Pseudonimo di Marco Jacopo Bianchi, Cosmo è un cantautore e produttore discografico italiano. Ha esordito nel 2002 nella band Drink to Me, di cui è fondatore insieme a Carlo Casalegno, Pierre Chindemi e Francesco Serasso. Il gruppo pubblica tre EP tra il 2004 e il 2007, oltre a quattro album: Don’t Panic, Go Organic!, Brazil e S e Bright Withe Light, tra il 2008 e il 2014.
L’esordio da solista
Il suo esordio da solista avviene nel 2012, quando vengono rilasciate gratuitamente sul web tre cover di canzoni italiani. Si tratta di Gesualdo da Venosa di Franco Battiato, Abbracciala, abbracciali, abbracciati e Io ti venderei di Lucio Battisti. Qualche mese dopo, il 4 giugno 2013, esce il suo primo disco d’inediti Disordine. L’album è prodotto, suonato e arrangiato dallo stesso Cosmo con Andrea Suriani e viene anticipato dal singolo Ho visto un Dio. Tra il giugno e l’ottobre dello stesso anno si esibisce in vari festival italiani che lo fanno conoscere al grande pubblico. Tra questi il Mi AMI e il Traffic di Torino. Disordine entra a far parte anche della cinquina dei dischi finalisti alla Targa Tenco.
L’ultima festa e la consacrazione definitiva
Nell’aprile del 2016 Cosmo pubblica il suo secondo album d’inediti, L’ultima festa. Il disco è anticipato dal singolo Le voci. Tuttavia, è con il brano che dà il titolo all’album che l’artista ottiene il maggiore successo. L’ultima festa viene infatti certificato Disco di Platino. Il successo nazionale definitivo arriva nel 2017 con la pubblicazione del singolo Sei la mia città e il successivo rilascio del terzo album, Cosmotronic. Nella tracklist sono contenuti anche i singoli Turbo, L’amore e Quando ho incontrato te. Dopo una collaborazione con Marracash nel brano Greta Thunberg-Lo stomaco, esce il suo disco album, La terza estate dell’amore. Da quest’ultimo lavoro discografico sono estratte le celebri canzoni Mango e La musica Illegale.
Nel novembre del 2023 esce un suo documentario intitolato Antipop. «Ero un po’ a disagio nel fare un documentario su di me, ma grazie a Jacopo Farina abbiamo cercato di mettere a fuoco un qualcosa che non si era tanto visto in un documentario musicale, ovvero cosa c’è intorno al mio mondo senza cadere nella autocelebrazione» ci ha raccontato in un’intervista.