“Soft Rock” dei Thy Slaughter è l’emozionante chiusura di un cerchio chiamato PC Music
Il disco d’inediti del duo composto da A. G. Cook e EASYFUN (Finn Kane) è l’ultima uscita della celebre etichetta londinese. Un album sintetico, rock e acido al punto giusto, perfetto per una domenica alternativa
Siete avvisati, se amate l’hyperpop e l’hyperock elettronico, ascoltare Soft Rock dei Thy Slaughter vi farà stare masochisticamente bene: il duo composto da A. G. Cook e EASYFUN debutta sull’orlo della fine, nasce alla fine di un tragitto iniziato dieci lunghi anni fa. Era il 2013 quando Alexander fondava a Londra la PC Music. L’etichetta ha segnato un’epoca, sovvertendo il concetto di genere musicale e ponendosi in una posizione laterale rispetto alle logiche di mercato. Fa un certo effetto che il l’album di debutto del duo – che ha esordito nel 2015 con il brano Bronze contenuto nella compilation PC Music, Vol. 1 – arrivi per sancire una fine. Come annunciato la scorsa estate, la PC Music smetterà di pubblicare materiale inedito, dal 2024 farà lavoro di archivio, gestirà e ristamperà l’ampio catalogo.
«As the end times draw near, a new band is reborn» è il messaggio comparso su Instagram un mese fa per annunciare la rinascita della band. Attorno a Soft Rock dei Thy Slaughter è stata costruita una narrativa a tema medievale, a partire dalla copertina del disco. Su sfondo nero si staglia quello che sembra l’ingresso di un mausoleo: alla fine della scalinata che conduce all’ingresso c’è un baule tenuto saldamente chiuso da un lucchetto e una catena, due simboli ricorrenti in tutti gli artwork del progetto. Nel momento in cui parte Sentence, opening track e primo singolo estratto, si genera quel contrasto creativo tipico del genere. Ecco che l’acidità del suono elettronico ravviva i colori e l’oscurità del medioevo diventa fluorescente travestimento gotico. È un caso che il disco sia stato annunciato poco prima di Halloween, seguito da una foto in maschera dei principali protagonisti del progetto?
La prima traccia è solo un assaggio, neppure troppo originale, considerando che quest’anno il genere è tornato in auge grazie al notevole secondo album dei 100 gecs, 10,000 gecs. Infatti, i Thy Slaughter l’avevano rilasciata in coppia con If I Knew, un brano profondamente diverso. Sono le due tendenze principali di Soft Rock: elettronica abbinata agli strumenti acustici o, viceversa, chitarre elettriche rese ancora più artificiali dalla tecnologia. In If I Knew però c’è anche il canto delicato di Alaska Reid. La cantautrice conferisce quel tocco di umanità country a un brano pop che diventa hyper in maniera lenta. Appunto, soft.
I Thy Slaughter in Soft Rock hanno radunato i “parenti più stretti”
Lo scorso 3 novembre il profilo ufficiale della band pubblicava una foto di A. G. Cook, Finn Kane insieme ad alcuni degli altri ospiti del disco: Alaska Reid, Caroline Polachek e il suo batterista Russel Holzman. Soft Rock, come in ogni festa d’addio che si rispetti, è il momento in cui si fa baldoria tutti insieme. In Immortal è il turno di Caroline Polachek che canta un testo colmo di riferimenti. Sia alla sua carriera e al suo singolo di debutto Door porta, sia alla genesi del duo composto da Cook e EASYFUN, condannato suonare la chitarra in un mondo sotterraneo popolato da ombre. Se si tratti del passato o del futuro non ci è dato saperlo, ma la chitarra distorta suonata da Kane nel finale è reale. Immortal è un brano rock che suona pop, oppure un brano pop che suona rock.
Resta il fatto che si lega alla perfezione con la strumentale successiva Reign, nonostante quest’ultima torni nel territorio dell’hyperpop più distorto. Questa volta però la linea melodica è marcata e conduce l’ascoltatore dritto all’estasi ritmica del finale senza che se ne renda conto. La festa in maschera, ci piace immaginarla così, prosegue con Charlie XCX, grande assente nella foto Instagram. La popstar collabora in due canzoni e la prima è la metallica Heavy. Il suono ferroso della chitarra dei primi secondi si fonde strada facendo con i synth, lasciando spazio al flow rabbioso di Charlotte Aitchison che non vuole essere amata.
La seguente Bullets è un dei pezzi migliori del disco: collaborano anche l’artista finlandese Alma-Sofie Miettinen e la svedese Noonie Bao, tuttavia, a emergere è la voce di Finn Kane. I Thy Slaughter qui giocano con i sentimenti. La vana ricostruzione di un amore che si è raffreddato come il suono della chitarra acustica che accompagna il cantato di Kane, si arena nell’esplosione di fuzz. Il pathos generato dal crescendo finale è un rumore commovente, Cook prende l’emo punk e lo cucina a fuoco lento, affumicandolo e rendendolo amaro come l’ultimo verso che sa di sconfitta: «Don’t let me down».
Il cuore oltre l’elettronica
Masochismo emotivo, non so se esista una locuzione simile. È la sensazione che proverete nella seconda metà di Soft Rock dei Thy Slaughter. A partire dalla nostalgica Flail. Ritornano le armonie sintetiche dal gusto emo e le voci di Cook e Kane si integrano e sorreggono a vicenda. Gli arpeggi di chitarra elettrica sono i veri protagonisti nei bridge, fino all’intricato e assolo del finale. La dimostrazione che il rock può essere tante cose e generare emozioni diverse nello spazio di due minuti e mezzo.
Il cuore del disco è racchiuso in Lost Everything che è anche uno dei momenti più emozionanti. Il brano è stato scritto da Cook e Kane insieme a SOPHIE. L’anima della musicista scozzese, scomparsa tragicamente, nel 2021 risuona nei synth di sottofondo, mentre si mixano agli accordi di chitarra elettrica.La voce di Ellie Roswell, cantante e frontwoman dei Wolf Alice, fa il resto. Soft Rock non è per cuori fragili, nonostante la dura scorza sintetica che lo ricopre. Basta una sferzata di chitarra acustica per generare una crepa, come quelle che ricoprono la vetrata sullo sfondo della copertina del disco.
Soft rock, un album chitarristico è l’ultima uscita della PC Music
La maggior parte delle ultime tracce del disco vedono una presenza marcata della chitarra. Le sei corde sembrano prendere definitivamente il sopravvento sull’elettronica. O Fortune, per quasi la totalità dei suoi due minuti, è un classico brano rock in cui la voce flebile di Alexander Cook si alterna alle poche incursioni elettriche. Addirittura Don’t Know What You Want è dominata dalla chitarra acustica. L’atmosfera è eterea e rimanda ai lavori di Justin Vernon e dei Bon Iver. La differenza la fa il cantato di Kane che cresce di intensità e disperazione di secondo in secondo.
E poi si giunge al finale di Soft Rock, che è anche la fine del percorso di PC Music. La scelta di concludere il disco e la storia di pubblicazioni inedite dell’etichetta con una canzone come Fountain è dilaniante. Le note pulite di pianoforte sono come schegge di ghiaccio che si sciolgono a poco a poco con la voce effettata di Cook. Sono due minuti e sedici da brividi che terminano con un canto appena sussurrato, stavolta privo di filtri.
L’acqua che scorre è fin dall’antica Grecia metafora del tempo che passa. Chiunque ha almeno una volta accarezzato l’illusione di poterlo fermare. Magari bevendo quella stessa acqua e impedendo così che possa continuare il proprio scorrimento inesorabile. Come la protagonista di cui canta Cook, nell’ultimo verso dell’ultima canzone dell’ultimo album di inediti della sua etichetta. Si avvicina alla fonte, accosta le mani e beve per ringiovanire. La realtà converge nella favola e nei 32 minuti di musica tutto può accadere, anche l’impossibile.
It was water from the fountain /We drank and we were young again