Motta: «Dovremmo ritrovare il significato della parola ‘indipendente’»
«La scelta di venire a Sanremo è stata conseguente a questa canzone»: Francesco Motta racconta il suo brano in gara al Festival, “Dov’è l’Italia”
Francesco Motta ha incontrato oggi la stampa per raccontarsi e presentare il brano in gara a Sanremo 2019, Dov’è l’Italia. «La scelta di venire a Sanremo è stata conseguente a questa canzone – ha detto – Non sarei mai venuto con altre canzoni che ho fatto. Sentivo l’esigenza di raccontare quella storia su quel palco. Penso di aver fatto almeno 60 versioni di questa canzone. È partita chitarra e voce e ogni volta ripartivo da zero».
Da cosa nasce Dov’è l’Italia
Qual è la storia che racconta? L’ispirazione per Dov’è l’Italia è molto particolare. «Viaggiare è una delle cose più importanti della mia vita – ha continuato Motta – A Lampedusa ho conosciuto Enzo, un marinaio. Mi ha raccontato che una notte ha sentito dei suoni che sembravano una radio. In realtà era un barcone con a bordo delle persone che stavano urlando “Dov’è l’Italia?”. Da questo ho capito che la canzone era più importante di me e che la dovevo raccontare a quante più persone possibile. Alla domanda non ho saputo rispondere. È stata una grossa responsabilità finirla, è una canzone nata con questo fuoco, con questa storia che non è mia».
Motta e la parola “indipendente”
Spinto a esprimere il suo punto di vista sull’effervescente scena “indie” (oggi forse la definiremmo itpop), dichiara: «Alcune canzoni sono belle, altre brutte. Dovremmo ritrovare il significato della parola “indipendente”. È una parola bella ma anche molto seria. Ci sono persone che trovo non libere musicalmente. Ci sono artisti che con etichette indipendenti fanno canzoni che non reputo libere e viceversa. Dopo avere ascoltato tanto la musica africana, per me è stato importante fare il tour con Les Filles de Illighadad. Quando non hai paura di metterti in gioco, di cambiare idea, questa cosa crea movimento. E il movimento ti arricchisce».
Sull’esibizione sul palco dell’Ariston commenta con autoironia: «C’era tanta emozione, tanta ansia prima di salire sul palco. Poi ho capito perché fossi là. Mi sono divertito da morire. Lo so che rido poco, ma anch’io mi diverto».