Carla Bley è stata una delle più eclettiche e geniali jazziste. Ecco perché è doveroso ricordarla
Sovversiva, anticonformista ma anche una grande lavoratrice nella scena jazz, Carla Bley che è stata anche una leader del movimento free jazz ci ha lasciato all’età di 87 anni, dopo le complicazioni di una terribile malattia
Carla Bley, nata Carla Borg nel 1938 è stata una grande compositrice, arrangiatrice e pianista e senza alcun dubbio una delle figure più interessanti e originali nella scena jazz. Dopo una carriera lunga più di 60 anni, è morta martedì nella sua casa di Willow, nello stato di New York, all’età di 87 anni. Il suo compagno di lunga data nella vita e nella musica, il bassista Steve Swallow, ha detto che la morte di Carla Bley è stata causata da complicazioni di un cancro al cervello. Il suo ultimo album, Life Goes On, risale al 2020.
L’impareggiabile eclettismo di Carla Bley
Sovversiva ma anche austera, la sua musica poteva essere delicata, sofisticata. Ma anche squillante e ironica. Carla Bley passava da divertissement musicali, quasi dellle bagatelle, come il notevole Musique Mecanique del 1978 e uno dei suoi album più piacevoli del 1981, I Hate To Sing (che sembrava essere la colonna sonora di un film di Buster Keaton o per esilaranti cartoni animati) a dar vita a una colossale opera jazz, Escalator Over The Hill (1971). Il risultato di tre anni di registrazioni, uno dei più grandi album nella storia della musica jazz. Per questo album Carla Bley coinvolse grandissimi artisti come Gato Barbieri, Enrico Rava e John McLaughlin.
Senza dimenticare che Bley compose la maggior parte di una pietra miliare del jazz, Liberation Music Orchestra del 1969. Nella biografia del 2011, Carla Bley, l’autrice Amy C. Beal ha descritto la sua musica come “vernacolare ma sofisticata, accattivante ma criptica, gioiosa e triste, sciocca e seria allo stesso tempo”.
Anche la sua immagine pubblica era interessante e molto variegata, grazie a una notevole presenza fisica e quei capelli biondi spesso acconciati quasi fosse una punk anti litteram. Sfoggiava uno stile di vita bohémienne, tipico di chi ha vissuto il movimento controculturale californiano nella seconda metà degli anni ’60. Ma era anche una autrice decisamente intransigente. Carla Bley lavorò a 360° nella scena jazz: infatti fu coinvolta nell’organizzazione della Jazz Composers Guild nel 1964, e fu tra le fondatrici di due etichette discografiche: la JCOA Records e la Watt, distribuita dalla ECM. Non solo, aveva attivato un servizio no-profit New Music Distribution Service.
I successi nella chart jazz di Billboard
Tre album di Carla Bey sono entrati nella top 20 della classifica Jazz Albums di Billboard: Carla’s Christmas Carols (in collaborazione con Andy Sheppard e The Partyka Brass Quintet) – che ha raggiunto il numero 16 nel 2009 -, Andando El Tiempo (con Sheppard e Steve Swallow) – numero 14 nel 2019 – e Trios (con Sheppard e Swallow), al numero 19 nel 2013. Due dei suoi album solisti, Heavy Heart e The Very Big Carla Bley Band, hanno raggiunto il numero 27 e 25 nella Billboard Traditional Classifica degli album jazz.