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Niente racconta la leggenda dei Queen come le fotografie di Denis O’Regan

Esce nelle librerie “Queen by O’Regan”, ricco volume dove il fotografo ufficiale della leggendaria band racconta non solo per immagini ma anche con tanti ricordi la sua vita accanto a loro

Autore Federico Durante
  • Il26 Dicembre 2023
Niente racconta la leggenda dei Queen come le fotografie di Denis O’Regan

I Queen dal vivo a Wembley nel 1986 (foto di Denis O'Regan)

Queen by O’Regan è un bel libro edito dalla casa indipendente Lullabit. È pieno di foto memorabili (ben cento), scattate da Denis O’Regan, che all’epoca era il fotografo ufficiale dei Queen e che qui racconta anche la sua storia.

Di sangue irlandese ma londinese fino al midollo (quartiere Brixton), il fotografo dei Queen ci racconta come la sua vita sia stata segnata per sempre dai concerti rock a partire dal quel 1973. In quell’anno Denis O’Regan vide per la prima volta i Queen in apertura ai Mott the Hoople, e poi di nuovo nel 1975 quando si esibirono per uno spettacolo di Natale trasmesso in TV. In quell’occasione all’Hammersmith Odeon, Denis O’Regan scattò pure alcune foto ai Queen, tra cui la prima fotografia che vendette.

Leggendo la vita di Denis O’Regan si ripercorre non solo la storia dei Queen ma anche della Londra del punk e i formidabili anni ’80 vissuti dal fotografo al seguito di musicisti come David Bowie, Rolling Stones, Duran Duran, Neil Diamond, Bee Gees, Spandau Ballet. Ma ovviamente i protagonisti dell’arte di Denis O’Regan, iconograficamente parlando, sono i Queen.

Guardando questi scatti si respirano ancora eventi memorabili come il Live Aid e il Magic Tour, e poi ci sono i ritratti intimi di Freddie, Brian, Roger e John. In esclusiva per Billboard Italia, ecco un estratto dal libro.

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Foto di Denis O’Regan

Denis O’Regan, Freddie Mercury e i Queen

Ho lavorato con i Queen in circa trenta concerti. Non molti, se paragonati al mio lavoro con Bowie, con cui sono stato in viaggio per tutto il Serious Moonlight Tour, fotografandolo in novantanove spettacoli, prove incluse, e seguendolo anche nel Sud-est asiatico e poi nel tour del 1987, per un totale di 200 spettacoli.

Tuttavia, se si pensa che i trenta spettacoli dei Queen che ho immortalato coprono un arco di ben dieci anni, posso dire che le mie immagini raccontano la storia della band, o comunque una parte importante di questa, anche se la quantità di foto è molto minore rispetto a quelle che ho di Bowie. Stranamente, i Queen hanno raggiunto la massima notorietà solo dopo la scomparsa del loro cantante, più di trent’anni fa.

Ho fatto molte mostre su di loro e, di conseguenza, ho incontrato molti loro fan. Ad una di queste mostre è arrivata anche la persona che stava realizzando i costumi per il film Bohemian Rhapsody. Voleva assicurarsi che il suo lavoro fosse stato accurato. Proprio davanti a quelle immagini si è accorta di dover correggere alcune cose.

Detto questo, l’ultima volta che i Queen hanno suonato con Freddie era il 1986. Quindi la maggior parte dei loro fan non li ha mai visti dal vivo, ma solo nei video di tre o quattro concerti. Questo è tutto ciò che queste persone sanno della loro band preferita.

Freddie che indossa la famosa giacca gialla è diventato un’immagine iconica, nonostante la maggior parte dei fan l’abbia vista quando lui era già morto. Solo dopo la sua scomparsa la gente ha iniziato ad accorgersi dell’influenza che la sua band ha avuto sulla cultura pop.

All’epoca in cui suonavano, invece, i miei amici mi prendevano in giro perché mi piacevano moltissimo sia le canzoni più impegnate sia quelle stupide come Fat Bottomed Girls. Molti di loro ammettevano che Bohemian Rhapsody era fantastica, ma allo stesso tempo sostenevano che Freddie era un idiota. Ai più non piaceva il suo stile, non era gradito nemmeno alla stampa: “Chi crede di essere quest’uomo?!”, scrisse proprio il New Musical Express.

Quando morì, però, tutti smisero di giudicare concentrandosi sulla musica. Credo sia stata l’esibizione al Live Aid a far cambiare idea a tante persone sulla band e su Freddie. Fu allora che metà del pianeta si ritrovò a pensare che quel ragazzo fosse semplicemente incredibile. Purtroppo, però, tutto ciò accadde solo un anno prima dell’ultimo tour e dell’ultimo spettacolo, e nessuno quindi ha avuto modo di riscoprirli davvero, di indagare su chi fosse Freddie e capire quanto fossero grandi prima della loro fine.

Per qualche strano motivo, in tanti non se ne erano accorti. A quel punto della loro storia professionale, in realtà, il problema era che erano famosi in tutto il mondo ma non negli Stati Uniti. Questo a causa del video di I Want to Break Free, in cui sono vestiti da drag per prendere in giro la celeberrima soap inglese Coronation Street.

I fan inglesi hanno capito immediatamente il riferimento, invece gli americani sono andati fuori di testa, tanto che MTV dovette mettere il video al bando. Di conseguenza, l’immagine della band ne risentì profondamente. Non avere il supporto della TV penalizzò le vendite negli Stati Uniti e i concerti nelle grandi arene divennero impossibili.

Freddie rifiutò categoricamente di fare un tour esibendosi in posti più piccoli di quelli in cui avevano suonato nel resto del mondo. In Sud America il pubblico di un loro concerto arrivò a quattrocentomila persone. Ridimensionarsi non faceva parte del loro modo di essere, quindi l’America venne accantonata. Da un certo punto di vista, questa scelta fu l’inizio della fine. Poi giunse la malattia di Freddie.

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David Bowie e Freddie Mercury (foto di Denis O’Regan)

Quando ho scattato la mia prima foto ai Queen all’Hammersmith Odeon era il dicembre del 1975 ed erano attivi ormai da quattro anni, ma di loro si sentiva parlare poco. Se in quell’occasione presi la decisione di lavorare con loro fu soprattutto per lo spettacolo, per il modo in cui si muoveva Freddie. Sì, certo, c’era anche la musica, ma lui da solo valeva il prezzo del biglietto.

Ed era anche uno straordinario essere umano. Non c’erano molte persone come lui in giro. C’era David Bowie, e loro due erano i più grandi, secondo me. Ma non esisteva interprete migliore di Freddie: mi piaceva tutto di lui: il modo in cui si muoveva, si contorceva e si pavoneggiava…

Sebbene avessi visto i Queen come band di supporto ai Mott the Hopple, non conoscevo nessuna delle loro canzoni all’epoca. Quindi posso dire che il primo brano della band che ho ascoltato consapevolmente sia stato Killer Queen a Top of the Pops. Anche se in TV Freddie non era veramente lui perché non c’era spazio per muoversi, la trovai una canzone fantastica e per me è stata l’inizio di ogni cosa. Dopodiché ho ascoltato l’album Queen II, che includeva Seven Seas of Rhye, e l’ho adorato.

Freddie era molto riservato e la gente rispettava la sua privacy. In fondo, anche se amava tantissimo esibirsi sul palco, non gli piaceva andare in tour e soggiornare negli alberghi, per quanto possa sembrare strano. A lui piaceva stare a casa. Quando era più giovane amava la discoteca, i club, la vita notturna, ma poi si era calmato.

In ogni caso, anche quando era un festaiolo, ciò che adorava sopra ogni cosa era cenare a casa sua con gli amici più cari. Quello era il modo in cui gli piaceva passare il tempo. E poi aveva quello sguardo particolare, che notai fin dalla prima volta che lo vidi. Trovo che la sua vicenda umana sia tra le più straordinarie della cultura pop.

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Foto di Denis O’Regan
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