The Weeknd, guarda cos’hai fatto a Milano
C’è un motivo se l’artista canadese è attualmente il numero uno al mondo, e ieri sera, durante la prima delle due date a Milano da 80mila spettatori ciascuna, l’ha dimostrato ancora una volta
Se siete a Milano e nei vostri programmi per stasera c’è quello di andare alla seconda data di The Weeknd all’Ippodromo La Maura, beh, preparatevi. Con tutta probabilità starete per assistere a uno dei concerti più spettacolari della vostra vita. E no, non si tratta di un’iperbole, ma di un dato di fatto. Del resto, c’è un motivo (e non solo) se Abel Tesfaye è attualmente l’artista numero uno del globo.
Se, infatti, i numeri sono meri e freddi dati, nel caso di The Weeknd sono un suggello di una carriera da vero Starboy started from the bottom. Più di 100 milioni di copie vendute in tutto il mondo, miliardi di streaming su Spotify (dove al momento è sul gradino più alto del podio degli artisti più ascoltati a livello planetario). Un arsenale di premi, partecipazioni e incassi record ai suoi live (si parla di più di 350 milioni di dollari). E lo stesso è successo a Milano, che ieri sera è stata inondata da una folla oceanica di 80mila spettatori e che è pronta per il bis di questa sera (dove ne sono attesi altrettanti).
Causalità o destino senza apparente via di scampo, lo show post apocalittico e distopico dell’After Hours Til Dawn Global Tour di The Weeknd arriva in una città in cui lo scenario, da qualche ora, è più o meno il medesimo (okay, senza palazzi che bruciano, ma l’ipotesi, a questo punto, non sembra poi così improbabile). A dimostrazione di quanto l’arte, talvolta, sia una fedele – seppur romanzata ed estremizzata – trasposizione della vita.
The Weeknd e l’arte di tendere all’estremo
Il collasso globale rappresentato nella imponentissima e dettagliatissima scenografia (una passerella che attraversa più della metà del lunghissimo parterre che Abel percorre più volte, offrendosi generoso al suo pubblico – a cui promette solennemente di tornare – in tutte le angolazioni possibili, sorvegliata dall’ormai iconica statua argentata progettata da Hajime Sorayama, la stessa che compare nel video di Echoes of Silence) è infatti il declino del mondo reale. E il limite che The Weeknd mette in scena è il medesimo verso cui spinge se stesso. Nel bene e nel male, nell’oscurità e nella luce.
Un momento The Weeknd è star nell’Olimpo (o sarebbe meglio dire sulla Luna, probabilmente l’elemento scenico più atteso che fa da specchio a quella che illumina il cielo stranamente sereno della città) – irraggiungibile e venerabile come un dio pagano pregato dalle quasi trenta vestali che gli danzano attorno per tutta la durata dello spettacolo -, quello dopo è comune mortale che scende sulla Terra per mischiarsi alla marea che pende dalle sue labbra e interagire con lei, prendendo cellulari e stringendo mani. Nessuna via di mezzo, esistono solo i poli diametralmente opposti a cui tende un animo spaccato in due da un conflitto interiore. Quello tra il distacco dall’io e la propria essenza, simboleggiata dallo smascheramento con un movimento lento e intenso, ai limiti del liturgico.
La musica come salvezza
Tra gli edifici metallici che rappresentano il paesaggio urbano di una Gotham City che è un meltin pot di costruzioni monumentali (l’Empire State Building, la Cattedrale di San Paolo, la CN Tower di Toronto) avvolti dalle fiamme prima (durante The Hills) e illuminati dai laser che cambiano continuamente colore e che squarciano l’oscurità della notte poi, Abel si erge a unico sopravvissuto di questo inferno terrestre. Un antieroe contemporaneo consumato dalle passioni brucianti, dagli eccessi e dall’autodistruzione. Insomma, tutto ciò da cui la sua musica (e il suo personaggio nella controversa e chiacchieratissima The Idol) attinge a piene mani.
La sua ancora di salvezza? La musica, ovviamente, che negli anni è diventata colonna sonora delle vite di moltissimi. Take My Breath, Can’t Feel My Face, Lost In The Fire, Starboy, Die For You, Save Your Tears, Blinding Lights sono solo alcune delle ben 35 hit che The Weeknd mette a segno nelle quasi due ore di live ininterrotte in cui nulla è mai scontato e tutto lascia senza fiato. Comprensibile, in un Paese non propriamente avvezzo a uno spettacolo di queste dimensioni e caratura. E se è vero che i miracoli accadono una volta sola, non è questo il caso, perché stasera The Weeknd è pronto a ripetere la magia che ha stregato il mondo intero. E allora su di nuovo la maschera, Abel: tra poco si torna in scena.