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“Catartica”: Godano racconta la genesi dell’iconico album dei Marlene Kuntz

Quest’anno il disco compie 30 anni. L’8 marzo arriva – oltre a una bella ristampa – la versione in un box deluxe che contiene il bootleg “DEMOSONICI”

Autore Tommaso Toma
  • Il4 Marzo 2024
“Catartica”: Godano racconta la genesi dell’iconico album dei Marlene Kuntz

Marlene Kuntz (foto di Maurizio Greco)

Il 13 maggio 1994 usciva Catartica, album d’esordio dei Marlene Kuntz, e fu bellissimo scoprirlo. Ricordo che all’epoca io e molti miei coetanei milanesi rimanemmo in estasi sentendo, in un gremito Leoncavallo, questa band che finalmente sapeva sfoggiare con le canzoni di Catartica un inedito e abrasivo indie rock dove confluivano un sacco di idee.

In Catartica dei Marlene Kuntz ritrovavamo la lezione anni ’80 di band visionarie nel rock come Eintsürzende Neubauten e Sonic Youth, ma anche quel sound americano anni ’90 che i gruppi grunge o più eccentrici come i Pavement stavano portando in giro. In più, seguendo le complesse e curatissime liriche, cominciavamo ad apprezzare Cristiano Godano per i suoi testi poetici.

A rinverdire quella ormai lontana memoria, i Marlene Kuntz rendono disponibile dall’8 marzo una ristampa celebrativa di Catartica, album d’esordio che la band realizzò all’epoca grazie all’insostituibile supporto dei C.S.I.

Marlene Kuntz - Cristiano Godano - Catartica - vinili

I formati della ristampa Catartica dei Marlene Kuntz

Ecco dunque disponibile il CD ma anche il doppio LP, entrambi con libretto con foto inedite e un box in edizione limitata e numerata che rende finalmente disponibile la ricercatissima musicassetta di DEMOSONICI, con una bonus track.

Ci trovate anche il poster del tour 2024 e un “fan pass” esclusivo che potrà dare la possibilità di incontrare la band in uno speciale meet & greet durante le tappe del tour che partirà presto con la seguente formazione: Cristiano Godano, Luca Lagash, Riccardo Tesio, Davide Arneodo e Sergio Carnevale.

Intanto, in esclusiva per Billboard Italia, vi presentiamo uno scritto di Cristiano che ci racconta la genesi delle demo version del loro album.

Il racconto di Cristiano Godano

Nel 1994 usciva Catartica dei Marlene Kuntz. Era il nostro primo disco, avevamo in media 27 anni ed eravamo già quasi fuori tempo massimo secondo gli standard del buon senso. Fortunatamente divenne il primo di una serie, fino a ora, di undici, più moltissimi altri progetti paralleli, fra registrazioni a nostro nome o altro inventato per l’occasione, live anomali e sperimentali, incursioni in altri ambiti artistici per la contaminazione con le nostre musiche, prestigiosi riconoscimenti (ufficiali, certo, ma anche e principalmente quelli del nostro pubblico: molti di loro ci seguono da allora, apprezzano i nostri sforzi di tentare sempre qualcosa di potenzialmente evoluto o diverso rispetto a quanto fatto prima, e sono un tesoro prezioso).

Catartica “uscì fuori” da una covata di pezzi che costituivano il nostro repertorio prima del primo disco. Alcuni rimasero fuori per sempre, altri trovarono la loro collocazione in seguito.

Li riproponiamo nel loro ruolo di pezzi-demo, esattamente come uscirono, ancora non prodotti in prospettiva vinile e CD, nelle tre cassette che ora sono reperibili nell’unica che tutti li contiene per la riedizione di Catartica trent’anni dopo.

Rappresentano per me un piccolo tesoro emotivo e artistico. Sono datati 1990, 1991 e 1992. Sono le registrazioni “ufficiose” fatte dai Marlene Kuntz prima di Catartica (ne facemmo invero una quarta con soli due pezzi, da noi percepita come un ultimo gesto disperato perché sembrava impossibile riuscire a emergere, e di lì a poco forse avremmo desistito: in quella demo, che purtroppo non è stato possibile ritrovare, c’era un pezzo in cui credevamo molto, Festa Mesta).

All’epoca i demo erano un surrogato sfigato dei dischi, visto che si potevano anche vendere, ma servivano principalmente come biglietto da visita per i discografici e i giornalisti. Tramite un demo che fosse riuscito a farsi notare la band avrebbe finalmente potuto trovare un ingaggio o imbattersi nelle agognate recensioni.

Di recensioni ce ne procurammo qualcuna. Due o tre lusinghiere, il resto mediocre (e fu questa mediocrità malcelata dall’indifferenza che mi procurò l’astio necessario per scrivere “Hey critichino, fammi un pompino” nella canzone M.K., qui acclusa, prima della censura da noi decisa sulla versione che poi apparirà su Catartica).

Grazie a una di queste due recensioni lusinghiere (benedetto il giornalista di Rockerilla che la fece), un discografico si interessò a noi. La cosa arrivò a Gianni Maroccolo, con cui stavamo cercando di fare una co-produzione (ovvero stavamo pianificando di fare l’ennesimo investimento mettendoci un po’ di grana), e la storia ebbe inizio, con noi felicemente dispensati dall’investimento.

Ho riascoltato questi pezzi con una curiosità tutt’altro che documentaristica o archivistica. Li ho ascoltati, semmai, col pregiudizio di imbattermi in tante, inevitabili ingenuità, ma anche col desiderio di ascoltare “come suonavamo al tempo questi pezzi”. E anche se le canzoni ne sono piene, di ingenuità, c’è un sacco di roba che mi ha dipinto un bel sorriso sul volto.

Il sound è in progressione. Nei primi quattro pezzi (primo demo) è purtroppo bruttino (ma hey, stavamo insieme da un anno!), nel secondo e nel terzo lentamente migliora. La mia voce è spesso priva di un’espressività convincente. Le performance in sé hanno, a mio modo di sentire, un brutto difetto: il bpm corre sempre in avanti, con una frenesia che per tutto il prosieguo della nostra carriera ho cercato di contenere.

Ma spesso c’è un tiro davvero ragguardevole. Una cosa entusiasmante è balzata alla mia attenzione: non credo di aver sentito un solo accordone suonato da noi. Il sound si definisce attraverso gli intrecci dei nostri bicordi (miei e di Riccardo). Mette a fuoco un tratto che per molto tempo sarà la nostra caratteristica principale. C’è della fantastica originalità in tutto ciò, per quanto l’attitudine in sé sia mutuata dai nostri riferimenti di allora. Ma fare queste cose a inizio anni ‘90 in un luogo di provincia come Cuneo, senza agganci a nessuna scena, solo contando sul nostro idiosincratico e orgoglioso punto di vista, è semplicemente rimarchevole.

Ho trovato anche impressionante il senso del canto dei nostri strumenti, e dunque della melodia che crea tessiture memorabili. Molto più che “semplici” riff, in quanto si tratta di fraseggi veri e propri che definiscono il pezzo in modo completo, pur in un contesto “rozzo” come l’attitudine noise che spicca quasi ovunque.

Le strutture sono spesso ingenuamente eccessive e le troppe idee ingolfano i pezzi rendendo complicato l’ascolto. Ma sono davvero tanti i passaggi in sé che, isolati, procurano brividi. Alcuni sono quelli diventati poi di dominio pubblico nazionale con l’uscita del disco, altri sono gli scarti nobili che ora si possono riascoltare. Non faccio nessun nome in particolare. Nonostante io abbia le mie preferenze, sostengo che ovunque vi sia sempre qualcosa di intrigante da mettere in risalto.

Dunque quei demo sono rappresentativi della primigenia anima dei Marlene Kuntz, che rivendico con orgoglio. Spero che sappiano regalare stupore anche a chi li scoprirà per la prima volta.

Marlene Kuntz – Tour Catartica 2024

  • 12 marzo – Livorno, The Cage
  • 14 marzo – Milano, Alcatraz
  • 15 marzo – Roma, Orion (sold out)
  • 23 marzo – Padova, CSO Pedro
  • 5 aprile – Firenze, Viper (sold out)
  • 11-12 aprile – Torino, Hiroshima Mon Amour (sold out)
  • 19 aprile – Roncade (TV), New Age (sold out)
  • 20 aprile – Bologna, TPO (sold out)
  • 26 aprile – Bari, Demodè
  • 27 aprile – Senigallia (AN), Mamamia
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