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Canzoni che si somigliano un po’ troppo: i plagi più famosi della storia della musica

Dalle varie accuse ai Beatles, fino all’epilogo a sorpresa per “Bitter Sweet Symphony” dei Verve: ecco i casi più eclatanti di melodie copiate

Autore Billboard IT
  • Il13 Agosto 2023
Canzoni che si somigliano un po’ troppo: i plagi più famosi della storia della musica

Robin Thicke nel video di "Blurred Lines"

La grande difficoltà del fare musica oggi è scrivere qualcosa di originale, inedito, mai sentito. Non solo trovare un proprio suono, un ritmo personale, ma soprattutto evitare di copiare qualcun altro. Sembra semplice, ma a quanto pare non lo è. I casi di famosi plagi, veri e presunti, sono migliaia nella storia della musica e non risparmiano nessuno.

In questo articolo vi raccontiamo alcune delle scopiazzature più famose e divertenti (decisamente più divertenti per noi che per chi, alla fine, ha dovuto mettere mano al portafogli).

Quelli che si erano fidati, ma poi sono rimasti fregati

The Verve vs. The Rolling Stones

Il leggendario videoclip in cui Richard Ashcroft andava a sbattere con noncuranza contro i passanti di Hoxton Street a Londra catalizzava già da solo un terzo dell’attenzione su Bitter Sweet Symphony, singolo dei Verve datato 1997.

Il resto dell’attrattiva della canzone era concentrato sul riff di archi, costante per tutta la durata, assolutamente identico a quello che appare nella versione orchestrale di The Last Time, brano composto dai Rolling Stones nel 1965. I Verve sostengono di aver cercato invano di ottenere i diritti sul campione, ottenendo in risposta il permesso di utilizzarlo. E come, Richard? A parole? Con una stretta di mano tra gentiluomini?

L’ingenuità gli è costata carissima, perché a seguito della pubblicazione di Bitter Sweet Symphony Allen Klein, che detiene i diritti sul catalogo degli Stones, ha citato in giudizio per plagio Ashcroft, ottenendo non solo tutte le royalties (e i milioni di dollari che ne sono conseguiti), ma anche la modifica dei crediti, facendo inserire Jagger e Richards come autori del brano in questione.

Il plot twist è arrivato solo nel 2019, quando – in risposta a un appello televisivo del frontman dei Verve – Mick e Keith hanno deciso di rinunciare ai loro diritti sulla canzone. Almeno due spicci al povero Richard saranno arrivati.

The Beatles vs. Chuck Berry

Non sono esenti dalle accuse di plagio nemmeno i Beatles, anzi. Tra i vari casi in cui sono stati coinvolti, spicca per fama quello di Come Together, brano contenuto nell’album Abbey Road del 1969.

Il testo della canzone fu inizialmente scritto da John Lennon su ispirazione della campagna elettorale di Timothy Leary, aspirante Governatore della California al grido “Come together, join the party!”. Lo scrittore fu però sconfitto dal repubblicano Ronald Reagan. Così le parole furono riscritte, e McCartney le mise in musica, omaggiando (per sua stessa ammissione) You Can’t Catch Me di Chuck Berry.

Il detentore dei diritti di Berry, Morris Levy, ritenne però che l’omaggio si spingesse troppo oltre, sia in note che a parole, e citò in giudizio gli autori. Alla fine della diatriba trovarono un accordo: per rendere il maltolto, Lennon avrebbe inciso alcune canzoni di Levy, cosa che accadde alcuni anni dopo con l’album Rock ‘n’ Roll del 1975.

Quelli che hanno sempre negato ma poi hanno dovuto sborsare

George Harrison vs. Ronnie Mack

Come dicevamo, i Beatles sono stati al centro di diverse accuse di plagio. Una di queste, forse la più nota, riguarda My Sweet Lord, brano composto da George Harrison nel 1970, e ritenuto fin troppo simile alla canzone He’s So Fine del 1963, scritta da Ronnie Mack per il gruppo delle Chiffons.

Nel 1976, il Beatle fu giudicato colpevole di avere “inconsciamente” plagiato la melodia della canzone, nonostante lui avesse dichiarato di essersi ispirato al gospel Oh Happy Day.

La battaglia legale sconvolse il mondo della musica e trovò epilogo solo molti anni dopo, nel 1998. Poco prima della morte di Harrison, che fu costretto a sborsare 587mila dollari per chiudere la partita.

Coldplay vs. Joe Satriani

Anche Chris Martin dei Coldplay dev’essere stato vittima di uno scherzo dell’inconscio. Citato in tribunale nel 2010 da Joe Satriani, convinto che Viva la Vida fosse un plagio della sua If I Could Fly, l’ex marito di Gwyneth Paltrow ha dichiarato di non aver mai sentito nominare né la canzone in questione né tantomeno questo signor Satriani.

Sarà, ma alla fine hanno raggiunto un accordo fuori dall’aula di tribunale, e Chris l’amnesia temporanea l’ha pagata cara.

Robin Thicke e Pharell Williams vs. la famiglia Gaye

Un altro portafogli che si è alleggerito di diversi milioni di dollari è quello condiviso tra Robin Thicke e Pharrell Williams per il tormentone Blurred Lines del 2013.

La famiglia di Marvin Gaye ha citato in giudizio gli autori per l’eccessiva somiglianza con Got to Give It Up del 1977, chiedendo come risarcimento la “piccola” somma di 7 milioni di dollari. Nel 2015, il tribunale della California ha stabilito la presenza di plagio e condannato Thicke e Williams a pagare 5,3 milioni.

I due hanno immediatamente presentato ricorso, ma la corte d’appello ha confermato la pena, e aggiunto anche l’obbligo di intestare alla famiglia Gaye il 50% delle royalties della canzone. La linea del giudice è sembrata piuttosto dura, non esattamente “blurred”.

Quelli che hanno negato, poi hanno dovuto pagare, poi sono stati a loro volta plagiati

Anche il singolo più famoso del Radiohead, Creep, è finito al centro di una lunghissima polemica. Il brano che ha segnato il debutto (e il successo) della band britannica è stato ritenuto un po’ troppo simile a The Air That I Breathe, canzone scritta vent’anni prima da Albert Hammond e Mike Hazlewood, poi portata al successo nel 1974 da The Hollies.

Il plagio è stato confermato in un’aula di tribunale, tanto che Hammond e Hazlewood ora compaiono tra gli autori di Creep insieme ai cinque Radiohead.

I membri della band britannica, però, non sarebbero stati altrettanto comprensivi con Lana Del Rey, accusata di aver copiato la canzone per la sua Get Free. Dopo aver rifiutato, nel 2018, l’offerta della cantante di accreditare loro il 40% dei diritti sulla canzone, Thom Yorke e soci avrebbero insistito per ottenerne la piena paternità.

Poi avrebbero anche negato di averle mai fatto causa. Infine lei avrebbe dichiarato che la causa era finita e che avrebbe potuto cantare il brano in qualsiasi momento. Insomma, la causa c’è stata oppure no? Chi sa, parli.

Quelli che hanno sborsato prima, evitando un sacco di problemi

Cos’è il genio? In questo caso probabilmente prevenire una causa milionaria, ottenendo i diritti di un sample con grandi elogi e suppliche.

Si tratta di quello che ha fatto Madonna con il ballatissimo singolo del 2005 Hang Up, primo estratto dal fortunato album Confessions on a Dance Floor. Il brano contiene un evidentissimo campionamento di Gimme! Gimme! Gimme! (A Man After Midnight), successo degli ABBA datato 1979.

In questo caso, però, l’accordo è arrivato ben prima della canzone. La signora Ciccone è riuscita a convincere Benny Andersson e Björn Ulvaeus a concederle la base, implorandoli in una lettera piena di entusiasmo e complimenti per la musica del gruppo.

Agli ABBA è andata comunque una bella fetta dei diritti sulla canzone, quindi la vicenda è finita piuttosto bene per tutti.

In conclusione

Tra tante cause milionarie, al di là di quelli famosi ci sono anche moltissimi plagi che non sono mai stati rivendicati. Non li possiamo citare qui per non finire a nostra volta in tribunale. Ma la storia ci insegna che, quando una canzone suona già sentita, nel 90% dei casi lo è: già sentita.

Articolo di Federica Mingarelli

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