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Davide Toffolo: «Se non si torna ai concerti, ci vedremo in un’altra civiltà»

Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti ci ha presentato l’iniziativa A Casa Tua, in streaming mercoledì su Bandcamp

Autore Silvia Danielli
  • Il19 Aprile 2021
Davide Toffolo: «Se non si torna ai concerti, ci vedremo in un’altra civiltà»

Tre Allegri Ragazzi Morti, foto di Vanessa Tomasin

Difficile immaginare gruppi italiani più apprezzati dal vivo dei Tre Allegri Ragazzi Morti di Davide Toffolo. Ce ne sono anche altri, certo, ma a prescindere dai gusti personali i TARM entrano sicuramente in un’ipotetica top 10. Per la capacità di coinvolgere il loro pubblico, certo e per il gusto di aver privilegiato quasi sempre situazioni medio-piccole, i club e i locali che ora sono in grandissima sofferenza.

Per questo mercoledì 21 aprile alle 21 verrà trasmesso in streaming su Bandcamp il concerto-documentario dei Tre Allegri A casa tua: il biglietto costa 15 euro e per metà copre le spese di realizzazione, mentre per l’altra sostiene uno dei 26 locali aderenti all’iniziativa, a scelta dell’acquirente. Un’importante iniziativa per cercare di aiutare gli addetti ai lavori del settore.

Davide Toffolo, oltre a essere il leader dei TARM appena andato a Sanremo con gli Extraliscio, è anche regista dell’evento (oltre che fumettista e direttore artistico de La Tempesta Dischi) e ce l’ha raccontato.

Partiamo da A Casa Tua: che cosa vedremo mercoledì 21 aprile in streaming?

L’unico palco aperto di questi mesi era quello di Sanremo, ci sono andato e ho voluto raccontare quest’esperienza nel mio podcast. Però volevo documentare anche l’esperienza dei live dell’anno scorso con questo docufilm A Casa Tua che racconta un momento molto particolare. Sono 4 concerti dello scorso anno, a casa nostra, in Friuli Venezia Giulia. L’idea è di cercare di portare a casa delle persone i live nel momento in cui loro non ci possono andare. I Ragazzi Morti suoneranno come se fossero nei singoli locali, che faranno promozione come se il nostro fosse un tour normale.

Ti sei sentito in colpa per essere andato al festival di Sanremo?

Non mi sento mai in colpa, non fa parte della mia psicologia, trovo che faccia parte della morale cattolica. E quindi non mi appartiene.

Io mi sento sempre in colpa invece ma non per questioni religiose. Lo chiedevo dopo le polemiche sul fatto che l’Ariston fosse l’unico teatro aperto…

Sono andato con un gruppo particolare, è stata un’esperienza bella. Sanremo è stato anche un modo per raccontare agli italiani come dovevano comportarsi. Era stato un teatro chiuso, senza pubblico. Io l’avrei organizzato in modo differente a essere sincero. Ma ciò che avrei voluto far capire alle persone è che non è che se apre uno devono aprire tutti, le realtà sono tutte diverse. È un discorso che funziona anche per i musei: quelli di provincia sono diversi da quelli di città. Se nei primi entrano 30 persone al giorno e son tante, per Milano, invece, il discorso è diverso. Ripensando a Sanremo ho riscontrato un tale affetto da parte degli artisti che mi ha reso il tutto più piacevole.

Proprio tutti?

Ma guarda quasi tutti. Anche Fedez si è avvicinato per dirmi che il primo disco che aveva comprato con i suoi soldi a 14 anni era Punk Crew, un album collettivo dove c’eravamo anche noi. Anche dopo l’esibizione sono stati in tanti a farci i complimenti e credo che la mia presenza proprio in questo momento abbia avuto un senso preciso.

Davide Toffolo: «Ogni tanto ripenso a quanto fosse bello durante il tour stare in giro a perdere tempo fino a notte»

Che cosa vedi ora nel mondo di coloro che lavorano dietro ai tour?

Come tutti, ora ci stiamo preparando a un’ipotesi di riapertura. Stiamo organizzando questa operazione online per tenere alta l’attenzione e per cercare di monetizzare qualcosa che sia d’aiuto al settore. Ciò che mostriamo sono i concerti dell’anno scorso che sono stati tenuti in modo molto serio rispetto alla situazione sanitaria e tutti noi artisti ci aspettiamo che si possa ripartire almeno in quel modo.

Se non si riapre, non so: ci vedremo in un’altra civiltà. Magari andremo tutti su Marte. Ma sono ancora speranzoso. Siamo stati estremamente sfortunati perché viviamo in un sistema che si chiama Occidente, che fa capo agli Stati Uniti che hanno perso un anno intero nel capire come gestire l’emergenza. Non voglio dire di chi sia stata la responsabilità ma è stata di uno solo, ex capo degli Stati Uniti, che inizia per T e finisce per rump.

Addirittura solo lui?

Certo, non ha dato le direttive e tutti noi siamo rimasti sospesi e ancora lo siamo. Non parliamo neanche più di quello che ci succede intorno. Comunque speriamo di ripartire noi. Sono sempre stato poco nostalgico però gli ultimi mesi sono stati davvero difficili.

Cosa ti manca soprattutto?

Ogni tanto ripenso a quanto fosse bello durante il tour stare in giro a perdere tempo fino a notte.

Pensi che molti operatori lasceranno il loro lavoro in caso non ci fossero i live estivi?

Certo, è già così: molti hanno cambiato lavoro. Penso che gli effetti peggiori ci saranno per le situazioni estemporanee, dalla nascita dei gruppi indipendenti alle sagre di paese, a quegli incontri che stimolavano la creatività.

In arrivo nuova musica dei Tre Allegri Ragazzi Morti

Siete riusciti a mantenere alto il livello della vostra creatività? A parte l’uscita di Quando di un anno fa.

Per riuscire a rimanere attivi e scrivere canzoni che raccontano quello che ci sta succedendo adesso penso che ci vorrà del tempo. Comunque abbiamo una cosa nuova in ballo con i Ragazzi Morti ma non ne posso parlare. Invece per quanto riguarda il lato dei fumetti ho lavorato tantissimo: una storia dei TARM, delle strisce sul lockdown, e ho chiuso Come rubare un magnus, uscito a dicembre 2020. E poi a fine agosto uscirà un fumetto nuovissimo per Rizzoli sul filone delle biografie. Non so se posso dire chi sia il protagonista: è un artista romano, alto, con la barba, scomparso poco tempo fa. Un po’ performer, un po’ cantastorie, un po’ come me. Basta non posso dire di più.

Cosa uscirà per i TARM?

Non posso proprio dire niente ma qualcosa sì. Comunque le situazioni difficili sono sempre state stimolanti per me.

Da tutta la vita ascolto musica brutta: è il motivo che mi spinge a produrne di mia

E con la Tempesta?

Io seguo soprattutto la parte della Tempesta Sur più legata ai suoni latino-americani come la cumbia. Posso dire che continua a uscire musica bella come gli I Hate My Village o come Ramon Caraballo, il trombettista cubano della Bandabardò che è spessissimo ospite a Propaganda Live. O quello di Adriano Viterbini e poi un disco prog degli anni ’70 di un gruppo di donne. Abbiamo sempre delle idee.

Invece hai ascoltato tanta musica brutta che non ti è piaciuta in questo periodo?

No, non particolarmente in questo periodo. È tutta la vita che ascolto musica brutta, da quando ero bambino. Anzi la musica brutta che ascolto ora mi ricorda proprio quella di quando ero piccolo. Grazie a questa somiglianza, devo dire che la motivazione per cui faccio musica ora si è ravvivata!

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