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Il rap di domani: cupo, crudo, real. Intervista a Nerissima Serpe, Kid Yugi, Artie 5ive e Tony Boy

L’infanzia in provincia (e in quartiere) e la necessità della scrittura, il primo incontro e la consapevolezza che qualcosa di grosso stava per succedere, i sogni e le paure. I quattro rapper si raccontano senza filtri nella cover story del numero di novembre/dicembre di Billboard Italia

Autore Billboard IT
  • Il20 Novembre 2023
Il rap di domani: cupo, crudo, real. Intervista a Nerissima Serpe, Kid Yugi, Artie 5ive e Tony Boy

Nerissima Serpe, Artie 5ive, Tony Boy e Kid Yugi, foto di Massimilano Lorenzin

Non appena mettono piede nella stanza dove ci troviamo per scattare questo servizio, Tony Boy, Nerissima Serpe, Kid Yugi e Artie 5ive sembrano interpretare una parte ben precisa, come se ognuno di loro l’avesse scelta  sul palco di un teatro. Ma la loro non è una performance da palcoscenico, è solo vita vera. Un gruppo di amici – ancora prima che colleghi – uniti dalla stessa passione per l’hip hop di un certo tipo, dall’uguale dedizione nel lavoro e dal fatto di “perdersi nella ricerca dei dettagli”, come racconta Artie 5ive. Sono loro ad avere in mano le sorti del rap italiano, e sono consapevoli della ventata di freschezza che hanno portato nel game.

Sanno che nel solo giro di un anno sono riusciti a imporre il loro stile più cupo, crudo, real. Per sintetizzare, autentico. Un’ondata che non accadeva dal 2016, quando sulla scena si affacciavano prepotentemente nomi come quello di Sfera Ebbasta, Tedua, Rkomi e la Dark Polo Gang.

In studio arrivano in tanti, accompagnati dai loro team, e si conoscono un po’ tutti tra di loro. C’è Tony Boy, classe ’99, da Padova. Così gentile che sembra venire da un altro mondo, non troppo desideroso di mettersi sotto i riflettori. Il più introspettivo e talvolta malinconico nei testi, che preferisce non scrivere nemmeno. E poi c’è Nerissima Serpe (Matteo di Falco, anno 2000, da Pavia). Scherzoso, sorridente, anche se poi davanti all’obiettivo interpreta il più cattivo. Con lo sguardo in cagnesco e i denti semi-ricoperti da un grillz nuovo di zecca che mostra fieramente.

C’è Kid Yugi, quello che nei testi pare senza dubbio il più oscuro e crudo di tutti. Francesco Stasi, 2001, da Massafra (o meglio, Massafghanistan, uno dei suoi pezzi più famosi prodotto da Night Skinny). Misurato nelle risposte, quasi timide e sussurrate. Meno caute man mano che prende confidenza con chi gli parla.

E poi c’è Artie 5ive (Ivan Arturo Barioli, anno 2000) sicuramente il più estroverso, aperto, il “discotecaro”, come lo definisce Tony Boy. Viene da Bicocca, un quartiere decisamente a sé di Milano, e ha origini per metà della Sierra Leone e per metà italiane. Apparentemente con la testa tra le nuvole per il ritardo con cui si presenta all’appuntamento, ma in realtà super focalizzato sull’obiettivo e lucido sul qui e ora. Ma anche sul futuro.

Li abbiamo incontrati per conoscere la loro storia, da quando da ragazzini hanno scoperto il rap fino ad arrivare al loro incontro, passando per la loro visione della scena di oggi, le loro paure e i compromessi che non vorrebbero mai accettare e infine i loro sogni di cambiamento. 

E se nulla è più incerto del futuro, su una cosa non c’è dubbio: nessuno di questi quattro ragazzi che stanno portando una nuova ondata nel rap italiano ha voglia di recitare una parte nelle proprie rime. Raccontano quello che vedono, mettono nero su bianco quello che provano e lo restituscono senza filtri. Come hanno fatto in questa intervista. 

L’infanzia

Già dal primo sguardo si capisce quanto Matteo, Francesco, Antonio e Ivan Arturo siano quattro personalità diversissime, eppure – o forse proprio per questo – affini e complementari. 

Nerissima Serpe è un leader designato sin dalla tenera età, passata tra le campagne di Siziano, paese di confine tra il caos asfissiante della metropoli, Milano, e la quiete ariosa della provincia, Pavia, luogo cruciale di questo racconto, così come tutti gli altri luoghi in cui affondano le radici di questi ragazzi. «La mia infanzia è stata bella», ricorda Matteo. «Sono cresciuto in un contesto familiare molto ampio, con tutti i miei cugini, stavamo tutti nello stesso condominio. Io sono il più grande tra i maschi, quindi credo di aver sviluppato sin da bambino un’attitudine da leader. Ero sempre quello con il carattere più forte, tendevo molto a impormi, sia nel bene che nel male. Non ero affatto un bambino tranquillo, ero scatenato. Però credo da sempre di essere speciale». 

A differenza di Nerissima, Kid Yugi – che ritroviamo piacevolmente non troppo cambiato dalla nostra prima chiacchierata un anno fa – fa intendere che la sua strada per ritagliarsi il proprio spazio nel mondo e con gli altri è stata decisamente più in salita e lastricata di incertezze di cui i suoi brani più intimi sono intrisi. «Sono cresciuto in una famiglia molto normale, molto umile. Papà ha una bancarella al mercato, vende intimo, calze, quelle cose lì. Mamma invece fa l’infermiera. Non siamo poveri ma nemmeno ricchi. I veri ricchi li ho visti a Milano. A Massafra i genitori dei miei amici vanno a lavorare in campagna o all’Ilva. Lì non ho mai percepito il distacco sociale o economico perché eravamo tutti nella stessa situazione», inizia a raccontare Francesco.

«Da piccolo non ero molto bravo a relazionarmi con gli altri, ero un po’ più emarginato», aggiunge spingendosi un po’ più in là con la memoria, forse faticosamente. «Da adolescente invece sono stato irrequieto, una vera testa di cazzo. Potessi tornare indietro molte cose non le farei», ammette

La crudezza del linguaggio di Kid Yugi, Nerissima Serpe, Tony Boy e Artie 5ive

Ed è proprio da queste esperienze maturate dall’adolescenza in poi che nascono dei testi così crudi e vividi: la strada è il teatro di Kid Yugi, ma le scene non hanno alcuna patina di finzione. Del resto, come ci racconta, «la realness è una caratteristica troppo importante. Manco da piccolino mi interessava chi raccontava cazzate. Chi non parla di se stesso secondo me sbaglia. L’unicità del rap sta nel fatto che, a differenza delle altre arti, ha una pretesa di veridicità e realismo totale, quindi se fai il rap devi essere vero in toto».

Anche a costo di sconvolgere, come in tempi non sospetti facevano i veri grandi da cui sono stati ispirati. «Il mio linguaggio crudo deriva da molte situazioni che ho vissuto. La violenza che ho visto mi ha segnato molto. Anche la morte lo ha fatto. Ho un chiodo fisso per la morte». Un pensiero spiazzante che di certo non ti aspetti da un ragazzo di poco più di 20 anni, ma che Kid Yugi abbia una sensibilità spiccata e fuori dal comune lo si capisce dal primo scambio di battute, oltre che dal primo play. 

La sensibilità e la realness, poi, sono le due cose che lo accomunano a Nerissima Serpe, la cui crudezza è specchio della sua essenza. «Credo sia una cosa del tutto spontanea», racconta Matteo, «Io rappo esattamente come parlo, sono me stesso quando faccio musica e penso che questa cosa ripaghi sempre». E la verità – specifica – poco ha a che fare con quella fantomatica street credibility. «Non bisogna per forza essere di strada per essere veri. Tuo padre può anche avere i miliardi in banca, ma se questa è la tua realtà me la devi raccontare. Devi essere autentico e mostrarti per quello che sei»

Anche per Tony Boy la necessità di mettersi a nudo per ciò che si è davvero è il punto focale: «Non so se sono bravo a raccontare la realtà. Io cerco semplicemente di raccontare la mia vita, e a volte è un sacrificio affidare tutto alla scrittura; è dura, ma essere sinceri col foglio che hai davanti è la cosa più importante. Forse prima il linguaggio era più cinematografico», riflette Antonio, «ma ora mi sembra che raccontiamo davvero le cose per come stanno. A volte mi sembra di poter non cercare nemmeno la rima, ma dire ciò che penso mettendo in fila una frase dietro l’altra. Credo che sia cambiato il modo di scrivere perché è cambiato il modo di pensare e di parlare, ora è tutto molto più semplice e diretto», conclude. 

Autenticità è la parola d’ordine anche per Artie 5ive: «Nei miei testi io racconto come vivo e ciò che ho ottenuto comportandomi in un certo modo, mentre se avessi fatto altro avrei sofferto», racconta. «Io parlo di soldi e di come ti fanno diventare, perché bisogna ricordarselo sempre. Non bisogna farsi cambiare, diventare viscidi e avidi». 

L’intervista completa a Kid Yugi, Nerissima Serpe, Tony Boy e Artie 5ive è disponibile sul nuovo numero di Billboard Italia prenotabile qui.

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