Se una richiesta di pace si confonde con l’odio: Amadeus difende Ghali e Dargen D’Amico
Il conduttore del Festival di Sanremo, ospite a Porta a Porta da Bruno Vespa, ha commentato gli ultimi episodi che hanno riguardato i due artisti in gara
Il Festival di Sanremo è finito ma gli strascichi che porta con sé ci accompagneranno ancora a lungo. E no, non stiamo parlando solo dei brani sanremesi che sentiremo fino allo sfinimento, ma – soprattutto – delle consuete polemiche nate sotto l’ombra dei fiori della riviera. Se lo scorso anno a monopolizzare il dibattito post-kermesse era stato il bacio dello scandalo tra Fedez e Rosa Chemical (casus belli della crisi coniugale che ha allarmato tutti i fan più affezionati della Royal Couple di City Life), questa volta la questione è – non ce ne voglia Chiara Ferragni – decisamente più seria. Di mezzo ci sono due artisti in gara, Ghali e Dargen D’Amico, la Rai e Amadeus.
Gli antefatti li conosciamo: l’esortazione al cessate il fuoco a Gaza di Dargen D’Amico e l’invito allo stop al genocidio di Ghali. Due esternazioni che non sono piaciute all’ambasciatore israeliano Alon Bar, che su X ha scritto di trovare “vergognoso che il palco di Sanremo sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. E altri 40 di loro sono ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà”.
Cosa è accaduto a Domenica In
Il tutto viene reiterato durante la puntata sanremese di Domenica In, dove Dargen D’Amico viene interrotto da Mara Venier. L’artista, in gara al Festival con Onda alta, si lascia andare a uno degli interventi più sensati e intelligenti del pomeriggio sulle migrazioni nel Mediterraneo. Ghali poi completa l’opera della sera prima costringendo l’AD Rai Roberto Sergio a mandare in diretta un comunicato in sostegno di Israele. Il messaggio viene letto dalla conduttrice Mara Venier: «Ogni giorno i nostri telegiornali e i nostri programmi raccontano, e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nelle mani di Hamas. Oltre a ricordare la strage dei bambini, donne e uomini, del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla Comunità Ebraica è sentita e convinta».
Poco ci è voluto perché a Mara Venier venisse contestato di star censurando (in modo pure un po’ goffo, quando si suol dire che la pezza è peggiore del “buco”) gli artisti dissidenti ospiti della sua trasmissione, rei di aver semplicemente espresso il proprio pensiero sulla guerra in corso e di aver cercato di intavolare una discussione costruttiva su un tema così delicato come quello dei migranti. E qui la domanda sorge spontanea: cosa vogliamo dagli artisti? Che siano dei meri intrattenitori rassicuranti e camaleontici rispetto al luogo in cui si trovano? O che usino la loro influenza mediatica per scuotere le coscienze ed affermare la propria indipendenza da ideologie apicali?
Accuse a cui la conduttrice ha risposto durante un’intervista esclusiva con il Corriere della Sera. «Gli artisti devono essere liberi di esprimersi» ha detto Venier ad Aldo Cazzullo. «Però anche quello che dicono può essere discusso. E tutte le opinioni dovrebbero essere rappresentate. Domenica da me Ghali ha potuto parlare in piena libertà, ha risposto alle critiche dell’ambasciatore di Israele, ha concluso il suo ragionamento senza che nessuno lo interrompesse. Non ho zittito nessuno». Mara Venier ha aggiunto che l’imbarazzo era dovuto al tempo che passava e non alla tipologia di domande dei giornalisti. Rifiutando categoricamente qualsiasi illazione di censura.
Amadeus difende Ghali e Dargen D’Amico
A prendere le difese, senza se e senza ma, di Ghali e Dargen D’Amico è stato invece Amadeus. Ospite ieri sera da Porta a Porta, il direttore artistico ha espresso piena solidarietà ai due artisti e ha contestato il messaggio dell’ambasciatore israeliano. «Rispetto le decisioni di tutti, ma non sono assolutamente d’accordo con questa affermazione, nella maniera più totale. Il festival di Sanremo non ha mai promosso l’odio, ha sempre parlato di inclusione, di libertà. I cantanti che sono saliti sul palco hanno chiesto la fine della guerra, hanno chiesto la pace, richiedere la pace vuol dire seminare odio? Esattamente il contrario» ha detto il conduttore di Sanremo.
«Mai mi sarei mai sognato di portare l’odio, e così anche in cantanti. Portiamo esattamente l’opposto. I ragazzi in gara fanno messaggi e appelli di pace, di libertà di idee, di pensiero, di uguaglianza di pelle, di valori. A Sanremo nella storia, e senza sembrare presuntuoso, in questi anni, c’è un grande senso di inclusione che va rispettato e mai cambiato. Sennò torniamo indietro» ha concluso.