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Lost Festival, sudare in un labirinto di bambù: il racconto dell’evento

Si è conclusa l’edizione 2023 dell’evento che si svolge in una location unica come il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, nei pressi di Parma

Autore Claudio Biazzetti
  • Il4 Luglio 2023
Lost Festival, sudare in un labirinto di bambù: il racconto dell’evento

Fonte: Lost Festival

In un ecosistema di festival estivi dove la mancanza di coraggio fa ricadere sempre la scelta sui soliti Caribou o Nu Genea, c’è ancora qualcuno che riesce a fare sold out proponendo una lineup di pura scoperta. È così che il Lost Festival si sta ritagliando un posto considerevole nel cuoricino di chi cerca un posto bello dove passare tre giorni ascoltando musica di qualità sublime. Il tutto, circondati da facce amiche. Non gente che necessariamente conosci, ma persone che ti mettono di buon umore e con cui tranquillamente vorresti stringere amicizia.

E per “posto bello” intendo il Labirinto della Masone di Franco Maria Ricci, un luogo dalle vibe esoteriche fuori da Parma che consiste in un gigantesco dedalo di bambù con al centro una piramide. E per “musica di qualità” intendo una formula ormai comprovata di elettronica o comunque forme ibride tese in avanti, verso il nuovo. Scusate se è poco, coi tempi nostalgici che corrono.

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Fonte: Lost Festival

The Bug e il volo mancato per l’Italia

Ciò non significa che uno non possa fare anche affidamento a certezze consolidate come Gabber Eleganza. Anche quest’anno ha chiuso il Gate Stage sotto mitragliate di cassa hardcore. Stesso vale per The Bug. L’anno scorso non c’era ma buona parte del pubblico l’aveva sicuramente già visto dal vivo, essendo il suo dub apocalittico una delle cose più importanti successe all’underground degli ultimi 20 anni.

Tra parentesi, Flowdan ha creato il panico perdendo il suo aereo e ritardando la performance col suo socio di un’ora e mezza. Più tardi, dopo aver raso al suolo il Pyramid Stage con l’aiuto dei bassi del suo socio, mi racconterà ridacchiando che era andato a Stansted. Peccato che il suo volo per l’Italia partiva da Luton. Sbadatino.

Bravissimo anche Heith, che avevamo visto l’ultima volta all’Unsound in un full setup e che questa volta ha suonato in formazione più ristretta quel capolavoro eccentrico di X, Wheel, che rimane uno dei migliori dischi dell’anno scorso.

Stesso discorso per Lyra Pramuk, ormai in tour da un pezzo ma che questa volta si è studiata un set diverso dal solito. Tutti seduti, molti più strumenti acustici e percussioni del solito e un mood “viaggioso” che ben si è sposato con l’esigenza del pubblico di riprendere fiato.

La rivelazione del Lost Festival 2023: Gabber Modus Operandi

Il set precedente infatti è stato forse il più bello e agitato dell’intero Lost Festival: Gabber Modus Operandi. Due persone. Kas alla console che lancia dischi hardcore intrisi di tradizione balinese e Ican in piedi, sopra il tavolo con una maschera da grande felino che con un microfono riverberato lanciava formule sciamaniche in stile screamo.

Seriamente, una delle cose più coinvolgenti a cui abbia mai assistito. Praticamente, come suona la giungla nel 3050, secondo un’estetica visiva e sonora che in Indonesia chiamano Alay e che qui potremmo definire come trashcore.

Voto 10, anche grazie al fatto che eravamo circondati di bambù e faceva un caldo tropicale. Per quell’ora di live, non eravamo minimamente a Fontanellato, Parma, ma in qualche anfratto della giungla a nord-est di Denpasar.

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Fonte: Lost Festival

Sudare come meduse al Lost Festival

Voto altissimo anche per ML Buch, musicista danese che, coi suoi esperimenti un po’ synth, un po’ emo, un po’ grunge, praticamente è entrata con il Telepass nel cuore di noi introversi. Un po’ deludente invece Doon Kanda, alias Jesse Kanda. Per buona parte del suo live set audiovisivo ha tenuto alle sue spalle uno schermo statico e suonato pezzi un po’ incolore. Si è ripreso poi verso la fine con dei visual onestamente degni di una persona che ha creato l’identità visiva di praticamente tutti gli album di Arca e gli ultimi di Björk. Migliori DJ set in assoluto, quelli di DJ Python, Dinamarca, con il suo reggaeton rarefatto e Objekt.

La scorsa settimana parlavamo di quanto sia importante avere di questi tempi artisti come The Bug. Forse a questo punto possiamo estendere il ragionamento anche agli eventi come il Lost Festival. Non pensavamo fosse possibile, ma sudare come meduse in un labirinto di bambù è un’esperienza che consiglierei a tutti.

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