Per i Black Pumas il soul non è solo musica, ma uno stile di vita
Il duo di Austin torna con il secondo album “Chronicles of Diamonds”. Un disco che, sebbene in apparenza potrà sembrare un revival rock and roll, tuttavia ha sfumature nascoste che lo rendono attuale e perfetto per una domenica alternativa
Bastano pochi secondi di Chronicles of Diamonds per iniziare a percepire l’odore pungente che sale dal cuoio dei bongos o quello più rilassante dell’ebano: ascoltare il nuovo album dei Black Pumas è prima di tutto un’esperienza sensoriale. Il secondo album del duo texano, composto da Eric Burton e Adrian Quesada, riprende il discorso interrotto nel 2019 con il debutto self-titled e si distingue per una maggiore varietà di registri. La direzione è però ben definita e conduce dal rock and roll dritti alle profondità del soul.
L’album si apre con quello che non poteva che essere il primo singolo estratto. More Than a Love Song è un brano cinematografico dove la chitarra pizzicata, le percussioni, il battito delle mani, i cori gospel e persino degli archi costruiscono un ambiente ideale come quello mostrato nel videoclip. Il quartiere con i bimbi che giocano a pallacanestro e l’anziano che sfida in una partita a scacchi il cantante Eric Burton, sembra così perfetto da risultare finto.
In realtà è la rappresentazione della musica dei Black Pumas: un concentrato di speranza, anima e voglia d’amore. Solo il fuzz di chitarra subentra a intermittenza, come a ricordarci che la vita non è sempre una canzone d’amore ma, appunto, molto di più.
Chronicles of Diamonds dei Black Pumas celebra la leggerezza
Alberto Quesada, chitarrista e produttore del duo, quando nel 2019 si mise in cerca di un musicista con cui collaborare in un nuovo progetto aveva già vinto un Grammy Award. Eric Burton, invece, aveva alle spalle un passato fatto di canti in chiesa la domenica e un futuro da artista di strada. La loro unione nasce da una passione comune per il rock nel senso più classico e nero del termine. L’amicizia tra i due membri dei Black Pumas e la leggerezza, che nel primo disco erano un po’ messe in ombra da un’epicità ridondante, in Chronicles of Diamonds hanno un ruolo di primo piano.
Ice Cream (Pay Phone), forse la canzone migliore dell’album – di certo quella che crea maggiore dipendenza – gioca con le illusioni. Un suono che assomiglia al carillon di un camioncino dei gelati fa da sfondo al falsetto spensierato di Eric Burton. La sensazione è la stessa che si prova quando la persona a cui tieni di più al mondo risponde inaspettatamente a una chiamata: ti sembra di non poggiare i piedi a terra e nella tua testa iniziano a squillare le trombe. In questo caso è la chitarra elettrica che, suonando degli accordi in maggiore intrisi di fuzz, imitano il suono degli ottoni (a proposito di illusione).
Il pianoforte è il terzo membro della band
Una delle novità più interessanti di Chronicles of Diamonds dei Black Pumas è l’utilizzo preponderante del pianoforte che, al contrario, era quasi assente nel debutto. La corposità della tastiera sembra andare di passo con quella dei testi: più è evidente, maggiore è l’aderenza dei versi al mondo reale. Il secondo singolo estratto Mrs. Postman, per esempio, scova l’ispirazione dalla vita quotidiana. Un omaggio intriso di soul e dissonanze jazzistiche a una postina – reale o immaginaria – che diventa simbolo di resistenza alle intemperie del meteo e della vita.
Un espediente simile è anche sfruttato nella title track che è qualcosa di già sentito. Eppure trae vantaggio dalle note cupe di pianoforte per dare risalto all’intensità del canto di Burton e alle parole del testo che ha il sapore del riscatto. I due diamanti potrebbero essere gli stessi Eric e Adrian o, per rimanere nel mondo delle illusioni, i due puma in primo piano nella copertina del disco.
Una bella eccezione, a livello di testo, è rappresentata dalla drammatica ballad acustica Angel che prende spunto da una vicenda autobiografica di Eric Burton. Il cantante ripropone uno dei dialoghi che da piccolo immaginava di avere con un angelo nella lavanderia dove si rifugiava quando si sentiva triste. La tastiera anni ’80 riesce a conferire un po’ di dinamismo al finale di un brano che altrimenti rischiava di sembrare interminabile.
I Black Pumas vogliono solo andare, senza fermarsi
Put the keys in the ignition, I’m no longer waiting, wishing, for the edge / Wanna see myself, go somewhere, yeah, oh honey bee, to be somewhere tomorrow
Come cantano in Tomorrow, i Black Pumas nelle canzoni del nuovo album sembrano allentare quei freni che all’esordio sembravano condannarli a rimanere nei margini del loro genere. L’ottava traccia è una ballad che trasmette quel senso di speranza tipico dei canti gospel, senza effettivamente sfruttarli a livello pratico. Dominano gli archi, la carica emotiva della voce di Eric e funziona la chitarra blues sfruttata solo come abbellimento, prima che si liberi nel migliore assolo del disco. Impossibile qui, come in parte anche per quanto riguarda Angel, non citare Michael Kiwanuka.
Il cantautore inglese non è l’unica suggestione britannica che emerge da Chronicles of Diamonds dei Black Pumas. Immaginate The Car degli Arctic Monkeys, le armonie vocali di Alex Turner e il ritmo cadenzato alla Scott Walker, e colorate il tutto con tinte black e una coda gospel (questa volta reale). Otterrete la stupenda Hello, la traccia centrale, nonché la più straniante del disco. Sì, qui i Black Pumas sono andati da qualche altra parte.
Black Pumas, Chronicles of Diamonds può e deve essere un inizio
I Black Pumas sono capaci di scaldare il cuore e rendere l’autunno inoltrato una nuova primavera, talvolta però indugiano troppo su quello che li ha resi già grandi – come nella spaghetti western Sauvignon che troppo deve a Gary Clarke Jr. – e la magia lascia spazio al mestiere. Certo, brani come Know You Better e Colors hanno fatto guadagnare al duo ben quattro nomination ai Grammy Awards tra il 2021 e il 2022, ma c’è ancora tempo per giocare ai Rolling Stones.
Chronicles of Diamonds innesta una marcia in più rispetto all’album precedente quando prende i connotati più classici del rock e li rimescola in un nuovo contesto. I Black Pumas sono infatti capaci di far sembrare naturale la tastiera psichedelica, quasi gotica, di Gemini Sun, in un disco soul. L’anima straborda totalmente nel finale Rock and Roll: «Motivation, Innovation, Inspiration, Temptation» canta Eric Burton in un crescendo senza fine.
Sono le linee guida del duo: la voglia di fare musica, l’ispirazione costante, il desiderio di rileggere la classicità e la seducente tentazione di ritornare alla tradizione. That’s Rock and Roll, baby.