Spotify aumenta di un dollaro il prezzo dell’abbonamento individuale
La popolare piattaforma di streaming cede alla necessità di alzare il prezzo in una cinquantina di paesi fra Nord e Sud America, Europa e Asia
Oggi, lunedì 24 luglio, Spotify ha fatto sapere che applicherà un aumento di un dollaro sul prezzo dell’abbonamento individuale in Nord e Sud America, Europa e Asia. Lo fa sull’onda delle pressioni degli investitori e della music industry, che chiedono alla piattaforma di adeguarsi al trend al rialzo di altri servizi di streaming.
L’aumento di prezzo di Spotify
“Lo scenario del mercato si è evoluto costantemente da quando lanciammo la piattaforma”, si legge in una dichiarazione mandata via mail alla stampa. “Per continuare a innovarci, stiamo modificando i nostri prezzi premium in molti paesi in giro per il mondo. Queste misure ci permetteranno di continuare a offrire un servizio di qualità ai fan e agli artisti sulla nostra piattaforma”.
Da oggi, l’abbonamento premium individuale negli Stati Uniti costerà 10,99 dollari al mese. Il pacchetto Duo verrà 14,99 dollari mensili, il pacchetto Family 16,99 dollari e il pacchetto Student 5,99 dollari. Le prime notizie sugli aumenti sono giunte venerdì scorso dal Wall Street Journal.
Negli Stati Uniti il prezzo dell’abbonamento individuale era rimasto a 9,99 dollari per dodici anni. Tuttavia Spotify aveva già alzato (da 14,99 a 15,99 dollari) il prezzo del pacchetto Family negli USA e di altri pacchetti in altri mercati.
Le pressioni di investitori e discografia
Molti investitori e analisti di Wall Street hanno chiesto a gran voce un aumento dei prezzi per aumentare le revenue e migliorare i margini di guadagno lordi. In un report datato 8 marzo gli analisti di JPMorgan Chase spiegavano che un aumento di prezzo degli abbonamenti individuali negli USA genererebbe un aumento di revenue annue per 200 milioni di dollari.
Anche i dirigenti delle case discografiche hanno chiesto a Spotify di alzare i prezzi. Secondo costoro, tenerli bassi svaluta la musica stessa e danneggia i titolari di copyright.
Diversi competitor di Spotify – fra cui Apple, Amazon e, più recentemente, Tidal – hanno alzato i prezzi dei propri abbonamenti individuali e di gruppo. Hanno inoltre sottolineato di non aver riscontrato significative perdite di utenti.