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Collisioni ed empatia: l’amore furioso degli IDLES dal vivo a Milano

Il concerto della band britannica all’Alcatraz è stato una seduta collettiva. Abbiamo ballato, urlato, pogato e sudato. Ci siamo sentiti simili, profondamente diversi, ma uniti

Autore Billboard IT
  • Il6 Marzo 2024
Collisioni ed empatia: l’amore furioso degli IDLES dal vivo a Milano

Foto di Chiara Belletti (La Blet)

Chi ha visto almeno una volta dal vivo gli IDLES, sa che un loro concerto è una sorta di rito. Non è un’esagerazione e tantomeno ci troviamo difronte al classico luogo comune del live come esperienza di condivisione. Non si tratta neppure di semplice pogo. Citando il frontman Joe Talbot, che dopo l’intro IDEA 01, prepara l’Alcatraz di Milano al finale di Colossum con l’ormai celebre domanda «Are you ready to collide?», le persone non collidono solo fisicamente, ma anche umanamente. Un senso di comunione pervade l’aria e unisce i presenti. Dalla prima canzone alla ventitreesima, è come se tutti si conoscessero da sempre.

Foto di Chiara Belletti (La Blet)

I momenti migliori

Le due ore senza sosta – un flusso continuo di emozioni, movimento, canti e sudore – tendono a rendere la percezione a posteriori del concerto come una lunga seduta in cui ci si è liberati e consolati a vicenda. Probabilmente ognuno degli spettatori, come spesso accade, avrà dei suoi momenti, legati a una particolare canzone, oppure a qualcuno con cui si è trovato spalla a spalla. Joe Talbot ha tenuto a far notare i suoi attimi. Allora ecco 1049 Gotho, dedicata a se stesso e alla sua lotta alla depressione, oppure I’m Scum, uno degli inni che identificano la band e i suoi fan. Sì, perché il gruppo e il pubblico sono un tutt’uno.

Un momento particolare del concerto è stato sicuramente quello di The Wheel, brano presente nel penultimo CRAWLER, che è stato dedicato agli spettatori e alla Palestina. Trovare dei pezzi in cui il pubblico è stato più partecipe però è complicato, perché in fin dei conti non ci si è mai fermati.

Mark Bowen, foto di Chiara Belletti (La Blet)

Come suona TANGK dal vivo?

Gli IDLES non hanno aspettato troppo dall’uscita del loro ultimo album TANGK per partire in tour e questo si percepisce dall’energia e dalla voglia con cui hanno incalzato il pubblico e cantato i nuovi brani. Proprio riguardo a quest’ultimi c’era maggiore curiosità, soprattutto per capire come Mark Bowen, Adam Devonshire, Lee Kiernan e Jon Beavis avrebbero reso le sonorità inedite dell’ultimo disco. Che dire, il gruppo ha dimostrato una crescita notevole. I dettagli elettronici di POP POP POP e il cantato fragile di Grace si sono sposati alla perfezione con i brani più classici. Bowen, chitarrista e produttore dell’ultimo album insieme a Nigel Godrich (Radiohead), ha alternato la sua esuberanza irresistibile a momenti in cui si è trasformato in un Johnny Greenwood in vestaglia.

L’identità e lo stile delle canzoni di TANGK hanno in parte influenzato anche alcuni dei classici in scaletta. Le chitarre di Mr Motivator sono sembrate più glam, A Hymn ancora più a fuoco rispetto al tour precedente, mentre Never Fight a Man With a Perm, si è arricchita di lunga una coda strumentale durante la quale il ritmo tribale della batteria ha trasformato l’Alcatraz di Milano in un luogo ameno. A proposito di setlist, sono pochi i brani esclusi che ci sarebbe piaciuto ascoltare, su tutte Grounds e The Beachland Ballroom, in scaletta solo nelle date spagnole di Madrid e Barcellona. Gli IDLES hanno però suonato l’esplosiva War, finora mai eseguita durante il Love is the Fing Tour.

Joe Talbot, foto di Chiara Belletti (La Blet)

Gli IDLES amano Milano e Milano ama gli IDLES

Se non si fosse ancora capito, descrivere gli IDLES è come descrivere il loro pubblico e viceversa: all’Alcatraz di Milano ieri sera si poteva incontrare chiunque. Un segno che, nonostante il suono rude e poco melodico, l’empatia violenta della band coinvolge tutti. C’erano i fan della new wave post brexit inglese, con t-shirt degli shame e degli Squid, qualche tocco d’Irlanda con cappellini e borse di Fontaines D.C. e The Murder Capital, qualcuno amante del metal.

Adulti, giovani e persino bambini. Tutti uniti in un movimento perpetuo dove ognuno è libero di esprimere e condividere le proprie emozioni. Non c’è bisogno di testimoniare la propria presenza con un video o una foto, si è tutti coinvolti. Il trittico finale del concerto riassume tutto questo e lo porta all’estremo. C’è la danza spensierata di Dancer, l’amore e l’unità di Danny Nedelko e la rabbia antifascista di Rottweiler. Joe Talbot e gli IDLES, ringraziano Milano e l’Italia, dicendo di amarle. Noi ci crediamo, perché li amiamo anche noi.

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