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Tedua ha fatto un viaggio di andata e ritorno all’Inferno e questa è “La Divina Commedia”

Il rapper di Genova ha sofferto, scritto e cancellato tracce, rimandato l’album che finalmente è ora uscito dopo 3 anni

Autore Silvia Danielli
  • Il2 Giugno 2023
Tedua ha fatto un viaggio di andata e ritorno all’Inferno e questa è “La Divina Commedia”

Tedua, foto di: David LaChapelle

Tedua ha fatto un giro nell’Inferno dantesco e ne è finalmente risalito con La Divina Commedia. Non c’è pretenziosità nel chiamare il proprio album come una delle opere fondamentali della letteratura italiana. Soprattutto quando hai davvero toccato con mano un momento depressivo (come molti del resto,) durante la pandemia. E sei rimasto bloccato per mesi. Per poi produrre e cancellare. Scrivere e rifare. Questo è il periodo tormentato che sembra aver attraversato il rapper di Cogoleto, che anche nei giorni precedenti all’uscita non pare essere stato proprio sereno. Infatti, ieri, giovedì 1 giugno, quando avrebbe dovuto incontrare i giornalisti per raccontare il suo disco, ha iniziato ad accusare i sintomi di una febbre probabilmente psicosomatica.

La Divina Commedia di Tedua: Inferno e Purgatorio

Però l’album ora è pronto per lo streaming. Chiuso, pare all’ultimissimo. Al 100% sentito e sudato. Con molte tracce innegabilmente pop e tutti i nomi più di peso del rap game. Anticipato dallo spoiler della cover firmata niente meno che da David LaChapelle, con cui il rapper di Genova collaborerà anche nei prossimi mesi per un “progetto molto importante”. Accompagnato anche da oggetti di lusso come la collana di diamanti studiata apposta insieme all’amico gioielliere Alessandro Bernini.

La Divina Commedia riporta come sottotitolo le due cantiche Inferno e Purgatorio, però sembra più un viaggio nel primo e in tutti gli aspetti più dolorosi della vita di Mario Molinari. Eppure pare che l’inferno che abbia affrontato sia quello della stasi, del periodo della pandemia, e la possibilità di scriverne sia più il suo personale purgatorio.

Tedua e i feat. con i pesi massimi

Anche gli artisti coinvolti nei feat. sembra che si mettano davvero a nudo, più del solito. Ci sono Baby Gang e la promessa acclamata, Kid Yugi. Salmo e Federica Abbate, Geolier, Lazza, Gue, Marracash, i BNKR44, gli amici Rkomi e Bresh. Alla produzione c’è sempre il fidatissimo Chris Nolan ma hanno avuto un ruolo importante anche Dibla e Shune che pare abbia aiutato Tedua a recuperare un po’ di fiducia per non farsi sopraffare dal malessere. E poi ci sono anche Night Skinny e Sick Luke.

Già nell’Intro La Divina Commedia già diffusa Tedua rappava: “Lasciate ogni speranza voi che entrate nella scena/ sono passati gli anni e non è morto l’hype per Tedua”. Ed è verissimo: in quanti attendevano questa uscita spasmodicamente? Nella ballad Malamente, poi, Tedua confessa subito un’idea che lo distrugge e che forse potevamo aver intuito. Rappa: “Odio esser mediocre e lo sono stato troppe volte/mi ero perso nella notte con le note del block notes”. E poi: “auguro a tutti voi che la vostra umiltà non si trasformi in insicurezza e che la vostra sicurezza non si trasformi in arroganza”.

Tedua e i pezzi pop

Nel pezzo con Sfera Ebbasta, Hoe, sembra che Tedua si sia più adeguato al suo feat. che non il contrario per questo pezzo più da club, e questa impressione la dà anche quello con Rkomi e Bresh, Anime Libere. Decisamente con un’anima pop, molto bello e molto sentito anche per la storia d’amicizia che lega Mario ai due. Il primo suo storico coinquilino in quartiere a Calvairate (Milano) e il secondo suo compagno di tutta la scena della Drilliguria.

Sono tanti gli episodi pop e forse i fan più accaniti di Tedua storceranno il naso a sentirlo cantare ritornelli. Però apprezzeranno di sicuro l’onestà di scrittura. Anche La verità con i BNKR44 è un pezzo pop dove la voce di Tedua si adatta perfettamente a quella dei ragazzi di Empoli.

I brani migliori de La Divina Commedia

Particolarmente efficaci sono poi le tracce con Geolier, Mancanze affettive, con Lazza, Volgare, con Guè, Scala di Milano, e con Marracash, Diluvio a luglio. Anche i grandi nomi del rap nostrano si raccontano senza filtri come dicevamo all’inizio. “Quanti mancanz affetiv mann res selettiv” ci racconta Geolier. Mentre Guè: “Quel bimbo magro guercio tutto strano ero io/Ho visto mio padre schiattare”. E ancora Marra ci racconta del difficile confronto con una scena che continua a cambiare e sembra cannibalizzare tutto: “Tutto le sere penso al game/come è cambiato questo mestiere/Pieno di scadenze per non scadere”.

Il gran finale e un talento che non è per nulla scomparso

Ma è nel finale con Bagagli (improvvisazione), un freestyle accompagnato dalle note di un pianoforte e con l’Outro Purgatorio, una ballad con note r’n’b, che Tedua tocca veramente le corde più alte del racconto intimo e anche commovente. Nel primo brano: “Quante volte fuori tempo/Però ho avuto successo/Ed è il motivo è che davvero ci credevo/ Mi sentivo così fiero di me stesso/E non capivo che mancavo di rispetto/A questa musica che scrivo un po’ di getto”. È quello che gli è sempre stato rimproverato negli anni, su cui lui ha anche scherzato. Ma chissà fino a che punto aveva voglia di riderne.

E nel secondo invece. “Ho avuto paura anch’io per il talento mio/Però questo è il mio ritorno/La mente che sussurra mentre l’anima ti urla/Luce della ragione accendi questa depressione buia”.
Il talento di Tedua c’è ancora tutto ed è tutto racchiuso nel suo pensiero rapido, nel suo flow incalzante, nella costruzione complessa della scelta delle parole. Bentornato Mario. Il paradiso può attendere, ma non troppo.

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