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“Bob Marley: One Love” emoziona e ci ricorda quanto sia complicato fare un film su una leggenda

Abbiamo visto in anteprima il biopic con protagonista Kingsley Ben-Adir nei panni della star giamaicana. Un film ambizioso che si concentra su uno dei periodi più complicati della vita del cantautore. Al cinema dal 22 febbraio

Autore Samuele Valori
  • Il8 Febbraio 2024
“Bob Marley: One Love” emoziona e ci ricorda quanto sia complicato fare un film su una leggenda

Scrivere di qualsiasi cosa che riguardi Bob Marley è una grande responsabilità perché la sua grandezza è paragonabile ad alcuni dei personaggi più rilevanti della Storia, perché lui la storia della musica l’ha fatta nel bene e nel bene. Per cui diventa davvero complicato immaginare anche solo un minimo della pressione che avranno avuto il regista Reinaldo Marcus Green (King Richard), gli sceneggiatori e l’attore protagonista Kingsley Ben-Adir nel realizzare il film Bob Marley: One Love. Un’opera che compie una scelta ambiziosa e controcorrente rispetto alle solite soluzioni narrative dei biopic. Rischiando, ma cadendo comunque in piedi.

Bob Marley: One Love racconta un brevissimo spaccato della vita del cantante reggae, poco meno di due anni. Il periodo è quello che va dalla fine del 1976, precisamente il 5 dicembre – giorno in cui Bob Marley e sua moglie Rita sono vittime di un attentato e restano entrambi feriti – al 22 aprile 1978, data del One Love Peace Concert nello stadio nazionale di Kingston. Una scelta non scontata e ardua. In Giamaica sono gli anni degli scontri armati e il biennio coincide con la decisione del cantautore di abbandonare la sua patria ed emigrare a Londra con la band The Wailers.

Il film non gioca facile sulla costruzione del mito. Nel film Bob Marley è già una leggenda e ha appena conquistato l’attenzione della critica mondiale con il brano No Woman No Cry. È talmente influente che decide di organizzare il concerto gratuito Smile Jamaica per promuovere la pace tra il Partito Laburista Giamaicano di Michael Manley e il Partito Nazionale del Popolo di Edward Seaga. Evento avvenuto il giorno dopo l’attentato e, dopo il quale, il cantante decide di lasciare il proprio Paese.

Un ruolo centrale è giocato dal cast che, supportato e aiutato dalla famiglia Marley, in particolare Ziggy, è una delle componenti che più convincono. Kingsley Ben-Adir, che non sapeva né cantare né suonare la chitarra prima delle riprese, è un Bob sicuro, personale e mai troppo naïve. James Norton, nel ruolo del produttore di Island Records Chris Blackwell, e Lashana Lynch (Rita Marley) sono entrambi perfettamente calati nelle rispettive parti. Resa in maniera curiosa, ma convincente, invece la figura del chitarrista Junior Marvin. Emozionante, la prova di Aston Barrett Jr nei panni di suo padre “Big Family man”, scomparso pochi giorni fa.

Foto di Chiabella James

“Bob Marley: One Love” è un film con poche illusioni

Un film non è il cast, non è neppure il regista e nemmeno lo sceneggiatore, ma è il frutto di un’affollata collaborazione artistica. Bob Marley: One Love è un’opera ricca di pregi, ma con un’unica grande mancanza: l’illusione. Ripensando ai biopic più recenti e più celebri, come Elvis di Baz Luhrmann o Bohemian Rhapsody di Bryan Singer, la prima sensazione, una volta superata la metà del film, era di vedere sullo schermo un personaggio reale. O meglio, non magari il “vero” Freddie Mercury, ma comunque un Freddie Mercury. Il meccanismo illusorio era raggiunto attraverso un crescendo favorito dalla scelta di trama: partire dalle origini, o muoversi attraverso dei lunghi flashback.

La visione di Bob Marley: One Love invece, poche volte restituisce l’impressione che sullo schermo stia effettivamente avvenendo qualcosa che non sia una rappresentazione. Sì, una riproduzione fedele, ma pur sempre una riproduzione. Il tutto è reso complicato dal fatto che non osserviamo l’evoluzione di un uomo, ma solo un brevissimo, seppur significativo, scampolo della sua vita. Le esibizioni dal vivo, magistralmente riportate in vita da Kinglsey Ben-Adir, non sono la ciliegina sulla torta finale – come la scena conclusiva di Bohemian Rhapsody – ma compaiono da subito, troppo presto, senza lasciare il tempo allo spettatore di convincersi che quello sul palco non sia solo un attore bravo.

Perché manca l’illusione? Il motivo forse rientra nella scelta ambiziosa della produzione. Il passato di Bob Marley, l’abbandono del padre – unico motivo che ritorna più volte – il culto rastafari sono, per forza di cose, solo dei lampi, dei piccoli indizi, quasi degli easter eggs – come il libro di Hailé Selassié I che il protagonista legge ogni tanto – che non bastano per convincere lo spettatore. Tutto questo fa sì però che pochi flashback acquistino ancora più valore e risultino tra gli spezzoni più belli del film. Per esempio, la scena della prima audizione dei The Wailers con Simmering Down allo Studio One del temuto produttore Coxsone Dodd.

Bob Marley one love film

La nascita di Exodus e la Londra punk sono bellissime

Se per quanto riguarda il passato – che si assapora soprattutto dalle canzoni già edite prima del 1976 e sfruttate come colonna sonora – il film è un po’ troppo reticente, la stessa cosa non si può dire del presente che racconta. Bob Marley: One Love va visto anche solo per la rappresentazione che dà del clima da guerra civile in Giamaica e per la Londra dove atterrano il cantautore e la sua band. La scena nel pub inglese con l’incontro frontale col punk rock, l’arresto e le partite di calcio in uno dei parchi della Capitale sono degli affreschi colorati che emozionano più delle esibizioni live.

La sezione migliore del film resta quella della genesi di Exodus che coincide anche con la scoperta del tumore. Il modo di lavorare dei musicisti, le fasi di creazione e registrazione – stupenda quella di Jamming – ripagano lo spettatore di tutto il resto che manca. Per quella mezzora, quello sullo schermo non è più un bravo Kinsgley Ben-Adir che interpreta Bob Marley, ma un Bob Marley in carne e ossa. Persino più convincente di quello che sul finale sale sul palco del One Love Concert, il Woodstock del Terzo Mondo. L’illusione si realizza e la memoria fotografica si mescola alla fantasia. Che, in fondo, è uno dei motivi per cui non ci stancheremo mai dei biopic.

Il film Bob Marley: One Love esce al cinema il prossimo 22 febbraio

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