Indie

Intervista a Colombre, vincitore del premio Super MEI Circus 2018

Per il MEI 2018 Colombre è il miglior artista giovane indipendente dell’anno. Il cantautore marchigiano ritira oggi il premio Super MEI Circus, grazie all’ottimo album d’esordio solista “Pulviscolo”

Autore Federico Durante
  • Il29 Settembre 2018
Intervista a Colombre, vincitore del premio Super MEI Circus 2018

Colombre _1_ph Letizia Cesarini

Proveniente dalla precedente esperienza artistica con i Chewingum, Giovanni Imparato è meglio conosciuto col nome d’arte di Colombre (preso in prestito da un’invenzione letteraria Dino Buzzati) e si è segnalato sulla mappa dell’indie italiano a partire dal suo ottimo album d’esordio solista del 2017, Pulviscolo. Il disco ha suscitato consensi trasversali, tanto che per il MEI di Faenza è lui il miglior artista giovane indipendente dell’anno: oggi il cantautore marchigiano ritirerà infatti il premio Super MEI Circus. Per l’occasione Colombre ci ha raccontato quest’ultimo anno e mezzo di obiettivi e soddisfazioni.

Colombre (foto di Letizia Cesarini)
Colombre (foto di Letizia Cesarini)

Con Pulviscolo sei stato fra i nominati alla Targa Tenco per la migliore opera prima e adesso ricevi il Premio Super MEI Circus come miglior artista giovane indipendente dell’anno: l’album ha avuto un’accoglienza molto calda. Qual era il cambio di passo che volevi imprimere rispetto alla precedente esperienza con i Chewingum?

Sono molto contento di come siano state recepite e accolte le canzoni e di come siano diventate – nel mio piccolo – parte della vita di sempre più persone. Sapevo di aver fatto un buon lavoro ma non me l’aspettavo, ecco, non è mai scontato. Rispetto a prima avevo bisogno di una scossa che mi mettesse in discussione.

Fra 2017 e 2018 hai avuto modo di presentare dal vivo Pulviscolo in moltissime date in giro per l’Italia. Ci sono delle realtà locali che ti hanno colpito per qualche motivo? Magari per la professionalità dell’organizzazione, per la location o perché semplicemente sottovalutate.

Difficile scegliere: i concerti sono stati davvero parecchi. Posso dirti che raramente mi sono trovato in situazioni complicate: diciamo che sono stato fortunato o non mi son fatto problemi troppo inutili. È chiaro che se suoni in club o festival rodati dove gli organizzatori sanno lavorare al meglio – anche ovviamente per l’esperienza che hanno maturato nel tempo – di conseguenza tutto è più semplice ma il punto è che ho sempre visto una voglia e una motivazione sana nell’organizzare un mio concerto, che fosse in città o in provincia.

Dal tuo punto di vista di artista, qual è lo stato di salute dei festival musicali indipendenti in Italia? Ogni anno ne nascono di nuovi ma gli organizzatori si muovono sempre fra mille difficoltà burocratiche ed economiche.

Non hanno ancora la febbre, anche se la situazione è calda. Non è semplice, ovvio, ma se fosse semplice farebbero una passeggiata, non organizzerebbero un festival. Costa fatica ma, se vuoi fare cose belle a cui tieni, così deve essere.

Dopo la fine del tour a febbraio, quest’anno hai fatto poche “uscite pubbliche”. Su cosa ti sei concentrato principalmente?

Quest’estate ho voluto dare respiro a situazioni diverse rispetto al tour con la band. Ho suonato da solo voce e chitarra per riappropriarmi della solitudine, degli spazi e delle scoperte. Sono stati più che altro festival letterari, occasioni speciali come concerti illustrati oppure inframmezzati da un’intervista o per supportare realtà a cui tengo. Ultimamente sono stato a Venezia per la Mostra del Cinema perché Pulviscolo era la colonna sonora del film di Cosimo Alemà Si sospetta il movente passionale con l’aggravante dei futili motivi. Poi c’è stata l’apertura al concerto di De Gregori

Viviamo in un momento in cui quasi quotidianamente viene lanciata una nuova “promessa” dell’indie. Tu cosa stai ascoltando in questo periodo? Ci sono nuovi artisti italiani (o anche internazionali) che ti piacciono particolarmente?

Non ho mai creduto alle promesse. In questi giorni sto ascoltando l’ultimo disco di Riccardo Sinigallia, The Future di Leonard Cohen, Rome di Danger Mouse e Daniele Luppi e gli Why?.

Esiste l’itpop? Come consideri questo termine?

È solo l’ennesima semplificazione di qualcosa di più profondo.

Cosa c’è nel tuo futuro prossimo, artisticamente parlando?

Sto scrivendo nuove canzoni ma posso dirti che ci saranno anche novità che mi metteranno ancora in discussione.

Ascolta Pulviscolo di Colombre in streaming

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