Sacred Bones, il potere della curatela umana: il fondatore Caleb Braaten racconta la label newyorkese
L’etichetta indipendente che ha ancora l’energia e la passione di un teenager, proprio come la sua età lascia intendere
È impossibile riassumere efficacemente il catalogo di Sacred Bones. Nei suoi 15 anni di vita, questa etichetta indipendente di New York è stata definita con una sfilza di definizioni frettolose, ma se le è scrollate di dosso come un soprabito troppo largo.
Prendete cinque artisti a caso dal roster di Sacred Bones (Jenny Hval, John Carpenter, Marissa Nadler, Zola Jesus e Molchat Doma) e molto probabilmente avrete cinque sound diversi, da cinque scene diverse, rivolti in cinque direzioni creative diverse. E tuttavia hanno senso insieme, anche se non è subito chiaro come. Questo è il potere della cura umana.
«Quando ero giovane adoravo fare mixtape», dice Caleb Braaten, fondatore di Sacred Bones che ha redatto per noi in esclusiva questo ritratto della sua etichetta fondata nel 2007. «Mi piaceva capire come mettere John Coltrane e i Subhumans sullo stesso lato della cassetta. Mi piace riuscire a trovare quel filo conduttore. Penso di aver adottato un approccio analogo quando ho riflettuto sugli artisti della label».
All’origine di Sacred Bones
A settembre 2006, io e il futuro art director di Sacred Bones, David Correll, stavamo tornando a casa in auto a Brooklyn, New York, dopo aver assistito a un evento illuminante come lo show per il 25° anniversario della Touch and Go, nella città natale della label, ovvero Chicago.
All’epoca lavoravamo insieme all’amico Tony Broncucia sul progetto di un brand di streetwear chiamato Monster Squad che si rifaceva al cinema horror in bianco e nero. Io lavoravo anche come barista e commesso di un negozio di dischi ed ero costantemente circondato dalla vivace scena DIY dell’epoca. Ispirati dalla grande musica di quei tempi, in quel viaggio di ritorno io e Correll discutemmo su cosa rendesse grande un’etichetta.
Una delle cose principali era quanto in là si potesse spingere un buon design. Parlammo del genio di etichette come Crass, Blue Note e No Limit Records per il loro utilizzo di copertine uniformi, della coesione della Factory e della prima 4AD e di quando sia importante l’aspetto grafico quando si tratta di fare un’esperienza totale di un album. Volevamo creare qualcosa che le persone, entrando in un negozio di dischi e vedendo la cover, cogliessero al volo.
La nascita della label
Il seme era stato piantato e a inizio 2017 diedi vita alla Sacred Bones Records. La visione curatoriale, tuttora marchio di fabbrica della label, era in essere sin dagli inizi. Nel giro di due anni, la label pubblicò musica dei “drammaturghi” post punk The Hunt, degli psichedelici visionari Moon Duo e dell’iconoclasta noise-pop Zola Jesus. Tutti e tre sono ancora oggi nel roster di Sacred Bones. Nonostante l’underground di Brooklyn con le sue ossessioni lo-i fosse casa per la label, esso non è mai stato un fattore limitante.
Con la crescita della label si è anche ampliato lo spettro di suoni che vi hanno trovato casa. La ristampa della colonna sonora di Eraserhead di David Lynch ha aperto la porta non solo a una fruttuosa collaborazione con il regista ma anche alla musica per film in generale. La devastante musica in tonalità minore di Case Studies ha ritagliato uno spazio nel catalogo che artisti “dark folk” come Melissa Nadler e Hilary Woods avrebbero poi occupato.
I progetti più recenti
Più di recente, gli artisti di Sacred Bones hanno espanso la loro audience raggiungendo fasce di pubblico che magari neanche si rendono conto che stanno ascoltando il roster di quella label. Il leggendario regista e compositore John Carpenter ha fatto il suo debutto nella label con Lost Themes del 2015, con almeno un disco nuovo all’anno da allora, fra cui un paio di colonne sonore di successo per la sua serie Halloween.
La ristampa di Mother Earth’s Plantasia del compianto pioniere dell’elettronica Mort Gartson è stata un successo irrefrenabile, curiosamente intercettando sia la cultura del digging digitale che il revival hippie delle piante d’appartamento.
Il trio post-punk bielorusso dei Molchat Doma ha messo a segno una hit virale su TikTok. SPELLLING, visionaria art-pop della zona di San Francisco, si è aggiudicata uno dei pochi punteggi pieni nella storia del canale YouTube del critico musicale Anthony Fantano. I giovani fan dell’indie si sono innamorati di Amen Dunes e Jenny Hval, mentre i più grandi hanno amato DJ Muggs e Alan Vega.