Luca Ravenna e quei due coppini al Rolling Stone
Lo stand-up comedian dei record vive da anni a Roma, ma è un milanese doc. Fra gli anni della formazione e i ricordi di luoghi che non ci sono più, racconta la sua Milano
Il Rolling Stone era uno dei locali più belli della città, ma non c’è più. E “coppino” è un termine che si usava spesso a Milano al posto di “schiaffo”. Questi e tanti altri particolari assolutamente meneghini emergono nei ricordi della città di Luca Ravenna, un milanese doc trapiantato da alcuni anni a Roma. Ma soprattutto lo stand-up comedian dei record, in tour nei teatri di tutta Italia con il nuovo show Red Sox (in passaggio da Milano proprio in questi giorni). Su Amazon Prime potete godervi il precedente spettacolo di Luca Ravenna, 568, disponibile addirittura in vinile.
Ecco un estratto del contributo di Luca Ravenna che potete leggere integralmente sul numero di Billboard Italia di gennaio/febbraio, dedicato proprio alla città di Milano.
Il racconto di Luca Ravenna
Gli anni della crescita
Sono nato in via Rugabella, vicino a piazza Missori. La mia prima esperienza con la recitazione è stata quando ho fatto le medie nella celeberrima – per alcuni milanesi – scuola di via Vivaio. Peraltro sto scrivendo un libro su questa scuola eccezionale e unica nel panorama milanese.
Il fatto di essere nel centro della città e proporre una varietà più ampia di attività didattiche permetteva a chi la frequentava una maggiore apertura mentale. Tra le altre cose che si facevano, oltre a imparare a suonare (e in questo caso ricordo che il mio incubo era il flauto traverso…), c’erano le lezioni di teatro. Ricordo – era il 2001 – quando feci la mia prima apparizione con una particina su di un palco al Teatro Pier Lombardo, che da qualche lustro si chiama Teatro Franco Parenti. Quell’evento è stato certamente importante per capire che mi piaceva stare sul palco.
Poi frequentai il liceo classico Parini, che è un’altra istituzione milanese, e ho dei bei ricordi di quel periodo. Subito dopo interruppi per un po’ il mio rapporto con la mia città perché scelsi di studiare a Roma, per poi ritornare a Milano, perché diventai per un periodo uno degli autori di Quelli che il calcio. Nel 2016 ho cominciato a organizzare le mie primissime serate di stand-up comedy al Café Rouge, che era una sorta di terza sala del Teatro Parenti.
Le differenze fra Milano e Roma
Io so di essere super milanese ma adesso vivo nuovamente a Roma. Questa cosa mi ha fatto notare con maggiore evidenza le differenti forme di comicità tra le due città. A Milano si scherza partendo da una domanda. In genere chi parla fa una “pirlata”, fa ridere tutti facendo partire una domanda del tipo: “Ma insomma, l’unico pirla che fa questa cosa sono io?”. A Roma invece chi fa le battute spesso parte da un’osservazione lapidaria, una presa in giro che diventa definitiva. C’è una connessione tra questa attitudine e il fatto che Roma è una città di pietre e di storia. A Milano regna da sempre la curiosità, piace far notare agli altri qualcosa che faccia ridere.
Parlando di affinità tra il luogo e il modo di fare battute, allora possiamo dire che Milano è una città concentrica e, se la visualizzi graficamente, vedi che tutto tende verso il punto centrale: c’è una sorta di tensione che porta sempre a concentrarsi su quello che è più figo o in direzione della persona più cool del momento. Qui il primo che arriva su una cosa è il figo della situazione, l’ultimo che si accorge di un fenomeno va preso per il culo.
La parte bella del mio lavoro è anche svelare il lato debole e ridicolo di chi rincorre il fenomeno, o meglio, il nulla. Cerco di distruggere un certo mito del milanese, e il pubblico gradisce molto questa cosa. Non confondete la mia comicità con quella de Il Milanese Imbruttito,che davvero è un’altra cosa.
Teatri e locali storici di Milano
Una cosa che non dimenticherò mai è stata la prima volta che ho fatto la prima serata al Franco Parenti al Café Rouge, in questa sala da cento persone, era ottobre 2016, e poi esibirmi con il mio spettacolo al Teatro Lirico, che per tantissimo tempo è stato chiuso e ora è rinominato Giorgio Gaber, dove l’anno scorso dovevo fare una sera e poi ne ho fatte prima quattro e poi altre sette. Ci tornerò a febbraio. Questo teatro è davvero a 200 metri dal primo appartamento dove ho vissuto.
Parlando di musica, a me affascinavano moltissimo i locali dove si andava a ballare il pomeriggio, quelli anche in zona Corso Como. Mi ricordo di essere stato al Gasoline. A 14 anni andai al Rolling Stone. C’era in pista della musica tipo Gigi D’Agostino e presi due coppini… In quel momento capii che quel mondo non era faceva per me ma mi ripromisi che ci sarei tornato per vedere dei grandi concerti rock. Poco tempo dopo però il locale chiuse per sempre…