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Schema Records, la casa del nu jazz e delle ricercate sound library italiane

Schema Records ha fatto uscire album di nu jazz ed elettronici, da Mario Biondi ai Dining Rooms, oltre alle recenti sound library del grande Piero Umiliani

Autore Tommaso Toma
  • Il26 Giugno 2018
Schema Records, la casa del nu jazz e delle ricercate sound library italiane

Frequento dai primi anni ’90 Luciano Cantone e Davide Rosa di Schema Records e mi sono sempre sentito tra amici, bussando ai loro uffici. Grazie alla loro casa di distribuzione Family Affair ho beneficiato – da giornalista e da acquirente – di tutte le magnifiche release di musica elettronica di quel periodo, occupandosi entrambi del meglio delle etichette europee e USA che proponevano un sound derivativo del jazz attraverso l’house, la techno, la drum’n’bass o il broken beat. Ma nello stesso tempo Luciano e Davide cominciarono a far uscire con la loro neonata etichetta Schema Records dei favolosi 12″ e album di nuovi artisti italiani nu jazz ed elettronici, da Mario Biondi e Nicola Conte ai Dining Rooms. Di recente si sono anche concentrati a ripubblicare, in edizioni viniliche eleganti e accurate, oscure sound library italiane e rari album dell’immenso Piero Umiliani. È arrivato il momento di presentarvi questi due signori autentici maestri nel repêchage e nella ricerca di musica di qualità.

Luciano Cantone e Davide Rosa di Schema Records

Una domanda scontata: perché pubblicate anche in vinile?

[Luciano] Siamo nati negli anni ’60: il vinile è parte della nostra cultura e crescita musicale. In realtà abbiamo sempre prodotto vinile in vari formati: 7”, 10”, 12”, LP, doppi LP, perché la rete di contatti è rappresentata in qualche modo da gente della nostra generazione, che come noi ha investito creando strutture affini a supportare la distribuzione e la vendita dei supporti vinilici per acquirenti attenti, collezionisti e interessati a questi formati.

[Davide] E poi certa musica la ascolti più piacevolmente su vinile. C’è anche un po’ di nostalgia di quando da ragazzi si risparmiavano soldi per poterli comprare, passare mesi interi ad ascoltarli fino ad assimilarli nel DNA. Oggi la musica ha vita molto breve, spesso finisce negli angoli più oscuri di un hard disk pieno zeppo e viene dimenticata.

A livello imprenditoriale quali sono i vantaggi e quali i rischi di stampare in vinile?

[L] È più semplice produrre un CD o mettere online una registrazione digitale. I costi sono ridotti, a differenza del vinile che ha bisogno di cura e diverse fasi di lavorazione “artigianale”. Vado per punti: la cura del master (registrazioni) che va poi riversato sulla lacca; il trasferimento sull’acetato che deve essere fatto a regola d’arte, per ottenere un giusto compromesso tra alte e basse frequenze, apertura stereo e volume; il processo galvanico per ottenere il disco metallico in lega di nichel e argento “positivo” che serve a ricavare dei negativi e poi degli stampatori, dischi flessibili lato A e B (con i solchi rivolti verso l’esterno) che vanno montati sulla pressa per la stampa finale; l’attento ascolto dei test pressing per controllare la qualità del prodotto finale. Ognuna delle fasi di lavorazione implica un rischio, come anche il controllo dello scriptum sulle copertine e il layout delle grafiche, che si traduce in ulteriori costi per l’imprenditore che non ha valutato con cura la qualità di ogni singolo processo produttivo e di ascolto. Il vantaggio è certo avere sul mercato un formato che alimenta lo stesso giro di vinyl addicted.

La vostra produzione riesce a entrare bene nel mercato contemporaneo della fruizione musicale o è ancora vincente nel formato tradizionale (quasi dovremmo dire “antico”)?

[L] Direi “sincero” più che antico: rappresentare il nuovo senza mai perdere di vista la tradizione, per confezionare un prodotto che rispecchi l’artista ma allo stesso tempo appaghi anche la nostra identità artistica e imprenditoriale, tralasciando le mode con l’intenzione di ottenere un sound che duri nel tempo, e in questo processo il formato vinilico ci rappresenta appieno. Con Nicola Conte siamo partiti dalla nu-lounge, reinventando un certo tipo di nu-jazz. I The Dining Rooms hanno rappresentato per la Schema un concetto sonoro immaginario: non a caso loro sono tra i più sincronizzati in film, serie televisive e pubblicità del nostro catalogo. S-Tone inc. ha esplorato il mondo sonoro nu-soul, brazilian e lounge, mentre Gerardo Frisina ha adattato in jazz-elettronica l’Afro-Cuban jazz, salsa e descarga.

La Schema Records lavora con grande cura nelle stampe: ottime note di copertina in inglese, una versione CD in allegato. Quante persone sono coinvolte mediamente nel processo produttivo?

[L] Nell’organizzazione generale io e Davide ci occupiamo di acquisizione di licenze, contatti con le major e le indipendenti, distribuzione, rapporti con la Siae per la richiesta dei fonomeccanici, invio dei rendiconti agli aventi diritto. C’è una persona che cura minuziosamente e restaura le vecchie grafiche e grazie al nostro studio di registrazione abbiamo anche un tecnico del suono che controlla o nel caso ricava da un vecchio vinile il master, ripulendolo dai rumori di fondo e dai crackles, rigenerando quelle frequenze perse nei passaggi di pulitura. Ove occorre c’è un nostro collaboratore esterno che da Londra si occupa della promozione dei formati.

Facciamo un esempio: per le ristampe dei vinili di Piero Umiliani come vi siete mossi?

[L] Piero Umiliani è stato un grande compositore italiano di musica da film, ha un seguito internazionale di appassionati del genere. Sono stato a Roma a trovare la signora Stefania Baffa, moglie del maestro, e le sue figlie, per concertare e pianificare la pubblicazione di nuove edizioni di proprietà della famiglia (Liuto Records) con le copertine come furono ideate e pubblicate da Piero nella loro integrità. Inoltre ho offerto la possibilità di accoppiare alla confezione alcuni OBI (“orizontal band insert”, una manchette, ndr) con i nostri marchi, in stile ristampe giapponesi, arricchite da note di copertina anche in lingua inglese. L’idea piacque ed ecco alcuni titoli ristampati come le colonne sonore: La Ragazza Fuori Strada, Il Corpo, Angeli Bianchi Angeli Neri, Svezia Inferno e Paradiso.

“Handful of Soul” di Mario Biondi, pubblicato da Schema Records

Come nacque la fortunata collaborazione con Mario Biondi?

[L] Il successo fu il frutto di un lavoro artistico e di ricerca svolto qui in Schema e Family Affair. Stava crescendo una scena musicale definita nu-jazz e rappresentata da Jazzanova, Koop, St Germain, Nicola Conte… Siamo arrivati al momento giusto, anticipando quella che si stava sviluppando in una realtà di mercato, sganciandoci dalla club scene e con un po’ di coraggio e capacità imprenditoriale è stata confezionata una produzione intelligente.

Quali sono i progetti di Schema Records per il prossimo futuro?

[L] La riorganizzazione della nostra struttura a favore di un software che gestisce a 360° in un unico contenitore tutti i department operativi dell’azienda; il magazzino, la contabilità ai fini del nostro bilancio di controllo, le statistiche e l’invio automatico di rendiconti ai percipienti. Parallelamente si lavora a diversi progetti artistici e a una nuova serie di ristampe.

[D] Considerando che la musica ormai viene per lo più consumata gratuitamente e una buona parte degli introiti derivano dai diritti editoriali e dai diritti connessi relativi alla pubblica esecuzione delle registrazioni, non possiamo trascurarne l’importanza. La riorganizzazione anche in termini promozionali e l’incremento del broadcasting radio compenserebbero almeno in parte il calo delle vendite del formato CD.

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