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Soundcheck

Vent’anni dopo, “Absolution” dei Muse è più contemporaneo che mai

Fra i capolavori del rock del nuovo millennio, l’album ha da poco celebrato i due decenni dall’uscita (anche con una bella ristampa in vinile). Nella nuova puntata di Soundcheck riscopriamo i motivi per cui il terzo disco della band britannica rimane inimitabile

Autore Federico Durante
  • Il21 Novembre 2023
Vent’anni dopo, “Absolution” dei Muse è più contemporaneo che mai

Muse (fonte: Warner Music)

Un certo spirito apocalittico ha fatto parte del DNA del grande rock almeno a partire dalla nascita del filone “heavy” a fine anni ’60, con band come Led Zeppelin, Deep Purple, Black Sabbath. Tramontati i sogni di armonia universale dell’utopia hippie, non è passata epoca in cui i rocker non abbiano messo in musica le loro visioni a tinte fosche del mondo in cui viviamo. Ma nessuno ha cantato la fine del mondo con il respiro e la potenza dei Muse in Absolution, di cui è caduto da poco il ventennale.

Perché Absolution dei Muse rimane un capolavoro

Nel 1987 i R.E.M. cantavano “It’s the end of the world as we know it and I feel fine” (canzone peraltro nota al grande pubblico italiano nella semi-cover di Ligabue A Che Ora è la Fine del Mondo?). Ma lì il tono scherzoso era evidente. Non poteva essere altrimenti: la denuclearizzazione e la perestrojka lasciavano intravedere un futuro modellato non dalla contrapposizione ma dalla collaborazione fra le due superpotenze di allora, Stati Uniti e Unione Sovietica. Un futuro promettente, luminoso.

Fast forward di 16 anni. Con Absolution è come se i Muse prendessero di peso quel secondo predicato del ritornello e lo ribaltassero, come a dire: “It’s the end of the world as we know it and I’m not feeling fine at all”.

Tutto l’album infatti trasuda un senso drammatico di fine imminente, di sguardo sull’abisso, di resa dei conti finale dell’umanità. Negli anni ’10 del nuovo millennio un simile approccio tematico sarebbe diventato una sorta di passe-partout di quel poco di rock che è rimasto nel panorama mainstream (facciamo dei nomi a caso: Imagine Dragons, Thirty Seconds to Mars, Bastille…). Ma nel 2003 era una sorta di novità.

Le inquietudini del nuovo millennio

Per capire in che modo riflettesse ansie e inquietudini del nuovo millennio, non si può non collocare Absolution dei Muse nel suo contesto storico. Nei primi anni Duemila il digitale (anche se molto diverso da oggi) era certamente la nuova frontiera, ma anche un terreno largamente incognito. E dopo un decennio di relativa calma a livello geopolitico (dopo il crollo dell’URSS gli USA rimasero l’unica superpotenza), l’11 settembre aveva rimesso in moto gli ingranaggi della Storia (sì, quella con la S maiuscola).

Gli effetti a lungo termine di quel clamoroso spartiacque storico (tuttora l’unico attacco subito dagli USA in casa loro da parte di forze esterne) li vediamo oggi più che mai con le varie crisi in corso (Ucraina, Medio Oriente) o latenti (Taiwan).

Va da sé che i Muse non avevano previsto niente di tutto ciò. Ma in qualche modo (chiamatelo sesto senso, chiamatelo pessimismo) capirono che quell’addensamento di nubi scure non sarebbe stato un temporale passeggero. Aggiungiamoci la Brexit, il Covid, le crisi migratorie, l’aggravarsi del climate change e il piatto è servito. La festa è finita, e i Muse, con i loro moniti da Cassandra, ci avevano visto giusto.

Un sound unico

I Muse hanno sempre perseguito un’idea della propria attività musicale come costante work in progress, mantenendo lo sguardo fisso verso il futuro. Soprattutto, capendo prima di tanti altri che il rock si sarebbe salvato solo in una maniera. Ovvero allargando il proprio spettro sonoro a quello degli altri generi. Oggi suonano negli stadi ma la notorietà non rallenta quell’attitudine “militante”.

A riascoltare Absolution a vent’anni dall’uscita si rimane stupefatti dal suo approccio prepotentemente moderno e innovativo (anche merito del fidato produttore Rich Costey). I critici potrebbero vederci qualcosa di artificioso, da colonna sonora di videogame sparatutto. Però che visione che bisogna avere per mettere in piedi un sound così complesso.

Nello stile dei Muse di Absolution c’è di tutto. Non solo musiche diverse (dalla classica all’elettronica), ma anche restringendo lo sguardo al solo rock si sente che sono una band che ha saputo ascoltare tanto e bene. Si sentono inequivocabilmente le influenze dei Queen (nella componente grandiosa, operistica), dei Radiohead (componente alternativa sperimentale), dei Rage Against The Machine (Matt Bellamy, per quanto meno dotato tecnicamente, riprende e porta avanti l’approccio chitarristico non convenzionale di Tom Morello), dei Nirvana (sono pur sempre una band post-grunge). Giusto per dire quelle più evidenti.

Le parole di Chris Wolstenholme

Me lo confermava il bassista Chris Wolstenholme in una bella intervista di qualche anno fa in occasione dell’uscita dell’album Simulation Theory. «La band ha tanti fan provenienti da periodi diversi della nostra storia. Alcuni amano i pezzi rock, alcuni le influenze classiche, altri gli arrangiamenti elettronici. È sempre difficile trovare un punto d’incontro per soddisfare tutti quanti».

E ancora: «Per quello che siamo stati come band, esplorando molte idee musicali diverse, alcune persone sono legate ad elementi diversi del gruppo. È difficile. Perché se hai alcuni fan che vogliono sentire solamente pezzi con chitarra, basso e batteria, allora deluderai quei fan che apprezzano le nostre influenze classiche con archi, pianoforte e così via. Così come quelli che amano le nostre cose elettroniche magari non vogliono sentire pezzi rock».

Insomma, un pastiche sonoro dall’equilibrio precario, con i suoi pro e i suoi contro. Ma comunque uno stile unico, poi imitato da tanti.

vinile Muse Absolution XX Anniversary

La ristampa in vinile di Absolution dei Muse

Il terzo album in studio della band britannica usciva il 15 settembre 2003. Sulla scia di quanto fatto due anni fa per il precedente Origin of Symmetry, in occasione del ventennale Warner Music ha fatto uscire il 17 novembre una bella reissue. Si intitola Absolution XX Anniversary.

La reissue di Absolution dei Muse contiene audio rimasterizzato, versioni live inedite, demo, foto e un’intervista approfondita con la band. In essa si discutono gli alti e bassi del processo di registrazione e di come il contesto sociale dell’epoca influenzò le tematiche trattate nell’album. C’è anche un’ulteriore intervista con domande e risposte con il produttore Rich Costey.

Il cofanetto deluxe è avvolto in una custodia argentata e comprende un libro di 40 pagine. L’album in versione rimasterizzata è disponibile su un CD e due vinili color argento da 12″. Le tracce bonus (versioni live e demo delle canzoni) sono presenti in un secondo CD e in un terzo vinile trasparente da 12″.

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