. Ovviamente volevamo proteggerli, aiutarli anche per quanto riguarda la loro salute mentale.
State lavorando anche con il super progetto di The Line, la nuova smart city verticale che sta nascendo in Arabia Saudita?
Non direttamente al momento, ma abbiamo tante connessioni.
Ma chi è il proprietario di XP Music Futures?
È una fondazione no-profit presieduta da un board di esperti provenienti da diversi settori. Lavoriamo con molti partner, come le etichette discografiche, per ampliare le communities e i mercati di riferimento, in una logica di cross-marketing. E soprattutto vogliamo cercare di istruire il più possibile.
In che modo?
Per esempio abbiamo dato vita a un corso intitolato “How to become a manager”. Perché molto stesso le persone si autodefiniscono tali, quindi sono i fratelli o i padri che si proclamano manager. Noi vogliamo che la gente acquisisca gli strumenti, anche legali, e l’esperienza. Ma la cosa più importante è collaborare insieme e creare una community nel mondo della musica.
Quale può essere il ruolo dei Paesi occidentali in questa espansione?
Noi cerchiamo sempre di creare degli scambi culturali e di mandare gli addetti ai lavori locali in Europa, ad esempio, e viceversa. Perché apprendano nozioni che possono mettere in pratica nel loro Paese, per esempio in Arabia Saudita. Anche per quanto riguarda gli artisti, vogliamo che si crei il massimo della collaborazione e vogliamo essere dei ponti culturali. Dalla regione del MENA vogliamo espanderci in tutto il mondo.
Qual è stata la sfida principale che avete dovuto affrontare?
Quando abbiamo incominciato, il nostro lavoro principale era quello di spiegare a tutti le nostre motivazioni. I primi due anni li abbiamo passati a spiegare chi fossimo e che cosa stessimo facendo. Tutti erano perlopiù scettici all’inizio. Quest’anno è molto più semplice perché molti sono venuti a vedere con i loro occhi, quindi hanno capito cosa stiamo facendo.
L’ultima edizione di Soundstorm a Riad, invece, ha contato all’incirca 700mila presenze: è stata la soddisfazione più grande?
È stato quasi commovente vedere così tante persone così felici. Perché vedevano tutto con una prospettiva di novità assoluta, come dei bambini. In Occidente sono fin troppo abituati a tutto e non ci facciamo nemmeno più caso. Ho vissuto a Londra, New York, Bahrein. Non mi è mai capitato di vedere quest’aria di novità.