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Tutte le ragazze e i ragazzi dovrebbero amare Françoise Hardy

Ripercorriamo alcuni momenti della sua meravigliosa carriera, rendendo omaggio così a una delle grandissime cantanti francesi che fu icona giovanile degli anni ’60 e che rimase un modello per tante colleghe nei decenni successivi. Tra i ricordi anche un timido incontro con Nick Drake…

Autore Tommaso Toma
  • Il12 Giugno 2024
Tutte le ragazze e i ragazzi dovrebbero amare Françoise Hardy

Françoise Hardy

Françoise Hardy era venuta al mondo sotto il sibilo delle bombe degli alleati che colpirono Parigi nel 1944, quando ancora la Ville Lumière era sotto il controllo dei nazisti e durante gli anni della adolescenza – eravamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 – ben presto si mise a suonare la chitarra e anche a scrivere le sue prime canzoncine d’amore. François era di una bellezza abbacinante, impossibile che rimanesse inosservata (“Ero appassionatamente innamorato di lei”, ricordò David Bowie decenni dopo. “Tutti gli uomini del mondo, e anche un certo numero di donne, lo erano”) e approfittò di una situazione straordinaria per la musica pop che si venne a creare più o meno nei primissimi anni ‘60.

I Beatles stavano sempre di più consolidando l’idea che gli artisti potessero scrivere il proprio materiale piuttosto che affidarsi alle cover. Lo avrebbero fatto nel marzo del 1963 con quelle indimenticabili canzoni scritte dalla coppia Lennon e McCartney. Bene, proprio un anno prima, per la Vogue in Francia (pensate solo due anni dopo in UK e addirittura nel 1965 in USA!) la Hardy esordì su LP a soli 18 anni sfoderando una hit pazzesca come Tous les garçons et les filles.

Quello che da subito colpiva all’ascolto era il suo stile vocale elegante, semplice e mai sopra le righe. Sembrava assolutamente rispecchiare il suo aspetto che fece innamorare stilisti come Yves Saint Laurent e Paco Rabanne. Poi nel disco erano perfetti gli arrangiamenti, essenziali e privi di ornamenti, finalizzati a dar risalto a quel delicato e malinconico pop e proto beat nato dalla penna della stessa Hardy.

La reginetta del movimento yé-yé, ma non solo

Immediatamente Françoise Hardy venne risucchiata nel vortice del fenomeno yé-yé che era la risposta francese al rock’n’roll. Giovani cantanti, quasi sempre donne giovani e carine, che nei testi parlavano di problemi adolescenziali. E a prima vista, la diciottenne Françoise Hardy era l’epitome di una ragazza yé-yé. Bellissimo anche il secondo album  – ancora omonimo – per fortuna anche ristampato, come il primo, in vinile. Accompagnata da Marcel Hendrix e dalla sua orchestra, la cantante si cimenta con dodici brani di cui buona parte sono sue composizioni. Offrendo un pop dai toni leggermente brumosi e con spunti cantautorali. Notevoli: La premier bonheur du jour, Toi je ne t’oublierai pas, L’amour d’un garçon e On dit de lui.

Nella seconda metà degli anni ’60 la Hardy divenne un vero e proprio oggetto di adorazione per molte star maschili del pop. I Rolling Stones se la contendevano nei flirtaggio. Il già citato David Bowie e addirittura Bob Dylan scrisse una poesia su di lei per le note di copertina del suo album del 1964 Another Side of Bob Dylan, che iniziava così: For Françoise Hardy, at the Seine’s edge, a giant shadow of Notre Dame seeks t’ grab my foot. Inevitabile l’interesse dei cineasti per lei da Jean-Luc Godard, Roger Vadim a John Frankenheimer.

La notorietà anche in Italia

Anche in Italia non passò inosservato il “fenomeno Hardy”. Soprattutto quando nel 1966 interpretò la sua versione di una memorabile canzone di Adriano Celentano Il ragazzo della via Gluck, ribattezzandola La maison où j’ai grandi. Nello stesso anno aveva anche partecipato al Festival di Sanremo in coppia con Edoardo Vianello. Françoise Hardy entrò anche nelle case degli italiani partecipando ai programmi Diamoci del tu con Caterina Caselli e Giorgio Gaber (1967) e Pistaaa!!! (1969).

L’amore per il folk di Françoise Hardy e quell’incontro con Nick Drake

Certamente non peccava in quegli anni di originalità nella scelta dei titoli degli album. Quello che uscì nel 1971 (di nuovo Françoise Hardy ma conosciuto dai fan come La Question) rimane un gioiello. A risaltare è la collaborazione con una a noi italiani sconosciuta cantautrice brasiliana, Tuca. Il sound del disco è assolutamente contemporaneo con quell’intreccio di folk, jazz, bossanova e testi introspettivi, un po’ erotici ma anche scuri. Sembrano le coordinate di un’artista indie di questi tempi in effetti.

A proposito di folk, come ricorda oggi il The Guardian la Hardy non rimase assolutamente indifferente alla qualità della giovane scena folk anglosassone, registrò assieme al grande Richard Thompson e il produttore dei Fairport Convention, Joe Boyd, tentò di metterla in contatto con un altro dei suoi protetti, Nick Drake. Hardy era un grande fan del cantautore allora ampiamente ignorato, lei avrebbe voluto realizzare un album insieme al timido Drake che si dimostrò tale al loro incontro. Così ricorda la Hardy: “Venne nello studio dove stavo registrando a Londra, e si sedette nell’angolo, quasi nascosto, e non disse mai una parola”.

Poi, per il resto degli anni ’70 la bellissima Hardy non fu così presente sulla scena musicale, concentrandosi principalmente sulla crescita del figlio Thomas con il suo compagno, il musicista e attore Jacques Dutronc. Le uscite discografiche riprese nel 1977 (Star), senza però trovare una strada lineare dal punto di vista stilistico. Abbracciando vari generi dal funk alla disco e il pop elettronico. Negli ’80 esce solo Décalages del 1988, e poi altri sei album, concludendo con Personne D’Autre nel 2018.

Sono tantissimi, soprattutto dagli anni ’90 in poi, gli omaggi a lei. I Blur chiesero alla chanteuse di reinterpretare la canzone To The End che era nel loro primo album di grande successo, diventando La Comédie, gruppi come Stereolab e Broadcast o l’americana Cat Power la presero come modello da imitare nel look e nel canto malinconico e sensuale allo stesso tempo. Anche Iggy Pop, lavorò con lei nel 2000.

A me piace ricordare due particolari omaggi a Françoise Hardy per chiudere. Luso perfetto del campionamento di Voilà nel bellissimo brano di Dirty Beaches dal titolo Lord Knows Best nel 2011 (ci aveva provato qualche anno prima Robbie Williams, nel brano You Know Me). Altro meraviglioso omaggio cinematografico però, fu realizzato dalla coppia Randall Poster/Wes Anderson durante una scena del film Moonrise Kingdom. Un ballo timido e giovanile, come un po’ mi piace ricordare la grande e bellissima Françoise.

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