Indie

Gazzelle e la storia delle sue “hit per caso”. L’intervista

Venerdì è uscito OK, il nuovo album di Gazzelle: abbiamo parlato con lui di successo, tha Supreme, millennials e generazione Z

Autore Federico Durante
  • Il15 Febbraio 2021
Gazzelle e la storia  delle sue “hit per caso”. L’intervista

Foto Andrea Mete

Sono tanti gli artisti che parlano d’amore e di delusioni. Gazzelle, con il nuovo progetto discografico, OK, uscito lo scorso 12 febbraio, è riuscito ancora una volta a raccontare questo sentimento dal punto di vista più malinconico e introspettivo.

Arrivato al suo terzo album in studio, anticipato dai singoli Destri, Scusa, Lacri-ma e Belva, il cantautore romano ha pubblicato il suo nuovo progetto di 11 tracce e un solo featuring, quello in Coltellata con il giovanissimo producer tha Supreme.

Con OK Gazzelle non solo ha fatto piangere i fan su Twitter, ma sta anche continuando il percorso intrapreso con i suoi precedenti lavori, Superbattito e Punk. E lo ha fatto cambiando registro, per non ripetersi e proporre qualcosa di nuovo ai suoi fan, sperimentando con le sonorità. Abbiamo contattato Gazzelle telefonicamente per farci raccontare la storia del progetto. Potrete trovare l’intervista integrale nel numero di marzo di Billboard Italia. Di seguito trovate un estratto.

Il successo di Destri

Tu arrivi al terzo album con un “hype” assolutamente intatto, se non ancora più grande rispetto al secondo. Secondo te come si fa a restare rilevanti nell’epoca della musica iper-liquida e della soglia di attenzione sempre più bassa?

Fondamentalmente credo che serva talento, senza sbagliare canzoni e senza svendere la propria musica e identità artistica. Non cercare di fare le hit a tutti i costi, non farsi ammaliare dal mercato discografico. E quindi cercare di mantenere una coerenza artistica, anche nello stile, nell’immagine, nella comunicazione. Al di là di questo, scrivere belle canzoni fa la differenza. È il modo più naturale per far sì che un progetto come il mio, per esempio, tenda a fare sempre un passo avanti senza adagiarsi mai sul successo.

Destri è stata un successo straordinario e tuttora continua ad essere ascoltatissima, come se fosse appena uscita.

Sì, è stata una canzone fortunata ma non è la hit fatta a tavolino. Non ha il sound da hit. Lo è diventata, non so neanche bene perché. Mi ero accorto che fosse una canzone molto potente, più che altro come impatto emozionale. Non mi aspettavo che facesse tutto questo, è stata una sorpresa incredibile.

Tu quando hai fra le mani un pezzo così forte te ne rendi conto subito? Oppure è sempre un po’ una scommessa?

Un po’ entrambe le cose. Con Destri sin dai primi ascolti ci siamo resi conto subito – non solo io ma anche il mio produttore e il mio manager – che la canzone era forte. Poi non sapevamo se potesse diventare una hit radiofonica o che potesse piacere più di altre. Però ci siamo subito accorti della sua potenza emotiva, io in primis. È stata una liberazione: quando l’ho scritta ho capito subito di avere qualcosa di potente fra le mani. Infatti nella scelta di singoli ho puntato subito su quella, nonostante il disco abbia potenzialmente undici singoli. Ma credo che Destri rimanga la canzone più potente.

L’inaspettato featuring di Gazzelle con tha Supreme

Tu con i featuring sei sempre abbastanza cauto, e infatti nell’album ce n’è uno solo, quello con tha Supreme in Coltellata. Hai scelto di collaborare solo con un numero uno indiscusso, insomma. Com’è stata l’interazione con lui?

Ho scelto di lavorare con lui perché mi piace, fondamentalmente. Non mi piace tantissima musica in Italia. Lui è uno di quelli che mi hanno colpito fortemente. Mi son detto: “Wow, questa roba è nuova”. Lo stimo molto, poi è giovanissimo, un enfant prodige praticamente. Mi ha colpito il suo estro. Gli ho scritto su Instagram dicendogli: “A zì, sei bravo, spacchi”. Lui mi ha risposto dicendo che la mia musica gli piace tantissimo e raccontandomi che la sua cantante preferita è Amy Winehouse, una cosa che non mi aspettavo da un trap boy di 19 anni.

Quindi c’è stata subito una grossa stima. Per cui gli ho proposto l’idea di fare qualcosa insieme, sarebbe stato un bel cortocircuito per entrambi. Gli ho mandato una demo di Coltellata, su cui mancava la seconda strofa. Il giorno dopo mi ha mandato la sua parte. È stata una cosa molto veloce e anche molto facile. È venuta una cosa figa, che non ti aspetti. La cosa bella è che è lui che è entrato nel mio mondo: Coltellata è un pezzo puramente nel mio stile e sentire lui che canta (più che rappare) gli dà anche un sapore nuovo e fa capire che è un artista che può fare quello che vuole.

Gazzelle tra millennial e Generazione Z

Io e te siamo coetanei, siamo tutti e due dell’89. Secondo te, ora che abbiamo compiuto trent’anni e non siamo più i “giovani” di questa società, che generazione è la nostra?

Credo che abbiamo avuto la piccola fortuna di stare a cavallo fra il mondo di prima e il mondo di oggi. Magari lo dicono tutte le generazioni, ma a livello tecnologico è successo qualcosa che prima non c’era. Il fatto che siamo riusciti a vivere quest’era dei social e della musica in streaming avendo un’età più matura e riferimenti precedenti è un vantaggio rispetto a chi magari ha oggi 13 anni ed è cresciuto con Instagram e Facebook. Noi siamo in un’età giusta per riuscire sia a viverci quest’epoca sia senza essere dei boomer o degli outsider totali che non ne capiscono niente sia avendo dei riferimenti del mondo com’era prima e trovando una sorta di equilibrio.

Secondo te per cosa verrà ricordata la nostra generazione, a livello di cultura “pop” ma anche in senso più ampio?

Quello che verrà ricordato è probabilmente l’avvento dei social network. Sicuramente saremo ricordati come una generazione un po’ interdetta, anche inespressa sotto alcuni punti di vista, quindi un po’ disagiata. Però credo che il disagio riesca poi a far fiorire cose positive, almeno artisticamente.

E della cosiddetta “Generazione Z” c’è qualche aspetto che apprezzi in particolare?

No, nel senso che non li invidio. Io ho una visione molto distopica del futuro: penso che tutto peggiorerà. Ho molta paura della rapidità con cui si evolve la tecnologia e con cui tutto questo sta generando generazioni di individualisti. Credo che col tempo si arriverà a una sorta di tutti contro tutti.

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PAOLOOO