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Con “Antipop” Cosmo celebra la musica e una provincia che forse non c’è più

È in arrivo il primo documentario che racconta la parabola artistica dell’artista piemontese, diretto da Jacopo Farina. Il film sarà presentato anteprima al Festival dei Popoli di Firenze il prossimo 8 novembre

Autore Tommaso Toma
  • Il1 Novembre 2023
Con “Antipop” Cosmo celebra la musica e una provincia che forse non c’è più

Frame dal documentario "Antipop" di Cosmo

L’io narrante è quello di Cosmo (Marco Jacopo Bianchi) ma in realtà il documentario, una produzione Sony Music Entertainment, Antipop e 42 Records, è una avvincente storia corale e della provincia italiana dove si annidano personaggi perturbanti, ma anche pieni di una creatività istintiva. Come il papà di Cosmo, Ermanno e la bellissima e dolcissima sua mamma che ha addirittura fatto delle gare di body building. In Antipop si racconta il desiderio di suonare, anche perdendo giornate intere a provare e cazzeggiare, con l’intento di stare bene insieme e conoscersi meglio.

Vi immergerete nell’universo sempre colorato di Cosmo che, nel momento forse più buio, trovò la luce e il successo nel 2016 con la canzone L’ultima festa. E di feste collettive Cosmo non si è dimenticato di farle, perchè sia all’inizio che alla fine del documentario Antipop vedrete immagini tratte da La prima festa dell’amore. Il magnifico evento voluto fortissimamente da Cosmo nell’aprile 2022 all’Arena Parco Nord di Bologna, è stata una tre giorni nata per celebrare collettivamente e finalmente la fine di una pandemia. Una sorta di cerniera narrativa che chiude un periodo storico del nostro artista di Ivrea che si sta preparando a nuove sfide.

Alla fine Antipop è anche una bella dichiarazione d’amore verso le proprie passioni e visioni che in un certo momento della vita possono incredibilmente diventare un piacere collettivo. Il documentario verrà proiettato in anteprima esclusiva al Festival dei Popoli, in una serata speciale al Cinema La Compagnia di Firenze mercoledì 8 novembre alle ore 22.

Antipop, il documentario di Cosmo: l’intervista

In Antipop fai soprattutto vedere cosa c’è alla base del tuo lavoro. Non mostri la brillante punta dell’iceberg, ovvero i successi e la notorietà, ma tutto quello che ci sta sotto e nascosto ai più.
Ero un po’ a disagio nel fare un documentario su di me, ma grazie a Jacopo Farina abbiamo cercato di mettere a fuoco un qualcosa che non si era tanto visto in un documentario musicale, ovvero cosa c’è intorno al mio mondo senza cadere nella autocelebrazione. C’è voluto un bel po’ di tempo per realizzarlo, conta che l’idea è partita nel 2019, e ci siamo accorti facendolo che i protagonisti sono anche i ragazzi che suonano con me, come Pierre e poi Roberto, ma non solo loro due. Non volevo che tutto fosse girasse attorno a me. Ora faccio un esempio un poco ardito…. È come quando togli il… fallo da una descrizione di un atto erotico, non c’è bisogno di metterlo al centro di un atto di piacere, c’è tanto altro intorno.

Contribuiscono i personaggi coinvolti – non solo Cosmo – a rendere Antipop un documentario davvero interessante, a partire da tuo papà!
È proprio questo il punto, l’obiettivo di Jacopo Farina e mio. Volevamo di fatto raccontare la mia storia: non solo che dalle sale prove sono riuscito a passare a riempire dei palazzetti, ma anche tutto quello intorno che è interessante. E ne abbiamo tolta di roba dal doc, anche nel caso di mio padre, cercando di non arrivare all’effetto “fenomeni da baraccone!” (ride, ndr). La mia davvero è una famiglia particolarissima e mi andava di farlo vedere.

Il momento clou della tua vita professionale fu il 2016 con il successo di L’ultima festa, il tuo secondo lavoro come Cosmo, dopo tanti anni di gavetta con la tua band Drink To Me. Si capisce che prima di questo evento fortunato eri sull’orlo di lasciare tutto.
Con L’ultima festa per la prima volta in vita mia mi sono lasciato andare, ero senza prospettive e mi son detto “fanculo, voglio divertrmi”. Avendo un passato noise, indie, diciamo ancora “isolazionista” nella mia testa, pieno di pregiudizi, come fare cose con la cassa dritta e in italiano. Ecco, quella canzone, tutto quel disco fu un momento liberatorio, avevo deciso che era arrivato il momento di divertirmi. Anche con i testi sono andato sulla sincerità, mi sono sentito più in confidenza a tirare fuori il mio me stesso, senza filtri. E il pubblico l’ha percepito.

Sottolineo, tu arrivi comunque al successo dopo tanti anni di sale prove, di concerti e anche di dischi magari senza arrivare a guadagnarci sopra. Non sei il prodotto di un evento fortuito o costruito a tavolino. Questo è importante che le nuove generazioni lo capiscano vedendo Antipop.
Sì, perché anche quando abbiamo fatto quella incredibile prima data al Forum di Assago eravamo alla fine pronti, capaci di esprimerci, suonare su di un palco dopo anni di sudata gavetta.

Antipop, un documentario sulla musica

All’inizio del documentario tu esordisci con la tua voce fuori campo, con queste parole: “Suonare al buio e poi scomparire, non essere visto”.
Antipop è anche un documentario sulla musica, quello che la musica può creare come sensazione ed emozione. Tutto non deve nascere con l’obiettivo di arrivare al successo immediatamente, di “spaccare”. Nei fine anni ’90 stavamo ore e ore a cazzeggiare e suonare in sala prove, robaccia improvvisata e registravamo. Non era tutto programmato per cercare il successo, non eravamo per niente settati su questo aspetto. Io non pensavo neanche a come promuoverla la musica, solo nel tempo è diventato un “mestiere”.

In più in quella Ivrea, “terra di geni ma anche di pazzi”, come dici tu.
Ivrea aveva una bella scena hardcore e punk a fine anni ’90, ma noi arrivavamo dopo. Intorno a noi c’era praticamente terra bruciata. Dovevamo essere strafortunati per trovare una data a Torino.

Rivedendo il documentario adesso, quali sono stati i momenti più dolorosi che hai passato e invece quelli più divertenti?
Partiamo con quelli divertenti. Tutta la mia giovinezza di sicuro, sono anni spensierati, all’inizio c’è una scena dove mi vedete alle prese con una pianta di marijuana alta un metro e mezzo (ride, ndr). Ma sempre in quel periodo però c’è stato un momento buio. Nel 2001 morì all’improvviso il mio amico Andrea, i miei si separarono e in più venne a mancare per cancro al cervello la mamma di Carlo, uno dei ragazzi dei Mélange, la mia prima band.

Presenterai in giro Antipop?
Non mi sto occupando personalmente di cosa succederà, ma sono contentissimo se le persone si troveranno in una sala a vederlo. Intanto sono al lavoro per il mio prossimo disco.

Attenzione! Puoi dirci qualcosa in più?
No… troppo presto, ma sarà un disco bellissimo te lo assicuro. Nel frattempo sto cercando finalmente di aprire un locale a Ivrea, ti farò sapere.

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