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Per DJ Shocca l’hip hop è ancora una cosa sacrosanta. L’intervista

Il ritorno di Unlimited Struggle, dell’amore per il genere e per un passato che lascia da parte la nostalgia per rinnovarsi nel presente. Tutto questo è “Sacrosanto”, il nuovo producer album di uno dei padri del rap

Autore Greta Valicenti
  • Il26 Maggio 2023
Per DJ Shocca l’hip hop è ancora una cosa sacrosanta. L’intervista

DJ Shocca

L’ultima volta che ho incontrato DJ Shocca era fine novembre. Una serata fredda di quelle che Milano conosce bene, in cui – insieme a Inoki – mi aveva raccontato del progetto 4 Mani. Il loro joint album uscito in quel periodo in cui, a diciotto anni di distanza da quella pietra miliare che era stato Bolo by Night, ricordavano a tutti come si spinge l’hip hop.

In quell’occasione, alla mia domanda riguardante se e quando lo avremmo rivisto alla direzione artistica di un progetto collettivo, DJ Shocca aveva risposto in un modo sibillino. Che, però, avrei compreso solo qualche tempo dopo. «Se un certo tipo di sound verrà amato di nuovo, allora non lo posso escludere». Cinque mesi dopo, quella domanda ha trovato risposta granitica in Sacrosanto, il suo nuovo producer album uscito oggi.

Un piccolo gioiellino – solo otto tracce, poche ma buonissime – in cui DJ Shocca ha radunato una squadra di numeri uno carissima a tutti i rappusi cresciuti a pane e 60 Hz. Quella di Unlimited Struggle (Frank Siciliano, Mistaman, Madbuddy, Egreen e Ghemon), a cui si aggiungono Danno, Ensi, Emis Killa, Kaos, Gemitaiz, Inoki, Mattak, Mostro, Nerone, Nitro, i Sottotono e Sissi. Nel caso vi fosse scesa una lacrimuccia, non preoccupatevi: anche a noi sono entrati gli anni 90 in un occhio.

Ma lasciate da parte la nostalgia, perché con questo disco DJ Shocca non solo ha riportato un pezzo di golden age nel presente (che poi è un po’ quello che succederà anche stasera – in questa Notte Blu – sul palco del MI AMI), ma ha ribadito che l’hip hop, per lui, è ancora una cosa sacrosanta. E ci ha raccontato il perché.

L’intervista a DJ Shocca

Quel ritorno dell’amore per questo sound di cui mi parlavi a novembre l’hai percepito, visto che hai fatto uscire un producer album!

Assolutamente sì! Lo percepisco di brutto, così come lo percepivo ai tempi di 4 Mani. Già in quei mesi sentivo questo profumo, avevo capito che fosse il momento giusto. Sono quelle cose insondabili che però ti fanno capire che è giunta l’ora.

A parte l’amore, c’è stato qualcos’altro in particolare che ti ha fatto capire che i tempi erano maturi per uscire con un progetto di questo tipo?

Sì, ci sono stati due dettagli in particolare. Il primo il rinnovato interesse delle label e degli artisti. Vuoi una cosa boom bap? Eccomi qua! C’è stato un intensificarsi di richieste anche delle persone che mi scrivono sui social. Ti rendi conto che qualcosa è successo, ti guardi indietro e capisci che qualcosa di nuovo si sta muovendo.

Decisamente, anche perché molti dei dischi rap che escono ultimamente hanno delle reference sonore molto old school. Penso anche solo all’ultimo album della Lovegang126.

Bellissimo, l’ho sentito e mi sono detto: “Okay, siamo nei guai”. Beat da paura, bombe atomiche. Sono molto contento perché quel disco è davvero un mattone in più per questo genere.

Com’è stato tornare a dover coordinare più teste? Negli ultimi anni ti eri concentrato più che altro su progetti solisti.

Il meccanismo di base è sempre lo stesso. Se c’è fiducia reciproca e rapporto umano, le cose si semplificano. Deve esserci una comunione di intenti. Poi è chiaro che rispetto a 60 Hz, dove c’era tutto un altro sistema, la logistica è più complessa; siamo tutti adulti con una vita piena di cazzi e mazzi, quindi incastrarsi è sicuramente più difficile. Sicuramente è tutto meno macchinoso. A quei tempi mi arrivava il CD per posta con le strofe, oggi in tre, due, uno hai tutto.

Questa cosa ha fatto perdere forse un po’ di magia?

Diciamo che è la naturale evoluzione delle cose, per questo ho dovuto droppare Sacrosanto. Per rimettere un po’ di magia e rimettere a posto le cose.

Ecco, quali sono i comandamenti sacrosanti dell’hip hop per DJ Shocca?

Io amo così tanto l’hip hop che secondo me dei comandamenti precisi non ci sono, ognuno ha i propri. Per me sono essere se stessi, essere originali, non seguire l’hype e essere leali con la cultura. Questi non sono dei dettami, ma dei consigli che mi permetto di dare per fare della buona musica. I risultati poi parlano per l’artista.

Ma è un caso che non ci siano fresh kids in questo album? Mi sembra un disco fatto da un veterano, per i veterani e con i veterani. Tanto che molti erano presenti anche in 60 Hz.

Sicuramente questa è la premessa. La lista che abbiamo fatto mi sembra molto indovinata anche come abbinamenti. Mostro e Mattak li vedo un po’ come dei newcomer, e metterli nell’album è stato il mio modo per dire: “Attenzione, perché questa legacy si propaga fino a chi ha vent’anni meno di noi”. Sicuramente nel prossimo anno battezzeremo anche dei personaggi super giovani che spaccano.

Il nome più inaspettato di tutti forse è quello di Sissi. Come l’hai coinvolta nel progetto?

Qui bisogna partire da come è nato il pezzo. Avevo Tormento, avevo Gemitaiz, a quel punto ho detto a Fish: “Sai che facciamo? La prima parte beat tuo, ritornello, poi si trasforma e parte il mio beat”. Mi sono chiesto cosa potesse succedere. Però mancava appunto questo ritornello. Lei era la voce perfetta che ci serviva. Sissi è una cantante pazzesca.

Sembra un pezzo molto anni ’90 ma con la freschezza del 2023.

Era esattamente l’effetto che volevo dare: una cosa che avesse un sapore old school ma senza la roba della nostalgia. Lei è perfetta per quella traccia, ha veramente spaccato.

Invece il brano anni ’90 puro è Vera Struggle.

Eh sì, un beat scurissimo. Un brano che secondo me è venuto veramente bene e non era neanche facile. Non è semplice pensare a dei patchwork di MC e attaccarli insieme, eppure ogni tessera del puzzle è andata al proprio posto in modo automatico e naturale. A me poi non piace fare over work sui pezzi perché si perde sempre un po’ di magia.

Sacrosanto segna anche un ritorno di Unlimited Struggle.

Unlimited Struggle era nata in un certo tipo di sistema e di ambiente, e oggi c’è stato un terremoto culturale che ha cambiato tantissime cose. Tra queste, anche una grande spaccatura generazionale. Per questo mi sentivo di ribadire che noi ci siamo, siamo ancora qui nel 2023 e siamo pronti per affrontare queste dinamiche. Era uno statement che sentivo di dover dire a voce alta.

E stasera porterai tutti sul palco del MI AMI. Un ritorno in grandissimo stile.

Esatto. Nuovo logo, nuove skills, nuovi poteri. Per ora è presto per definire un nuovo roster, ma al MI AMI porterò una squadra con le palle quadrate, non potevo certo presentarmi a mani vuote.

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